Non esaltarsi a squarciagola per questo Crotone è autolesionistico

L'equilibrio di questa città dovrebbe combaciare col godersi questa serie A eccezionale

Più informazioni su


    di Procolo GUIDA

    Nell’analizzare a freddo la gara di ieri contro il Genoa che ha visto il Crotone perdere l’occasione di poter “viaggiare” su binari di tranquillità (poi non si sa fino a quando), proviamo a rivolgere lo sguardo prima alla squadra ospite che ha vinto con un goal di Rigoni nel primo tempo arrivando da una situazione quasi disastrosa.

    E’ indubbio che il neo tecnico dei Grifoni abbia avuto riflettori importanti con il suo esordio vincente, ma anche le sue dichiarazioni “tradiscono” il succo di una delle verità più limpide lasciate da questa gara: “l’attenzione, l’umiltà, la generosità e la qualità pagano; il Crotone è una squadra chiara e che gioca con tutti gli 11 sia in attacco che in difesa. Dovevamo condizionarli un po’ sulle seconde palle e rimanere concentrati”.

    E’ stato dunque così semplice per come gli stessi giocatori liguri hanno  mostrato allo Scida per lunghi tratti? Eppure erano gli stessi che, con Juric, avevano appena perso tre gare di fila mostrando grandi limiti caratteriali per tutte le 11 gare di questo anno pur facendo vedere sempre una “capacità di corsa” importante.

    Proprio questo aspetto ci deve semplicemente “ricordare” che l’organico a disposizione di Mister Davide Nicola è certamente uno dei meno forti non solo di questa stagione, ma delle serie A di almeno gli ultimi 5 anni.

    Se volessimo confrontare la rosa che lo stesso Nicola aveva avuto a Livorno nella stagione 2013/2014  (dopo la promozione) e che ebbe la peggior classifica sia all’andata che al ritorno (con 25 punti totali) andremmo a scoprire che aveva a disposizione gente come Paulinho, Biagianti, Siligardi, Emeghara e Benassi; tutti calciatori che prima, durante e dopo quella stessa stagione hanno sempre dimostrato di poter far cambiare l’inerzia di una gara di serie A, magari senza continuità, ma certamente in grado di farlo.

    Se andiamo ad analizzare il disgraziato Parma dell’anno seguente o lo stesso Pescara della scorsa stagione, andremo a trovare rose sempre farcite di gente del livello di Cassano, Palladino, Ghezzal e Galloppa o Cristante, Caprari, Bahebeck e Benali.

    Ieri il Crotone non riusciendo a trovare le giuste distanze, perdendo quasi tutte le seconde palle, pur rimanendo attaccato alla gara (grazie soprattutto a Cordaz), non è riuscito a cambiare l’inerzia di una partita diventata subito “sporca e brutta”. Uomini di talento e/o potenza che siano, oggi, in grado di cambiare o far cambiare passo ed inerzia il Crotone non ne ha, anche perché Tonev sta nuovamente stentando dal punto di vista fisico.

    Riuscirà Nicola a far sbocciare qualche altro Ferrari o Falcinelli? Hanno altri margini di crescita Barberis e Mandragora? Può Izco rimettersi a posto fisicamente?

    Nell’attesa di questi fondamentali quesiti la squadra è riuscita a metter in cascina 12 punti che, proiettati, potrebbero voler dire, a due giornate dal termine,  33 o (anche) 36 punti con i quali giocarsi fino all’ultima giornata la salvezza.

    E’ ovvio che tutti ci si augurerebbe di più e di meglio; ma c’è un altro fattore fondamentale che ha lo stesso sapore di ovvietà: ieri lo stadio avrebbe potuto e dovuto farsi 12esimo uomo e sgolarsi e sostenere la squadra in assalti che faceva fatica a lanciare contro Perin.

    Invece, sin dalla sostituzione di Stoian (incredibilmente pure fischiato) c’è stato più di qualcuno che (dalla tribuna) ha iniziato a lasciare l’Ezio Scida e comunque più nessun settore dello stadio ha seguito la sud che non è apparsa nemmeno nelle giornate migliori.

    Certo già arrivare a portare “dentro” un posto più di 5 o 6 mila persone che compongono una stessa comunità che ne conta scarsi 60.000 individui c’è comunque la quasi certezza di non venirne fuori in termini di omogeneità, figuriamoci in quelli ancora più anacronistici di equilibrio!

    Ma non fare di tutto e di più per sostenere la propria squadra che è così incredibilmente per il secondo anno in serie A, oltretutto in una scia (ancora più incredibilmente) positiva, ha a che vedere con l’autolesionistico!

    E va bene che l’isteria collettiva di una nazione “particolare” sta ancora dando per scontato che dovessimo andare al mondiale… …per opera e virtù di Tavecchio poi!

    Ma Davide Nicola è in grado di guidare e guadare; non è un caso che ieri sera abbia postato su facebook questo messaggio con l’immagine di sotto:

    “Esaltarsi dopo una vittoria e deprimersi dopo una sconfitta. Ciò di cui non abbiamo bisogno è l’assenza di equilibrio. L’equilibrio genera ordine e garantisce continuità. Lottiamo per mantenere la categoria: piedi per terra e testa sul percorso. I pilastri del miglioramento? Lavoro ed autocritica.”

    Più informazioni su