Nella vecchia località Bernabò l’argilla ha fatto spazio alle parabole foto

               Oltre il quartiere Tufolo è forse più probabile trovare una identità persa nella città che fu Colonia greca.

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                      Déjà vu cercati e trovati da un gruppo di quarantenni che, quasi tutti, non abitano oramai più questi spazi mai dimenticati.

    Questo poteva essere il titolo alternativo.

    C’era una volta, oltre Tufolo e prima di Farina, la Località Bernabò; uno spazio che da periferia, a Crotone, è divenuto quartiere.

    Oltre trent’anni fa, quando si doveva dare l’indirizzo per scriversi e tenersi in contatto con amici e parenti, ci voleva troppo spazio: prima tutta la cantilena di sopra, poi la cooperativa ed infine pure il civico, che avrebbe pure ispirato un titolo di una canzone rap, certamente spaziale!

    Era quando internet poteva essere solo la squadra di Zenga, Bergomi, Bini e Pasinato ed i social erano gestiti solo da un prete che diverrà, decenni dopo anche per quello che aveva creato là, Vescovo di Matera.

    Fin quando l’ultimo tratto di strada non era asfaltato, il già noto Bar Morabito era ancora in città e la chiesa avrebbe, solo dopo anni, dato spazio alle Poste.

    Ed era soprattutto quando, per poter giocare a pallone, si andava al cantiere (che dava ancora l’energia elettrica), si sceglievano con cura i pali e si costruivano le porte più belle dell’intero comprensorio, perché la provincia era ancora CZ.

    Era quando Luciano De Paola era ancora beniamino dei rossoblu che avevano dovuto già cambiare nome per il fallimento di anni prima, e Walterino ed AntonGiulio decidevano se e quando Massimo Proietto poteva giocare a scalare con loro.

    Era quando la parabola era solo quella dei palloni scagliati contro gli specchi dei bagni al primo piano o quella dei “raudi” che bruciavano i piumoni, sempre dello stesso appartamento…

    Era quando insomma immergersi nell’argilla era inevitabile se volevi vincere la “gazzosa” in palio, e quel tuffo faceva si che almeno quello sporcarsi collettivo, potesse allungare l’epopea di un paese che solo i nostri genitori avevano davvero sudato.

    Parliamoci chiaro infatti: se una ventina di quarantenni hanno ancora il gusto e la voglia di ritrovarsi con la scusa di una improbabile partita a calcio e di una mangiata e bevuta libera, è merito di una concezione del futuro declinabile solo al plurale; un oramai anacronistico modo di vivere che certi nonni (pure già belli vecchiarelli) hanno disperatamente cercato di farci apprezzare e che, invece, la nostra generazione rifiuta come solo i peggiori stolti della storia dell’uomo sanno fare, pure con una certa dose di orgoglio.

    Proprio nel 1986, vicino ai cassonetti (ancora oggi posizionati fra Nip e Scintilla), non dimenticherò mai ciò che mi disse quello che non ebbi mai il coraggio di chiamare zio Pasqualino: un uomo di incredibile intelligenza e bontà che, così tante assieme, non ho mai potuto più ritrovare.

    Sei forte ed esuberante (pure troppo), ma ciò che ti auguro di mantenere sempre è la generosità: è la qualità più utile ad un uomo vero!

    Utile! Non so quanto quell’uomo che seppe arricchirsi dal mare come pochi altri crotonesi avesse già intuito l’inganno che si sarebbe consumato attorno a questo termine, nell’età dell’edonismo.

    Non so se questo mondo avrà ancora tempo per salvarsi da questo intricato e terribile inganno.

    Non so se questo Partitone 2017, cercato ancor di più rispetto a quello (inedito e bagnato) dello scorso anno, potrà farCI “ingannare” meno o di più.

    Non so se i partitoni e/o le serate che sicuramente continueremo a cercare e trovare restituiranno molti altri vecchi compagni di strada.

    Non so neppure se quelli che accuratamente stanno evitando di partecipare abbiano tutti i torti ad evitare accuratamente di parteciparvi.

    Non so se la stragrande maggioranza dei partecipanti che vivono fuori città da tantissimi anni, sapranno voler tornare.

    Non so se la loro palese, giustificata ed amara rabbia nel ritrovare questa città sempre più peggiorata faccia bene a quelli che fanno poco per non farla più peggiorare.

    So che la capacità e la voglia che questa piccola comunità sta dimostrando di voler stare assieme dovrebbe essere chiusa dentro uno scrigno, dovrebbe essere studiata e moltiplicata; per poi poter essere sparsa in tutti i palazzi, piccoli e grandi, dovrebbe essere pure diluita nel Neto ed in tutti i suoi fiumiciattoli condominiali, e dovrebbe soprattutto essere distribuita coercitivamente dentro tutte le scuole primarie e secondarie e gli istituti e nidi privati. Altro che colonia del magna magna, parabole sui tetti e fitinzìa dilagante e pale eoliche che puzzano di ndrangheta.

    Dopo tanti anni ho ritrovato l’emozione della mia adoloscenza, con i miei amici, compagni e soprattutto fratelli d’avventura” ha detto Raffaele che è tornato dopo anni di vita vissuta a Cuneo dove pagava 94 euro di tassa sui rifiuti con una raccolta differenziata che è sopra il 40% da più di 15 anni.

    Qui non vogliamo cambiare, oggi sono felice perchè ho rivissuto tempi ed una città che non ci sono più” ha detto Livio che non è mai andato via e paga oltre 300 euro di Tari e fotografa materassi e becerume attorno al posto di lavoro così come vicino casa.

    Quando sono arrivato a Brescello ho cominciato a giocare nella squadra perchè mi hanno detto subito si, quando, da fuori, gli ho proposto di farmi provare. Faccio ora il metalmeccanico e vorrei poter vedere più spesso mio padre che è capace ancora di fare le mozzarelle a mano” ha detto Domenico che, purtroppo, non tornerà più a vivere qua.

    S’addolora la notte

    Palloni d’asfalto

    Le panchine dell’anima

    Appunta il poeta metropolitano…

    E noi rimarremo così come quelli che “partono incendiari e fieri… …senza divenire mai… pompieri”

    Procolo Guida

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