Le malìe di Nino Racco e della sua Opera aperta alla terza via foto

Sabato scorso al Teatro della Maruca è atterrato un drammaturgo

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    di Procolo GUIDA

    Ammaliante, come solo una fattura magica può “accarezzare” la volontà altrui: ecco come è possibile definire (se costretti da un solo vocabolo) “Opera aperta”, di e con Nino Racco, in ricordo di Rocco Gatto che fu ucciso dalla mafia a Gioiosa Jonica nel 1977.

    E mentre Dante nel XX canto dell’Inferno fa punire indovini perchè “Fecer malie con erbe e con imago”, Nino Racco sarebbe di certo assolto e proclamato pastore: si perché, a parte le “demiurghe” mura del Teatro della Maruca, l’autore ed attore di questo monologo bifronte, usa solo una maschera e due legni in questo frammento pesante di storia, raccontato da un sacerdote del male e da uno sconfitto per sempre, come solo un padre che perde il figlio può essere.

    Senza registrazioni, chitarre e tamburi arriva tutta la potenza del ballo di San Rocco; senza manierismi arriva la truffa di Osso, Malosso e Carcagnosso; senza sangue arriva la tragedia; senza mantelli arriva il “contrasto” ; senza corone arriva il coraggio; senza verità assolute arriva la rivelazione.

    Avuta la fortuna di poter finalmente apprezzare  Nino Racco dal vivo, comprendi perché non ti appassionavano più le polemiche “storte” sull’esigenza di rivalutare(?) o riscoprire(??) cantastorie o attori che raccontano cantastorie, chitarre battenti e/o matrici più o meno autenticamente popolari(???).

    Già dopo qualche minuto di catartico dolore, vorresti solo prendere a pugni chi, attraverso questi dibattiti ha “fracassato” tanto risorse economiche, quanto autoreferenziali classificazioni, patenti e financo pagelle.

    Nino Racco e la sua “Opera aperta”, che fa già pensare tanto sia arrivata a Crotone “solo” al suo quinto anno di vita, consegnano “solo” le due attuali opportunità che questa terra offre: la parte della “malìa” e quella della sconfitta per sempre.

    Con una narrazione rigorosa e strutturata ci affida una prospettiva reale.

    Con una drammaturgia elegiaca nella danza e nel suono ancestrali ci IMPONE interrogativi che mettiamo quotidianamente da parte.

    Con la forza della “nudità” non ci lascia che la strada della verità, almeno con i nostri figli che hanno il diritto della possibilità di costruirsi la terza via che noi gli abbiamo precluso!

    Evviva il Teatro, evviva Nino Racco!

     

    n.b. (le foto sono di repertorio, tratte dal profilo di Nino Racco, ringraziamo, in maniera particolare Mikhaela Cannizzaro, autrice di una di queste)

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