SCRIVERE ALTROVE: concorso nazionale per opere, scritte e visive, sui temi delle migrazioni foto

In ricordo di Anna Revelli, sarà anche attribuito il Premio Il dono di Anna, destinato a una donna migrante esempio di anello forte dei nostri tempi

Più informazioni su


    riceviamo e pubblichiamo:

    Scrivere altrove

    Che cos’è?

    E’ un concorso nazionale per opere, scritte e visive, sui temi delle migrazioni, della convivenza comunitaria e della cittadinanza promosso da Mai tardi – Associazione amici di Nuto e dalla Fondazione Nuto Revelli onlus con il sostegno richiesto alla Fondazione CRC e alla Fondazione CRT, il patrocinio del Comune di Cuneo, della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo, del settimanale La Guida e dell’Associazione Culturale Primalpe. Il concorso promuove l’espressione dei temi indicati attraverso la memoria e il ricordo, la testimonianza, il racconto, l’immaginazione e la creatività, l’impronta del vissuto personale o collettivo ed è suddiviso in tre sezioni: 1)Nuova cittadinanza, destinata a tutti i cittadini immigrati o figli di immigrati senza limiti di età né di provenienza geografica, sul tema: – Per mare e per terra: un esodo con la speranza di una nuova vita 2)Libertà di parole, riservata agli immigrati detenuti, con tema libero 3)L’altra Italia, rivolta ai cittadini italiani, sul tema: – Ricorda di essere stato straniero: quando erano (e sono) gli italiani a emigrare. L’ iscrizione è gratuita. La partecipazione potrà essere individuale o di gruppo con la presentazione di una sola opera scritta inedita (racconto o poesia, reportage, articolo, intervista, testimonianza, memoria) e/o di un’opera visiva inedita (fotografia, dipinto, disegno, fumetto, vignetta, scultura, video). Che cosa si propone? Il linguaggio, in tutte le sue forme, è il primo ponte che si stabilisce tra le persone e le culture di cui esse sono portatrici. La capacità di esprimere la propria appartenenza e contemporaneamente di conoscere e riconoscere l’altro è parte sostanziale di ogni progetto di “cittadinanza”. In questo senso, le ragioni del concorso trovano origine nella sempre più urgente necessità di offrire ai cittadini, immigrati e non, occasioni per esprimersi, interagire e convivere nella società di oggi e per contribuire alla promozione e diffusione di una conoscenza e di una coscienza critica e consapevole nei tempi difficili della società contemporanea. Come si svolge? Le opere saranno esaminate inizialmente da una commissione che selezionerà una “rosa” di finalisti per ogni sezione che verrà comunicata ai designati, pubblicata nel sito della Fondazione Nuto Revelli e diffusa tramite social e mezzi di stampa. Un’apposita giuria sceglierà successivamente, tra i finalisti, i vincitori, ai quali saranno assegnati i seguenti premi:

    Per le sezioni Nuova cittadinanza e L’altra Italia una quota parte o l’intero ammontare del premio potranno essere erogati sotto forma di buoni-acquisto di libri. La proclamazione e la premiazione dei vincitori si terranno a Cuneo nel corso di una iniziativa culturale in programma entro novembre 2018 (indicativamente sabato 27 ottobre 2018 presso il Salone d’ onore del Municipio di Cuneo). Le opere visive saranno esposte in mostra presso l’apposita Sala della Provincia dal 22 ottobre al 28 ottobre 2018. In occasione della cerimonia di premiazione saranno anche consegnati, compatibilmente con le risorse disponibili, il Premio Paraloup – Migrazioni destinato a persone, associazioni o istituzioni che si siano distinte per particolare impegno nel campo dell’immigrazione, il Premio Paraloup – Scuola a uno o più istituti scolastici che si siano segnalati per numero e qualità dei lavori presentati e il Premio Paraloup – Buone pratiche rivolto a soggetti che abbiano realizzato esperienze concretamente finalizzate all’inclusione dei migranti.

    Nella stessa circostanza, in ricordo di Anna Revelli, sarà attribuito il Premio Il dono di Anna, destinato a una donna migrante esempio di anello forte dei nostri tempi e il Premio Le parole di Nuto all’autore di un’opera scritta o visiva ispirata al brano di Nuto Revelli presente alla fine di questo bando. Scadenza Le opere dovranno pervenire all’organizzazione del concorso entro il 31 agosto 2018 insieme al modulo di iscrizione (scaricabile dal sito: www.nutorevelli.org), interamente e correttamente compilato.  I lavori appartenenti alla categoria “Opere scritte”, spediti obbligatoriamente· per via elettronica a scriverealtrove.cuneo@gmail.com, devono rispettare le seguenti caratteristiche: lunghezza non superiore alle 10.000 battute (circa 5 cartelle) per le opere in prosa e massimo 3 componimenti per le opere in poesia e recare l’indicazione del Nome e COGNOME dell’autore  I lavori appartenenti alla categoria “Opere visive” che non possono pervenire· per posta elettronica devono essere spediti per posta ordinaria (a cura e spese del partecipante) a Mai tardi – Associazione amici di Nuto, Concorso Scrivere altrove, Corso C. Brunet 1, 12100 Cuneo oppure consegnati a mano allo stesso indirizzo. La durata dei video non deve superare i 10 minuti di riproduzione.  Solo per la sezione “Libertà di parole” i concorrenti possono inviare le opere· scritte anche in modalità cartacea per posta ordinaria, all’indirizzo: Mai tardi – Associazione amici di Nuto, Concorso Scrivere altrove, Corso C. Brunet 1, 12100 Cuneo. Tutte le opere presentate non saranno restituite ma potranno essere eventualmente ritirate dagli interessati senza alcun onere per l’Associazione. Il verdetto insindacabile della giuria verrà comunicato direttamente ai finalisti di ogni sezione, sarà pubblicato nel sito www.nutorevelli.org e diffuso tramite social e organi di stampa. Gli Enti promotori si riservano di apportare al presente bando ogni variazione che ritengano necessaria, in particolare riguardo al numero e all’entità dei premi, in base alle risorse finanziarie disponibili.

