Importante incontro nell’Aula Magna dell’I.I.S. M. Ciliberto A. Lucifero

Rivissuto e rielaborato ciò che appare come un’apologia della guerra e della violenza, da cui sempre e comunque occorre prendere le distanze per inoculare nei giovani autentico senso etico e profondo sprezzo del male in ogni suo aspetto

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    riceviamo e pubblichiamo:

    Il Piave mormorò…

    Oggi è il 24 maggio, giorno in cui ricorre l’anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia nel grande conflitto del 1915 e questa data è stata ricordata nel corso dell’incontro tenutosi presso l’Aula Magna dell’I.I.S. M. Ciliberto -A . Lucifero(settore economico) di Crotone, qui si è svolto un bel convegno sulla Grande Guerra cui hanno partecipato le quinte classi della nostra scuola e una rappresentanza dell’istituto Gravina di Crotone accompagnata dai docenti. All’incontro è stato invitato lo scrittore Dott. Luigi Morrone, profondo conoscitore della storia della Prima Guerra Mondiale che ha recensito l’opera di Gioacchino Volpe” Da Caporetto a Vittorio Veneto”, recensione pubblicata su ”La Nuova Rivista Storica” .Non poteva esserci migliore viatico per introdurre un argomento così denso di implicazioni patriottiche, che le note dell’Inno di Mameli e della “Leggenda del Piave”, sulle quali il giovane auditorio è apparso coinvolto e infiammato. Perché non c’è linguaggio più coinvolgente della musica, linguaggio più assertivo nell’ infondere emozioni e suscitare passioni, modo migliore per accogliere, nel suo ascolto, la lezione magistrale della storia che ammonendoci a vivere con superiore consapevolezza il presente, ci rivela che il passato glorioso della nostra terra, costruito su cadute e ascese, sconfitte e trionfi, è costato però migliaia di vite umane: ”E’ il mio cuore il paese più straziato”, per citare il poeta Ungaretti, testimone in prima persona, dell’eccidio che inizialmente aveva approvato . Il convegno è stato allietato dalle note di questi brani, magistralmente eseguiti dall’ensemble di fiati del Liceo Musicale Gravina di Crotone, dai giovani musicisti Cecilia Muscò, Lucio Del Vecchio, Marika Pisano diretti dal maestro Antonio Rizzuti. L’esecuzione è stata la sigla dell’incontro, nel quale gli studenti e i docenti, il Dirigente Dott. Girolamo Arcuri, hanno interloquito con il Dott. Morrone confortati dalla sua consulenza sull’importante opera della storiografia italiana. Docenti e alunni hanno posto molti interrogativi al relatore, soprattutto su quella che appare un’opera di revisionismo storico ,non frustro o viziato da ideologia ,in quanto l’autore è stato definito, aldila’ del suo inquadramento politico, ”storico onesto”, così come dovrebbero essere tutti gli studiosi di storia, studiosi sui quali grava la grossa responsabilità di informare senza condizionare e lasciarsi condizionare da fedi e ideali preconcetti. E questo è stato l’habitus morale di Gioacchino Volpe che, pur aderendo al fascismo era alieno dal blandirlo con toni manierati, tanto che, alla fine della guerra incontrò anche difficoltà a consultarne gli archivi per documentarsi. La sua conoscenza dell’argomento non era fondata solo sulle carte, ma proveniva dall’aver militato come ufficiale nella Grande Guerra, guadagnandosi un’onorificenza: forse proprio per questo la sua analisi ha voluto essere rigorosa, focalizzata soprattutto sullo scardinamento della “mitologia della sconfitta militare”, nel tentativo di restituire dignità all’orgoglio piegato di un esercito che certamente non meritava una tale ignominia. In quest’ ottica lo studioso cerca di ridimensionare la portata della disfatta di Caporetto, confrontandola con quelle subite dagli altri contendenti, spiegandone le ragioni e, perlomeno le concause, dal punto di vista del” fronte interno”. Questa giustificazione non appare affatto arbitraria se si riconoscono le profonde ferite di chi combatteva, non dietro le trincee, ma sul territorio di una Patria in guerra, dove ogni sacrificio, seppur immane, era considerato inevitabile e necessario all’economia del conflitto, dove esistevano profonde ingiustizie il cui nonsenso era acuito dalla tragedia della guerra, una guerra logorante e disumanizzante che aveva, con i suoi imperativi catalizzato agitazioni sociali e di classe . Il relatore si è intrattenuto proprio su questi nodi cruciali dell’opera di Volpe tributandogli il dovuto riconoscimento che si deve all’onestà intellettuale di colui che scrive di storia con rigore scientifico alieno da retaggi e sovrastrutture mentali. Nel corso dell’incontro è stato proiettato un video con immagini autentiche della Grande Guerra ,immagini che hanno fatto partecipi gli studenti delle proporzioni di un’ecatombe, immagini capaci di far accapponare la pelle all’idea che qualcuno abbia mai pensato di definire la guerra” battesimo di sangue”. Ed è questo il messaggio che come scuola dobbiamo consegnare alle giovani generazioni, ammonendole sulla lezione della storia: un grande popolo deve coltivare il valore assoluto della pace , perché nessun trionfo o ascesa, per quanto esaltante, niente può giustificare una carneficina . Il dibattito si è concluso sulla scia della “Canzone della leggenda del Piave”…sarebbe stato bello esplicitare il suo testo ai nostri studenti diciottenni, nel ricordar loro che altri diciottenni hanno vissuto quella che non è, no, purtroppo una leggenda, perché molti di questi giovani vi hanno perso la vita .Ora ,aldilà dei facili trionfalismi e lungi dall’ enfatizzare quello che ai nostri occhi di insegnanti appare come un’apologia della guerra e della violenza, da cui sempre e comunque occorre prendere le distanze per inoculare nei giovani di cui siamo responsabili il senso etico e il profondo sprezzo del male in ogni suo aspetto, sia pure quello travestito e sublimato dell’amor di patria, quando risuonano queste note della storia, anche se può apparire contradditorio, e in memoria delle tante vittime di tutte le guerre che hanno creduto nel sacrificio della vita persa per la Patria:

    “No! “ disse il Piave, ”No!” dissero i fanti,

    ”Mai più il nemico faccia un passa avanti!”

    …nei nostri cuori sventola il tricolore. Viva l’Italia!

    M.A. Schirripa

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