La rivoluzione femminista ancora urgente foto

Ginetta Rotondo e la libreria Cerrelli hanno presentato il saggio di Laura Cima

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    di Procolo GUIDA

    foto a cura di Roberto CARTA

    Ieri nella storica libreria Cerrelli, Ginetta Rotondo ha incontrato una delle curatrici de L’ecofemminismo in Italia, un saggio che racconta le radici di una rivoluzione (che noi ci permettiamo di sottolineare quanto sia ancora) necessaria.

    Laura Cima, ancor prima che ex deputata Verde, è stata una di quelle donne del 68’ impegnate in battaglie di civiltà, non solo ecologiche e di emancipazione. Una testimone di un tempo ancora necessario, anzi forse urgente.

    Ci ha colpito particolarmente quanto misurato, dolce ed efficace sia stato il suo ricordare il tempo di battaglie vinte e perse: l’eco di voci di donne del grande arcipelago verde che da qualsiasi ruolo fosse interpretato (tanto da rappresentanti nel parlamento e nel governo, quanto da megafoni da libere pensatrici in “semplici” collettivi) arrivasse alla salvaguardia dei territori, della comunità, della biosfera, della salute.

    Tutta espressione qualificata di un percorso politico che inizia negli anni 70 e che, a cavallo dei secondi anni 80 con la costruzione delle prime Liste Verdi, si intreccia con quelle conquiste antinucleari e pacifiste che hanno caratterizzato quella resistenza, nonviolenta quanto implacabile, che ha consentito alle donne di “nobilitare” la più che legittima richiesta di emancipazione dal patriarcato e, più in generale, dal capitalismo cieco.

    Dentro scenari che sono profondamente ed “urgentemente” mutati con il disastro più grave mai capitato in una centrale nucleare (quello di Cernobyl del 26 aprile del 1986 in Ucraina), si sperimentarono ed ebbero successo nuove pratiche politiche, stili di vita originali e una cultura forte in grado di reggere l’impatto con la globalizzazione e la crisi. Il saggio racconta di alcune importanti protagoniste di questo tempo.

    La professoressa Rotondo è riuscita anche a far intervenire rappresentanti del luogo di quelle donne in movimento restituendo anche ad una rappresentanza della scuola media Alfieri il diritto alla memoria di un paese e di “una parte” che fu certo fagocitata da una sinistra che cominciava a mostrare i primi aneliti di crisi di prospettiva.

    E’ riuscita anche a tornare utile la testimonianza del Professor Gattuso, noto ispiratore delle battaglie per il diritto alla mobilità e di quell’associazione per una Ferrovia Jonica efficiente che tanto avrebbe necessità della determinazione del movimento femminista raccontato nel saggio della Cima scritto a quattro mani assieme a Franca Marcomin.

    Nel lasciarvi (e lasciarci) al blog di Laura Cima (tramite le sue stesse note biografiche e politiche) pensiamo che la lettura di questo interessante saggio possa aiutarci a dirimere un dubbio che ci assale da tempo: ma non è che la radicata cultura socialdemocratica dei paesi del nord che tantissimo ancora oggi spende (e non solo economicamente) per la salute globale, sia l’unica forma di civiltà moderna degna di questo nome in Europa?

    Chi sono

    Sono nata a Torino dove mi sono laureata in Lettere e Filosofia, specializzazione sociologica con una tesi sui ruoli e la divisione del lavoro tra i sessi nella storia. Ho frequentato i primi anni a Trento partecipando al movimento degli studenti e al femminismo. La mia prima figlia è nata in quegli anni.

    Prima di potermi iscrivere all’università, ho dovuto lavorare per dieci anni nella ditta di mio padre, ho fatto l’indossatrice e ho accompagnato viaggi. Poi sono diventata insegnante di informatica nei corsi di Formazione Professionale.

    L’occupazione per una settimana del Sant’Anna, la più grande clinica di maternità europea, da parte del movimento delle donne e l’autogestione dei consultori, iniziative che mi hanno vista in prima linea, sono state esperienze insostituibili che hanno cambiato la politica sanitaria.

    L’elaborazione del nuovo diritto di famiglia a partire dall’affermazione del divorzio è stata possibile grazie al cambiamento profondo di potere e di ruolo della donna, maturato nei piccoli gruppi di autocoscienza e di pratica dell’inconscio. Lì ho trovato la forza personale e collettiva di cambiare la mia vita e il mondo.

    Nel ’76 sono stata una delle organizzatrici della prima manifestazione di sole donne a Roma per rivendicare la libertà di aborto. In quel giorno iniziò il mio rapporto con donne e uomini di “Lotta Continua”, che crebbe fino al Congresso di Rimini, una delle esperienze più coinvolgenti della mia vita politica, dove, grazie ad una alleanza forte con gli operai, noi donne vincemmo, mettendo in discussione la centralità operaia e riportando i corpi e le nostre vite al centro della politica.

    Iniziavano gli anni di piombo che uccisero troppo presto le idee pacifiche di cambiamento. L’inizio degli anni ottanta mi vide partecipare convintamente al movimento antinucleare e fondare il partito dei Verdi Sole che ride. Nell’84 era nato il mio secondo figlio che manifestò a pochi mesi difficoltà respiratorie dovute all’inquinamento dell’aria. Anche per questo mi impegnai convintamente nella politica ecologista.

    Iniziai la mia esperienza istituzionale tre anni dopo, quando fui eletta deputata nella circoscrizione Torino-Novara-Vercelli nella X Legislatura, in una lista in cui donne e uomini erano pari. Vicepresidente e poi Presidente del Gruppo Parlamentare Verde a maggioranza femminile, con un direttivo di sole donne, partecipai alla Commissione Permanente Lavoro Pubblico e Privato e a quella Politiche Comunitarie. Partecipai con entusiasmo anche al rafforzamento dei Verdi a livello europeo.

    Il fascino della nuova proposta politica era tale che anche componenti radicali, guidate da Rutelli, e demoproletarie, guidate da Ronchi, avevano dato vita a una formazione concorrente: i Verdi arcobaleno che poi si unificarono sotto il simbolo del Sole che ride.

    Nominata la prima volta nella Commissione per la Parità tra uomo e donnapresso la Presidenza del Consiglio dei Ministri all’inizio degli anni ’90 fui successivamente riconfermata con l’incarico di responsabile del Gruppo Istituzioni e Riforme, e in quanto tale collaborai con l’allora Ministro della Funzione Pubblica Bassanini alla riforma.

    Dal 1993 sono stata Consigliere e Assessore al Comune di Moncalieri, con delega all’Ambiente, alla qualità della vita e ai tempi della città e, per due anni, con incarico di Vice-Sindaco.

    Eletta nel Consiglio Nazionale e nella Segreteria Regionale della Lega per le Autonomie Locali sono stata nominata nella Consulta delle elette del Piemonte con incarico specifico di coordinamento del lavoro rispetto alle donne amministratrici.

    Eletta deputata per la seconda volta a Torino Nord nel Collegio 5 come candidata dell’Ulivo alle elezioni politiche del maggio 2001 (XIV Legislatura), ho fatto parte della Commissione Esteri nell’Ufficio di Presidenza.

    Nel 2001 sono stata nominata Consigliera di parità della provincia di Torino e riconfermata come ultimo atto del governo Berlusconi.

     

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