A chi giova che nulla cambi?

L'Assessore Rory De Luca su Antica Kroton 

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    riceviamo e pubblichiamo:

    Sono Assessore all’Urbanistica a Crotone da meno di un anno.

    O da soli sei mesi, se vogliamo escludere dal calcolo i primi sei; trascorsi a replicare ed a difendere il ruolo dagli attacchi caparbi e scomposti di una microscopica porzione di “cittadini” che non riuscivano proprio ad accettare la mia nomina.

    Mi sono chiesto, allora, cosa fosse ad animarli e perché tanta aggressività.

    Non riuscivo a trovare una risposta sensata, almeno dal mio punto di vista.

    Tanto da essermi quasi convinto che si trattasse di un fatto casuale e privo di qualsiasi causa consapevole.

    Ero giunto a convincermi di essere solo, e terribilmente, antipatico a questi signori.

    Passata quella fase, non mi ha sorpreso, quindi, che quelli non abbaino preso atto dell’epilogo. E che nessuno facesse ciò che distingue le persone in buona fede dal resto. Ovvero accettare il verdetto, andare avanti; e magari chiedere scusa.

    Ed oggi eccomi qui.

    Di nuovo alle prese che un’azione scoordinata e virulenta che pare mossa dalla sola intenzione di denigrare gli sforzi altrui, insultare il prossimo e degradare i risultati ottenuti.

    Per giudicare. Per impedire ogni forma di progresso. Per inibire qualsiasi azione di sviluppo. In altre parole, per distruggere.

    E devo ancora farmi domande.

    A chi giova che nulla cambi ? A chi fa comodo che il sottosviluppo continui a prevalere ?

    A chi interessa appropriarsi delle risorse individuate, volute e conquistate per far muovere ciò che finora è rimasto immobile ?

    La risposta non si fa attendere.

    Da giorni il mondo virtuale (e un pò vigliacco, suo malgrado) dei social pullula di esternazioni e anatemi su quello che è diventato l’argomento del giorno.

    Antica Kroton.

    Il Progetto. Le risorse.

    Ma anche le avventure e le congetture dei novelli “Indiana Jones” in salsa pentastellata.

     

    I titoli e le affermazioni sono decisi; trasmettono competenza e consapevolezza.

    Un esempio: “L’antica Kroton, quella vera e non il discutibile progetto omonimo, identificata, spiegata e fatta rivivere con i potenti mezzi della realtà virtuale… Esperti Archeologi della Magna Grecia ci parleranno del Futuro dell’antica Kroton”.

    Un pò autoreferenziale, osservo.

    Ma nulla, in confronto al vaticinio della Cassandra Crotonese (nonché parlamentare) a cinque stelle.

    Che diffonde per i mezzi mediatici più tradizionali il catastrofico messaggio che il progetto antica Kroton produrrà di fatto “peschiere” “simili a quella di Reggio-Piazza Garibaldi, ma più numerose e diffuse”.

    E conclude il suo anatema, prevedendo che Crotone sarà “la città delle peschiere archeologiche” e “la più grande di tutte (le vasche, nda) addirittura 14,5 ettari, è prevista (dal Comune) nell’area davanti le fabbriche sotto l’ambigua voce bonifica ma fortunatamente respinta dal Ministero”.

    Non sono un esperto di archeologia; neppure un appassionato.

    Quindi sono ignorante.

    E, da ignorante, faccio ciò che tutti dovrebbero fare quando ignorano.

    Mi informo. Mi documento. Chiedo a chi ne sa. E apprendo.

    Partendo da quello che ho letto, ho fatto alcune deduzioni: 

    1    Da qualche parte c’è (o dovrebbe esserci) un progetto più consistente e coerente dell’antica Kroton e, probabilmente, quello che stiamo condividendo al Comune con il MiBACT e la Regione Calabria è una copia “taroccata e datata”;

    2)     c’è, sempre da qualche parte, una prestigiosa istituzione che sforna “Esperti Archeologi della Magna Grecia” o riconosce questo titolo attraverso una rigorosa selezione post universitaria; 

    3)     Il progetto basato sull’accoppiamento archeologia/scavo è vecchio, obsoleto e produce solo piscine. Nella migliore delle ipotesi aree termali archeologiche.

