Quanti posti di lavoro, veri e non fasulli, si potrebbero creare attorno a Capo Colonna!

Ce lo ricorda lo Storico dell'arte Piero Donati che ha adottato il nostro vero patrimonio sin dai giorni della battaglia dello scorso anno!

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    Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo le considerazioni di Piero Donati, storico dell’arte ligure, che in passato ha frequentato la zona del Marchesato e che da circa un anno segue con appassionata attenzione le vicende di Capo Colonna:

    Poco più di un anno fa – il 23 gennaio 2015, per la precisione – presi contatto via mail con Fabrizio Carbone per esprimere la mia solidarietà con chi aveva in mente, per il sito di Capo Colonna, un tipo di valorizzazione diverso da quello di chi, tradendo il suo compito, aveva messo mano (con soldi pubblici!) ad una scellerata cementificazione di una porzione significativa dell’area corrispondente all’abitato romano di età repubblicana. Avevo visitato quel sito meraviglioso assieme all’unica persona di Crotone che allora conoscessi, Vincenzo Lucente, durante il mio terzo soggiorno a Santa Severina ed ero rimasto folgorato – come molti altri viaggiatori prima di me – dalla perentoria bellezza del luogo; c’erano pochi visitatori ed il silenzio dominante contribuiva potentemente a dare la sensazione di essere entrati in un mondo diverso, dal quale erano bandite le piccole miserie del vivere. “Non ti senti ricco?” chiesi al mio amico. Capo Colonna entrò così a far parte di quel ristretto novero di luoghi – fra questi c’è anche Morgantina, nel cuore della Sicilia – che occupano stabilmente un posto privilegiato nel mio cuore e per i quali mi sembra doveroso darsi da fare, qualora siano minacciati.

    Nel pomeriggio di quel 23 gennaio mi chiamò il già citato Fabrizio Carbone e nel lungo colloquio che avemmo – del quale Fabrizio diede conto subito dopo in un bell’articolo su crotoneinforma.it (clicca qui per rileggere Capo Colonna: Età romana, che opportunità!!! n.d.r.) – si parlò delle enormi potenzialità, anche in termini turistici, del relitto della nave romana di Punta Scifo, la quale trasportava un carico di marmo proveniente dall’isola di Proconneso, posta a breve distanza da Costantinopoli. Il relitto è adagiato su un fondale di soli otto metri e, per la natura particolare del carico, non corre il rischio di essere saccheggiato; ci sarebbero quindi tutte le condizioni per far scoccare la scintilla, assumendo la metafora della pila voltaica, fra i poli di Capo Colonna e di Punta Scifo. Si chiama buona programmazione, ed è merce rara al giorno d’oggi.

    Si innescherebbe così un processo virtuoso che potrebbe estendersi, per contagio (o per induzione, se vogliamo continuare ad usare metafore desunte dalla fisica), alle importanti testimonianze della Crotone pre-industriale, essenziali per riannodare i fili spezzati della memoria. Quanti posti di lavoro – veri, e non fasulli – si potrebbero così creare?

    I crotonesi saranno chiamati fra poco alle urne per rinnovare l’amministrazione comunale: le loro mani, quando dovranno tracciare un segno sulla scheda elettorale, saranno guidate dalla consapevolezza dell’importanza, per la Crotone del futuro, del tema dei beni ereditati dal passato? Dalla consapevolezza, per esempio, dell’assurdità di strozzare la gallina dalle uova d’oro in nome dell’ingresso trionfale della dea Automobile a Capo Colonna?”

    Piero Donati

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