La Speranza dell’Avvento per un tempo difficile

"Dio ci dona la forza di camminare con Lui"; la lettera di Mons. Angelo Panzetta

Carissimi fratelli e sorelle,

domenica prossima inizia l’Avvento, un tempo forte dell’anno liturgico che si caratterizza per una duplice valenza spirituale: esso prepara alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio nella storia umana, ma contemporaneamente è anche il tempo in cui i credenti sono guidati a considerare l’importanza di attendere nella speranza la seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi. Vissuto in questa prospettiva teologica, l’Avvento costituisce un’occasione di grazia per accogliere il Signore che ci viene incontro, per verificare il nostro rapporto con Dio, per guardare al futuro e prepararci al ritorno glorioso di Cristo. È un tempo propizio per colmare i vuoti che sono presenti nella nostra esistenza, per spianare le asperità dell’egoismo dell’orgoglio e fare spazio a Gesù che viene nella nostra vita. Quest’anno vivremo, sicuramente, un avvento particolare dal momento che le vicende della pandemia hanno dato una spallata a tante certezze che costituivano punti fermi della nostra vita: non vi è dubbio che negli ultimi mesi l’umanità è stata messa di fronte ad una situazione nuova e inedita che ci costringe a riflettere, a mutare modo di pensare, e ad assumere atteggiamenti nuovi in un mondo che per molti aspetti risulta sconvolto. Questa situazione, per quanto drammatica, ci pone di fronte al mistero della nascita del Signore in una prospettiva originale e ci fa vivere il tempo dell’avvento come un tempo di attesa che nasce da una reale ricerca di significato, da una vera sete di luce e di senso.

Sono convinto che se vivessimo il percorso dell’avvento come se il problema del covid19 non ci fosse, andremmo contro la logica stessa del mistero stesso dell’incarnazione che, invece, ci chiede di abitare questa storia sino in fondo condividendo, come dice il Concilio, «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono» (GS, 1). Se, invece, abiteremo sino in fondo questo tempo di prova forse, nel percorso dell’avvento, potremmo riscoprire il senso profondo e vero del mistero della nascita del Signore. Infatti, quando l’evento stupendo e drammatico dell’umanazione del Verbo è accostato sotto la spinta di una reale ricerca di significato, quando è liberato dalla “melassa” del consumismo e del sentimentalismo, si può riscoprire la gioia autentica di un evento che ha acceso nella storia umana la speranza. Nella luce di queste considerazioni, invito tutti a vivere l’avvento come un percorso di riscoperta della speranza, di quella fiducia nel futuro che è germinata nel grembo di Maria di Nazaret quando Dio, per salvarci, si è abbassato per amore nostro fino a prendere la nostra carne mortale, diventando un bambino vulnerabile, debole e fragile. Siamo di fronte ad uno dei punti più alti della storia della salvezza nel quale Dio ha realizzato un atto di misericordia così grande e incisivo da ribaltare le sorti della storia umana, perché in esso il Signore si è reso definitivamente vicino agli uomini. Dentro questa scelta si nasconde il vero mistero di Natale: Dio, nell’amore, si è fatto prossimo di ognuno di noi per portare alla nostra vita, la grazia della consolazione e della speranza. A tal proposito, mi pare opportuno richiamare alcune parole di Papa Francesco che illustrano proprio la speranza che nasce dall’incarnazione del Verbo:

Il Natale di Cristo, inaugurando la redenzione, ci parla di una speranza diversa, una speranza affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata in Dio. Egli entra nel mondo e ci dona la forza di camminare con Lui: Dio cammina con noi in Gesù e camminare con Lui verso la pienezza della vita ci dà la forza di stare in maniera nuova nel presente, benché faticoso. Sperare allora per il cristiano significa la certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende
(Udienza generale del 21 dicembre 2016)

Facendo tesoro di queste parole di Francesco ci impegniamo in un cammino d’avvento segnato dall’atteggiamento della speranza nel quale, nonostante le grandi prove che stiamo sperimentando, vogliamo camminare incontro al Signore, provando con tutte le forze a rimanere lontani da due atteggiamenti che sono incompatibili con la vita cristiana: la disperazione e la presunzione. La disperazione non ci fa sperare nella salvezza di Dio misconoscendo la fedeltà e la misericordia divina; la presunzione, invece, ci porta a credere di poterci salvare da soli senza un aiuto che proviene dall’alto. Rimanendo lontani da queste disposizioni sbagliate, viviamo questo avvento come un tempo per ridestarsi dal sonno, per guardare alla nostra vita in una prospettiva di futuro. Nessuno, dunque, ceda allo scoraggiamento: abbiamo del tempo dinanzi a noi dobbiamo usarlo bene per fare ritorno al Signore, per metterci sotto le sue mani e lasciarci plasmare da lui.  Quindi, di fronte alla possibilità dello scoramento, della rassegnazione e dell’angoscia ciascuno di noi, in vista della meta del Natale del Signore, può guardare avanti, impegnandosi in un profondo percorso di rinnovamento della vita. Se, infatti, la nostra speranza è vera, essa ci chiede di cambiare la nostra vita, perché, come ha affermato Giovanni Climaco (autore cristiano del VII secolo), «La conversione è figlia della speranza e rinnegamento della disperazione».

È proprio vero: solo il dinamismo della speranza ci permette di incamminarci in un cammino di cambiamento perché essa ci dischiude un futuro rinnovato da costruire insieme con Dio e con i fratelli. La comunità cristiana ha sempre individuato nella Vergine Maria la sua icona di riferimento per l’itinerario d’avvento e, più ampiamente, del suo cammino verso Signore. Questa scelta si comprende perfettamente quando si considera che lei è la via che Dio ha scelto e preparato per venire nel mondo. Maria di Nazareth è, dunque, la Madre della speranza che è Gesù: attraverso di lei la speranza portata dal Verbo della vita è stata definitivamente piantata sulla terra degli uomini. Per questo ricorriamo a lei perché la riconosciamo Madre di consolazione e a lei ci rivolgiamo con alcune parole di un inno liturgico: Ave, speranza nostra, ave, benigna e pia, ave, piena di grazia, o vergine Maria.

Buon Cammino d’avvento a tutti!