    Da amministratore oltre al compito di indirizzo ho, per legge, quello di controllo, per cui ho cercato conferme.

    Ho chiesto a chi ne sa. Presso università italiane ed estere. Presso il Ministero dei beni culturali. Presso associazioni italiane di archeologi e operatori.

    Il risultato ? Nulla. Niente che possa sostenere la predizione funesta di “Antica Kroton” trasformata nella città sommersa; la nuova Atlantide Magnogreca.

    Non c’è un progetto alternativo dell’antica Kroton.  L’ho cercato in lungo e largo in Calabria e nel resto della nazione. L’unica cosa che ho trovato è una relazione di circa 50 pagine, in cui si disquisisce sull’opportunità di NON scavare, NON bonificare, NON espropriare per valorizzare il patrimonio archeologico di Crotone.

    Basta raccontare e il progetto è fatto. 

    Il metodo è noto.  NO a qualsiasi azione. E, in cambio, tante, tante parole.

    Questa relazione dal titolo “Ipotesi preliminari di intervento sul terreno e di articolazione del Museo Virtuale” circola da circa due anni ed è stata proposta da un solo archeologo; un autentico outsider dell’archeologia in tutta Italia.

    Che proponeva procedure alternative allo scavo. Ricognizioni aeree e satellitari, survey, indagini a terra e il recupero di quattro casali dell’area Montedison indipendentemente dalla bonifica in atto.

    Sorvolando (è il caso di dirlo) tutte le problematiche di tutela e valorizzazione della presenza del tessuto archeologico (quartiere centrale e meridionale dell’antica Kroton) nell’attuale centro urbano.

    La mia conclusione di ignorante è stata, quindi, sorprendente.

    Dietro alle roboanti uscite pubbliche anti-tutto non c’era (e non c’è) alcun supporto scientifico, nessun background professionale, neppure una equipe di progettazione con  competenze plurime.

    Mi aspettavo un team di architetti, storici dell’arte, archeologi, operatori di beni culturali.

    Per un ragionamento semplice.

    Le ipotesi progettuali su cui il Comune, insieme al MiBact e alla Regione, sta lavorando sono generate, com’è ovvio, proprio da architetti, archeologi, storici dell’arte e specialisti, interni ed esterni alle amministrazioni.

    Questi – da oltre un anno – lavorano con dedizione e costanza, prevedono le stesse indagini di cui ho letto, ma progettano anche scavi e valorizzazione dei siti archeologici. 

    E chi vorrebbe degradare tutto questo lavoro non possiede neppure una parvenza di studio scientifico, di fondamento tecnico, di supporto culturale su cui fondare la sua campagna mediatica.

    Mi dico che è assurdo. Ma il fatto rimane.

    E faccio una precisazione. Che magari può servire.

    Le progettazioni esecutive andranno a bando e potranno partecipare alla progettazione non un solo archeologo ma decine, centinaia di tecnici specialisti nel recupero e nella conservazione dei beni culturali.

    Non mi sono fermato.

    E da qui in avanti, racconto ciò che ho appreso da persone molto, molto più qualificate di me (ci vuole poco) che hanno avuto la pazienza e la passione per aiutarmi in questo percorso.

    Qualche mese fa il professore Gianluca Tagliamonte, Direttore del Dipartimento di Beni Culturali, dell’Università del Salento di Lecce, archeologo noto in campo nazionale, ha fatto pervenire una lettera al Sindaco di Crotone in cui ha dichiarato la piena convergenza metodologica sul programma di lavoro definito dall’Amministrazione comunale su “Antica Kroton”. 

    Quell’Istituto è tra i primi in campo nazionale ad essere attrezzato per svolgere indagini predittive e indagini non invasive di archeologia preventiva.

    Mentre per gli “esperti Archeologi della Magna Grecia”, unici e sedicenti professionisti ad avere la verità in mano sull’antica Kroton, sembra non ci sia un master o una scuola di specializzazione o un apposito riconoscimento nazionale e europeo.

    Nemmeno (o tranne ?) un riconoscimento “…a cinque stelle”.

    Purtroppo (solo per loro) appartenere a questo movimento non attribuisce tout court una qualifica superiore in questo campo.

    E – credo – neppure in altri.

