STIGE: Che fine hanno fatto anni di progetti finalizzati alla lotta alle mafie?

L'intervento della Cooperativa Agorà a pochi giorni dall'inchiesta e dall'atto intimidatorio a don Ennio Stamile

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    riceviamo e publichiamo:

    A pochi giorni dalla eccellente operazione della magistratura, guidata dal Procuratore della Repubblica Gratteri, e dalla vile intimidazione perpetrata ai danni Coordinatore Regionale di Libera Calabria Don Stamile, ci sembra doveroso fare una riflessione su quanto è successo.

    Partiamo col dare piena solidarietà e sostegno a chi ogni giorno opera, in base alle proprie competenze e convinzioni, contro una cultura che si basa sul profitto, sull’inganno, sulla illegalità e su una manifestazione deviata del potere, rimarcando la nostra presenza nel voler rappresentare una idea di mondo dove non esistono persone che debbono subire e dove, a tutti, viene data una giusta opportunità nel nome della giustizia.

    Noi ci siamo. Ma una serie di domande ce le dobbiamo porre. Cosa è successo? Di chi è la colpa se tutto questo è successo? Che fare?

    Negli ultimi decenni si è riversata la colpa su tutto quello che succedeva, giustamente nella maggior parte dei casi, alla politica ed in particolare ai suoi rappresentanti che, in questo momento storico, lungo, non brillano per competenza, trasparenza e affidabilità. Ma, mentre prima alle incompetenze, o alle ambiguità di questi personaggi, si contrapponeva una società civile, e una realtà associativa, attenta, forte, propositiva e combattiva. Questa, lentamente, è andata sparendo.

    Mano a mano si è ridotto l’impegno e, soprattutto, la capacità di coinvolgere il popolo nell’esercizio delle rivendicazioni, nella voglia di lottare non per un favore ma per un diritto, nella consapevolezza che non è sbarazzandosi degli altri (siano essi diversi per cultura, etnia, stato, religione, handicap, etc.) che si conquistano dei diritti ma esattamente il contrario.

    Continuiamo a rappresentare persone che non ci conoscono, o che non ci capiscono, più.

    Quello che succede, con questa inchiesta, non è solo uno sconvolgimento all’interno del mondo istituzionale ma è un atto di manifesta incapacità, da parte del nostro mondo, di rappresentare una valida e convincente alternativa.

    Che fine hanno fatto anni di progetti finalizzati alla lotta alle mafie. Che fine hanno fatto i progetti che volevano entrare nelle periferie per dare nuovi e diversi stimoli a chi vive questi luoghi. Dove è finita la capacità dialettica che ci permetteva di contrapporci, con determinazione, a quelle che abbiamo sempre sentito e definito ingiustizie. Dove sono finiti gli “adulti” (e qui il vero tasto dolente) che fungevano da esempio, mentori per alcuni, ai giovani che si affacciavano alla complessità dell’adultità, che dovevano scegliere se fare, o non fare, quello che gli altri fanno.

    Bisogna, secondo noi, ripartire da qui. Bisogna ricominciare a “sporcarsi” le mani, senza guanti, per ri-conoscere, capire, rilanciare un dibattito sui diritti, sulla dignità, sul rispetto, l’incontro, la conoscenza e poi sulla legalità in quanto quest’ultima, di solito, è consequenziale a un modello di riferimento acquisito.

    Lasciamo, senza entrare nel merito, che l’operazione STIGE vada avanti e faccia il suo percorso istituzionale.

    Lo facciamo senza puntare l’indice verso nessuno in quanto vogliamo rilanciare il concetto di garantismo (parola non amata di questi tempi, ma fondamentale per uno stato di diritto) che vuole che tutti siano innocenti fino a prova contraria e lasciando alla magistratura, e ai giudici, il compito di andare a fondo su quanto emerso da questa inchiesta dove i colpevoli, forse, sconteranno la giusta pena ma gli innocenti potranno uscirne puliti.

    Ci fa inorridire l’idea che un innocente possa passare un solo giorno in carcere in quanto quel tempo non glielo restituirà nessuno. Questa riflessione non vale per queste 170 persone ma per tutti quelli che vivono il carcere tutti i giorni ricordando che, il carcere, in Italia, dovrebbe avere un intento rieducativo e non punitivo.

    Questa operazione dice che è arrivato il momento delle verità, politiche, e di questo bisogna prenderne atto per rilanciare una discussione e l’impegno di tutti. Nessuno escluso.

    Coop. Agorà Kroton

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