Insegnanti: non si può far passare il principio che chi è stato assunto fuori debba Cercarsi un bravo avvocato

La nota del Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani

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    riceviamo e pubblichiamo:

    Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in questi giorni ha ricevuto sia sulla pagina facebook che sul proprio indirizzo di posta elettronica tanti contributi attinenti ai molteplici disagi dei docenti fuori sede. All’interno di tali segnalazioni trovano spazio anche molte proposte volte alla risoluzione della problematica in oggetto; in merito a quest’ultimo argomento vogliamo evidenziare quanto suggerito dalla collega prof.ssa Anna Dorotea Privitera, Comitato NONSISVUOTAILSUD: “Il principio di applicazione di una legge dispone che davanti ad essa tutti i cittadini la ricevano in modo eguale. Per la Buona Scuola non è stato così; già la suddivisione in fasi “0 – A- B e C” ha discriminato i lavoratori della scuola, ponendoli differentemente sugli scalini dell’ assunzione.

    La 107/2015, oltre all’ arruolamento dei docenti, contiene altre disposizioni, poiché essa tende, secondo il legislatore che l’ha concepita, all’ utilizzo del personale scolastico a seconda del fabbisogno interno, rinforzando l’offerta formativa mediante l’organico dell’ autonomia cioè il potenziamento, che avrebbe dovuto diminuire la supplentite e  far scomparire del tutto il precariato nella Scuola.

    L’art. 1 al comma 131 ferma definitivamente i precari con 36 mesi di servizio, non consentendo loro di poter accedere ad altri incarichi annuali, dovendo, infine, apprestarsi al ruolo tramite concorso.

    Nessuna scappatoia: i precari, che hanno scelto di non farsi assumere col piano straordinario della Buona Scuola, devono starsene tranquilli ad aspettare il ruolo, solo dopo che i movimenti della mobilità vengono espletati.

    È di qualche giorno fa la proposta della signora Azzolina (M5S) di abolire il comma sopra citato, cancellando il motivo, la causa che ha spinto migliaia di precari storici ad accettare il ruolo su scala nazionale e la susseguente mobilità, che ha sbaragliato anche chi era stato assunto in provincia e vicino casa, a migliaia di chilometri lontano dalla propria famiglia.

    “Lo sapevate” ci accusano i precari residuali – risposta: “Anche voi”.

    La legge è uguale per tutti! Data la lungimiranza di queste persone che non si sono lasciate assoggettare dal comma 131 e dato che nessuno avrebbe immaginato un tale caos creato dall’ algoritmo, il quale ha scaraventato a casaccio gente di 40 e 50 anni al Nord, si chiede agli attuali residenti del Miur di porre fine alla “Questione Meridionale Scuola”. Di non accentuare ulteriormente la disparità di trattamento. Se Sacrosanto è il diritto dei precari con 36 mesi di servizio d’essere assunti, altrettanto è quello di poter ritornare a casa degli esiliati 107, che non hanno mai scelto di allontanarsi dalle proprie province di residenza.

    Si devono garantire quote alla mobilità, numeri degni di merito.

    Non si può far passare il principio che chi è stato assunto fuori debba “Cercarsi un bravo avvocato” per poter rientrare e porre fine ad un’ingiustizia subita. Infatti, il torto non può essere rimesso nelle mani di un giudice, ma deve essere condannato, a prescindere, a livello istituzionale.

    All’ abolizione del comma 131 anteponiamo un piano di rientro straordinario per gli esiliati 107 e corsi di specializzazione sul sostegno.

    Stop concorsi e assunzioni: si facciano dove è veramente necessario. Si riportino a casa i docenti assunti nel 2015 con la Buona Scuola. Si ripristini la mobilità. Il Comitato nonsisvuotailsud vi ringrazia per la cortese attenzione e spera nel vostro intervento e supporto affinché venga garantito un rientro immediato dei docenti nelle loro regioni d’appartenenza per ricostruire l’unità famigliare.”

    All’interno del Coordinamento si sta valutando l’opportunità di realizzare una piattaforma appositamente allestita per far convogliare tutte le varie proposte significative ai fini di strutturare modalità operative che possano condurre al ritorno dei docenti nelle proprie sedi di residenza. Si invitano tutti i colleghi / associazioni / comitati / esponenti politici a fare rete in modo da poter trovare un accordo di massima.

      

    Prof. Romano Pesavento

    Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

     

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