    Al contrario, gli scavi effettuati a Crotone e nel suo territorio negli ultimi trent’anni hanno formato e prodotto numerosi e qualificati professionisti che oggi occupano posti di rilievo nell’amministrazione dei beni culturali e nelle Università.

    Questi guardano in positivo quello che oggi sta avvenendo a Crotone. 

    Il professore Lippolis, compianto direttore della Scuola di archeologia dell’Università La Sapienza di Roma, ha lasciato un bel saggio sull’antica Kroton.

    Leggerlo è servito a me, così ignorante.

    Quello che apprendo mi induce a proseguire nella strada della ricerca indicata, proprio nel quartiere centrale che, guarda caso, non è stata presa in considerazione nella relazione utilizzata dai detrattori di mestiere.

    Questi archeologi, giovani all’epoca, pur nelle mille difficoltà in cui hanno operato, sono riusciti a  produrre numerose aree di scavo tra Crotone e Capo Colonna.

    Eppure solo poche di queste si sono allagate, e solo quando le attività non sono state completate e non sono stati realizzati i necessari interventi di conservazione di ciò che è emerso.  

    Ho appreso, cercando di attenuare la mia ignoranza, che uno dei primi e più famosi progettisti di “vasche archeologiche” è Paolo Orsi (uno dei “padri” dell’archeologia in Italia). 

    Chi me lo ha detto, ha avuto in gran segreto la notizia proprio da un archeologo che dopo quasi un secolo ha riportato alla luce i bellissimi mosaici scavati dall’illustre luminare nei primi decenni del secolo scorso. 

    La “vasca” in questione é però a secco d’acqua anche quando piove.

    Gli anti-tutto crotonesi potrebbero gridare al miracolo.

    Li sollevo dal problema.

    E’ l’effetto di una semplice accortezza utilizzata da Orsi e dall’equipe di ricercatori della Soprintendenza che hanno “riscoperto” di recente gli scavi a Capo Colonna.

    E’ sufficiente creare prima e ripristinare poi il canale di drenaggio che porta le acque piovane al mare. 

    A Capo Colonna, si è usata la stessa procedura anche  per gli scavi della fondazione del tempio, in questo caso il drenaggio è stato realizzato dal Genio civile negli anni Cinquanta.

    E in città la regola non cambia. 

    L’Ing.Giuseppe Germinara, Dirigente del Comune e mio compagno (molto più competente di me) al Tavolo Direttivo  del progetto dell’antica Kroton, mi dice che nella cosiddetta area archeologica Montedison alla “grande vasca”, che si potrebbe creare in seguito agli scavi, corrisponde un “grande fosso” di drenaggio, già esistente e di proprietà comunale che attraversa le aree dei due vecchi stabilimenti industriali per scaricare le acque a mare. 

    Veniva utilizzato come scolmatore per le acque che irrigavano gli orti, coltivati (sic !) dagli illustri proprietari terrieri prima dell’esproprio dell’area da parte del MiBACT e dell’istituzione dell’area SIN. 

    Per inciso, ed a tacitazione di un’altra strumentale polemica, preciso che l’area industriale inizialmente oggetto di una consistente ipotesi di intervento a carico del Progetto è stata drasticamente ridimensionata per destinare gran parte della risorsa relativa alla zona urbana ed a quella di Capocolonna.

    La circostanza dimostra, quantomeno, che il buon senso non ha paternità o colore politico.

    Necessita solo di applicazione pratica.

    “Antica Kroton” è partita e punta diritta al suo traguardo.

    Il motto è di fare e non di “non fare”. Di scavare, rinvenire, restaurare, catalogare, esporre, valorizzare. Con competenza, scienza, cultura, consapevolezza. Senza presunzione e con umiltà. Ma con determinazione e senso etico.

    Siamo aperti al contributo di ognuno; lo auspichiamo.

    Soprattutto quello di chi, crotonese, siede oggi sulla poltrona del potere e può assistere, supportare, sostenere con quella speciale forza che finora è mancata a questa città.

    C’è spazio per tutti. 

    Indossino pure pastrano e cappello, se credono, ma la smettano di fare chiacchiere e si diano da fare.

    Per la mia e la loro città.

    Salvatore De Luca

    Assessore all’Urbanistica 

    Responsabile del Progetto

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