Once upon a time in Brancaleone

Le vacanze in Calabria hanno sempre un sapore particolare!

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    Siamo fra quelli che odiano le promozioni autoctone solo perché “è roba nostra”.

    Siamo fra quelli che integrazione è bello perché fa rima con interazione, intelligenza (è) curiosità!

    Siamo fra quelli che non hanno mai avuto timore di criticare l’Italia, la Calabria e Crotone perché altrimenti facciamo cattiva pubblicità.

    Siamo fra quelli che si è fratelli solo nella capacità e voglia di copiare e farsi copiare.

    Brancaleone (sulla Costa Jonica, a circa 60 Km da Reggio Calabria e a 30 Km da Locri, estesa su di un tratto di oltre 10 Km, da Capo Spartivento a Marinella di Bruzzano), sin dagli anni ’60, subito dopo l’alluvione, ha saputo e potuto vivere di agricoltura e turismo; quasi mai sapendo sfruttare fino in fondo l’esilio di Cesare Pavese fra il ’35 ed il ’36 e l’incredibile storia della costa dei gelsomini e delle “gelsominare” che arrivavano da molti dei paesi vicini fino a tutto il dopoguerra.

    Ora un dignitoso (perché unico) ricovero delle tartarughe e la ristrutturazione ed il ripristino della casa che ospitò il saggista antifascista piemontese, contano certamente meno turismo organizzato di quello dei parenti e proprietari di ritorno, con una penosa similitudine tutta calabrese e, per fortuna, non completamente meridionale.

    Per una settimana, a cavallo di Ferragosto, è stata (ahilei) ospite delle vacanze della famiglia di chi vi scrive. E’ stata anche incredibilmente banchetto di vivaci e poliedriche cene commerciali, cene ed intrattenimenti non meno succulenti di quelli che solo dolcissime e premurose zie in via di estinzione sanno offrire; ma la vera sorpresa, rinnovata questa volta dalla notevolissima aspettativa che ti porti ogni volta, è la ripetuta MARAVIGLIA che concede la bellezza del mare, del suo profumo, del suo consueto (mai) eterno cristallino azzurro, del poetico tuffo in radici ancestrali e della continua scoperta di nuove e paradisiache sensazioni.

    Solo dopo accurata osservazione ai postumi di una vera e propria sbornia di bellezza, facendosi trapassare da qualsiasi sentimantalismo, siamo arrivati a comprendere alcuni caratteri della vera scoperta più sconvolgente: un umanesimo assolutamente anacronistico, internazionale e coinvolgente, proprio perché discretamente “consumato”.

    Chissà se è pure frutto delle tartarughe che, dalla scogliera di Africo fino a Capo Spartivento (e tempesta), hanno “mbrischiato” lentezza, gentilezza con ¾ di bergamotto.

    Chissà se e quanto durerà, si sa di certo che da qualche anno il profumo è arrivato fino a Sanremo, con floricoltori abili a metterci essenze di fiori liguri ed abbruzzesi.

    Chissà se fin dai discendenti che dall’Australia hanno rimbalzato col Piemonte ed i loro profumi provenienti dalle langhe avevano già imbrattato barolo, barbaresco e moscato.

    Chissà se da Locri e Gerace i Normanni hanno assunto solo filosofi e precettori.

    Chissà se da Bovalino e Casignana i mosaici delle ville romane lo avevano già scritto.

    Si sa solo che Pasquale e Beniamina ed Anna delle meraviglie, Nino assieme a Sara e Chiara e nonno Domenico, e poi Giusi e Michele chiamati da Manuela, Toto ccù Maria, Francesco e Mimmo, Antonio, Giovanna “nsemi” a Rossella e Valeria e tanto Ardore dei nonni prof, e poi Fulvio, Ines e la protezione di Aléxein   che ha Donato Roberta e pure Adriano… …conservano assieme (e solo assieme) uova molto più preziose delle Caretta, Caretta: quelle di Maria e ‘Ntonetta!

    Sono le uova delle genti che chiedono “aundi vai” solo per accompagnare ed abbracciare!

    E l’umanità si salvo’ proprio grazie alla Calabria ed alle vacanze particolari!

    Procolo Guida

    (assieme, e solo assieme, a Giada, Giulia ed Agata)

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