Agorà, incontro sui migranti: Ruggero Pegna con il suo Cacciatore di meduse

L'autore del romanzo si  è confrontato con chi opera quotidianamente in soccorso agli ultimi

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    La storia del piccolo Tajil, bambino somalo protagonista di “Il cacciatore di meduse”, era già stata narrata a Crotone in occasione della presentazione del romanzo di Ruggero Pegna. Ma venerdì 22 luglio l’autore lametino l’ha riportata nella città pitagorica per un incontro di approfondimento e confronto sul tema dei migranti, organizzato nel Parco Baden Powell dalla Cooperativa Agorà Kroton, attiva da lunghi anni nella promozione della solidarietà sociale.

    Non un evento impersonale bensì un momento di condivisione, riscontrabile anche nella disposizione circolare delle sedie: il primo  di una serie di incontri fortemente voluti dal presidente di Agorà, Pino De Lucia, e dal consigliere Fabio Riganello.

    “Sono qui per confrontarmi con chi lavora sul campo, con chi dalle parole passa ai fatti offrendo quotidianamente un percorso di integrazione ai migranti” ha esordito Ruggero Pegna ripercorrendo, proprio dinanzi al porto che  accoglie migliaia di migranti, il viaggio emozionale che partendo da una situazione di sofferenza, quale è stata la sua malattia, gli ha consentito di annientare paure e angosce attraverso il potere della scrittura.

    Così, in punta di penna, con estrema sensibilità si è immedesimato nell’esistenza di Tajil, approdato sulle coste di Lampedusa con la sua adorata mamma Halima e un Pinocchio di legno nella borsa.

    Viaggi della speranza che si alternano a originali lavori improvvisati, descrizioni di luoghi incantevoli adombrati dalla crudeltà della morte che fa annegare persone care nel mare della disperazione, piccole conquiste che alimentano il sogno di una vita migliore: l’organizzatore di eventi nonché produttore e autore televisivo narra così il dramma degli ultimi mescolando sapientemente cruda realtà e immaginazione.

    “Un libro che ci mette davanti a quelle difficoltà abituati ad apprendere dalla tv, ce li fa vivere in prima persona, lasciando trasparire la speranza di una nuova vita vissuta su una terra senza barriere” ha affermato durante l’incontro la lettrice Stefania Ciavattini ribadendo come “soltanto un muoversi diritto può fondare un modo di vivere migliore”.

    Dunque una storia romanzata, dal linguaggio semplice che cattura l’attenzione di giovani e adulti, appassiona sino a far identificare  i lettori nel vissuto dei migranti che non sono altro che nostri simili, con i nostri stessi sentimenti, seppur siano nati con la pelle di un colore differente in un angolo del mondo meno fortunato.

    “Nessuno di noi ha scelto di nascere! A maggior ragione chi è nato in luoghi difficili ha il diritto di equilibrare il gap di partenza aggrappandosi alla speranza di una vita dignitosa” ha proseguito Pegna soffermandosi sul fenomeno del razzismo e delle discriminazioni che nella società occidentale innalzano barriere etniche e provocano il sorgere di odio e paura immotivata del diverso.

    Ma fortunatamente, come accade per il piccolo Tajil, nella quotidianità vi sono storie d’integrazione che fanno ben sperare. “Soltanto sfiorando la copertina del libro di Ruggero Pegna mi riaffiorano alla mente i tanti volti incontrati durante la nostra opera quotidiana in soccorso agli ultimi, che un tempo erano i tossicodipendenti e oggi, in seguito alle continue guerre, sono divenuti i migranti” ha affermato Pino De Lucia narrando la storia di Mohamed, giunto giovanissimo a Le Castella, e accolto dalla Cooperativa Agorà. Qui si è integrato sino a ritrovare l’affetto della famiglia negli operatori dell’ Agorà che in questi giorni lo stanno sostenendo in un passo importante della vita quale è il matrimonio.

    “Provare a vivere la vita degli altri dimenticando la propria è emozionante, aiuta a mettersi in sintonia con la frequenza di altre esistenze, scoprendo il vero valore della vita” ha concluso lo scrittore di “Il cacciatore di meduse” con la delicatezza d’animo che lo contraddistingue. E nell’aria, tra gli schiamazzi dei piccoli che si rincorrevano nel parco Baden Powell tra scivoli e altalene, ignari di odio e violenza, si è propagata la bellezza della diversità.

    Gabriella Cantafio

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