Fabrizio Meo candidato a sindaco da Crotone Libera

La presentazione ufficiale di questa sera dell’associazione in Aula Consiliare

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    “C’è da cambiare l’etica della partecipazione altrimenti, poco dopo questa tornata elettorale, ci troveremo addirittura a rimpiangere Peppino Vallone”. Un a dir poco rauco Fabrizio Meo ha aperto così l’incontro di presentazione delle motivazioni che hanno spinto Crotone Libera a candidarsi a guidare la città alle amministrative di Giugno prossimo.

    “Hanno cercato di dipingermi come un folle dopo che hanno potuto constatare che non avrei mai accettato il ruolo di comparsa come tutti gli altri consiglieri di opposizione, e se non mi ci sono liquefatto in questa riserva è proprio grazie a questi compagni di strada che hanno sempre cercato di fare da megafono alle mie denunce e, contestualmente, a darmi spunti, forza ed altre notizie che facevo fatica a seguire”.

    Sembra emozionato nel cercare di raccontare questi cinque anni di grida, denunce e controproposte, anni che hanno visto un unico protagonista, come ha poi ricordato Francesco Arrighi nel successivo intervento: il fallimento. A dire il vero si fa veramente fatica ad appuntare tutta la serie di inefficienze che pure vengono circostanziate da Meo e dai tanti intervenuti dopo di lui. D’altronde non basterebbe nemmeno una rubrica per riprendere solo le fila della denuncia madre della convenzione con Ionica gas che ha visto proprio Meo, protagonista di “faccende” che pare non abbiano interessato in Italia solo la Procura di Crotone. Dalle palestre e spazi pubblici “elargiti” come contropartita elettorale ricordati da Giancarlo Satiro alla tristissima vicenda dello sversamento di liquami in mare dettagliata da Eva Bernardi, dall’assoluta mancanza di controlli dell’inquinamento dell’aria imposto ad una intera fetta di popolazione raccontata dal dottor Tricoli alla incredibile vicenda delle mancate osservazioni al perpetrarsi delle trivellazioni di Eni da parte di Enzo Garrubba.

    Ma possibili stereotipi di un racconto atipico e plurale del disagio cittadino,  possono forse riassumersi negli interventi di un giovanissimo Marco che, seppur emozionato, tiene a sottolineare che non era mai stato appassionato dalla politica fino a quando ho riscontrato mostruosità del livello dell’assoluta indifferenza mostrata da una amministrazione che ignora necessità primarie come il servizio mensa alle scuole elementari e dalla successiva spersonalizzazione del concetto stesso di disagio di Domenico Frontera che ricorda a tutti che per cambiare davvero bisogna iniziare col cambiare se stessi.

    Più di un richiamo di solidarietà e vicinanza è stato fatto alla contestuale manifestazione dei genitori e dei ragazzi dell’Alcmeone così come efficaci e sintetici sono apparsi gli slogan utilizzati negli originali manifesti.

    Un verbo nuovo, come è venuto da dire a qualcuno? Un verbo e basta, come verrebbe da dire ai più realisti del re? Un verbo che comunque, nella migliore delle ipotesi, porterà ad avere una semplice rappresentanza nel prossimo Consiglio Comunale?

    E’ molto probabile che si verifichino alcune di queste cose se ad un indubbio successo di partecipazione di questa presentazione non seguirà una reale capacità di coinvolgimento di parte di quei cittadini che, pur non rientrando nel mercimonio del rapporto politico amministrativo, hanno deciso da troppo tempo, di astenersi non solo dal voto ma da qualsiasi tipo di interesse del proprio futuro.

    Procolo Guida

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