    Per informazioni: scriverealtrove.cuneo@gmail.com www.nutorevelli.org Mai tardi – Associazione amici di Nuto C.so C. Brunet 1, 12100 CUNEO Telefoni: 0171 692789 347 6815714 Cuneo, dicembre 2017

    Brano di Nuto Revelli tratto da “Il popolo che manca” (Einaudi 2013, pag. 84-90)

    per il Premio Le parole di Nuto L’emigrazione era l’unica via di scampo, l’unica strada della speranza, l’unica scelta di civiltà di cui il contadino povero disponeva. Le montagne che ci separano dalla Francia era come se non esistessero. Emigravano i contadini della pianura, della montagna, delle Langhe. “Chi non emigrava non era gente”, sentenzia Michele Giuseppe Luchese, di Roccasparvera. Ogni autunno, dopo il raccolto delle castagne, le valli erano percorse dalle lunghe file degli emigranti stagionali in cammino verso il confine, verso la Francia. Dall’alta Valle Varaita emigravano le famiglie al completo: si portavano al seguito i neonati, nelle culle, come in un trasloco da una casa all’ altra. La Francia ci sopravanzava di almeno cinquant’anni in fatto di progresso, di benessere: in Francia l’industria era florida e l’agricoltura avanzata. La Francia ha fame di mano d’opera capace e rassegnata, ha fame di mano d’opera artigiana, operaia, contadina. Padre e figlio che emigrano in Francia con un mestiere artigiano, con un mestiere da sellaio o da bottaio, in cinque mesi di lavoro e di economie incredibili riescono a risparmiare quanto occorre per acquistare una vacca. Le paghe contadine e operaie sono modeste. Niente libretti di lavoro, niente assicurazioni sociali. Nelle miniere chi muore, muore. Ma il contrasto tra la miseria del Piemonte e il benessere della Francia invita a ben sperare. Non poca dell’emigrazione stagionale tende a trasformarsi in permanente, sono migliaia i cuneesi che scelgono la Francia come unica patria (…)

    Per renderci conto di quanto la Francia fosse “vicina” basta ricordare che nell’alta valle dell’Ubaye, sul rovescio della nostra valle Stura, a Barcellonette, ogni 25 aprile si svolgeva un mercato dei bambini, una fera ‘dle masnà quasi identica a quella di Prazzo. Nelle campagne del Nizzardo e di Tolone si contavano a centinaia le ragazzine e le donne provenienti da tutte le aree del Cuneese, soprattutto dalle valli. Molte lavoravano nei “giardini”. Raccoglievano i fiori, la frutta, gli ortaggi. Numerose anche le servente. Il mestiere della nürissa era tra i più ambiti, sia perché alla nutrice spettava una buona paga, e sia perché presso le famiglie dei “signori” si mangiava bene, e non c’era da rompersi la schiena lavorando da un sole all’altro. La Francia era il rifugio dei ribelli, degli scontenti, dei disperati. I giovani che intendevano sposarsi contro la volontà della famiglia emigravano in Francia, e là mettevano su casa. Anche la coppia di sposi che non accettava più la coabitazione con i “vecchi”, che non trovava un ciabot in affitto o a mezzadria, cercava una soluzione emigrando. La ragazza incinta si rifugiava dai parenti in Francia! Teresa Garro asserisce che all’inizio del secolo più di cento donne di Peveragno lavoravano in una grande filanda di Marsiglia. E’ un esempio, questo delle donne di Peveragno, non generalizzabile, ma che dice come il fenomeno dell’emigrazione femminile verso la Francia fosse imponente, e non coinvolgesse soltanto le popolazioni della montagna. L’emigrazione verso le Americhe, soprattutto verso gli Stati Uniti e l’Argentina, coinvolgeva centinaia di persone. Il contadino che emigrava in Argentina si ambientava facilmente: riusciva a capire “la lingua della Castiglia”, riusciva a comunicare, a farsi intendere. Il contadino che emigrava negli Stati Uniti incontrava invece delle difficoltà enormi. Bastava un attimo di disperazione, di coraggio, di ribellione, perché nell’ animo del contadino scattasse la molla dell’ America. Bastava una disgrazia, una tempesta, e la risposta era immediata. Il contadino non analizzava preventivamente le difficoltà che avrebbe incontrato. Sapeva che nel Nuovo Messico o in California il lavoro non mancava, era il mito dell’America che lo spingeva a rischiare, ad andare allo sbaraglio. (…)

    Poi il viaggio che non finiva mai, le bigatere sotto il livello dell’acqua, il rancio servito nei gavettini come ai soldati. A Napoli l’incontro con i “terroni”, con gli emigranti del Meridione, “gente ancora più povera di noi, gente che mangiava tanto e sempre, e poi vomitava”. A Palermo l’incontro con gli emigranti algerini, marocchini, turchi e la scoperta che “al mondo siamo tutti uguali, tutti di carne e ossa, i cristiani e i non cristiani, i neri e i bianchi”.

    Luigi Schiffer
     
    Fondazione Nuto Revelli Onlus
    Mai tardi – Associazione amici di Nuto
    Corso C. Brunet 1, 12100 Cuneo
    Tel. 0171692789 
    Cell. 3476815714
     

     

     

     

    Più informazioni su