Circolo Ibis: Bentornata Foca monaca! Norme comportamentali in caso di avvistamento

Parretta: "È importante tutelare e proteggere la biodiversità dell’area protetta e tutto ciò che essa produce".

Il Circolo Ibis compirà, il prossimo 7 aprile, quaranta anni di attività. L’avvistamento della foca monaca nel nostro mare è l’augurio più bello che ci possa giungere per l’importante anniversario. La foca monaca è stata avvistata nelle acque antistanti i promontori lacinio e japygi (Colonna e Cimiti), con registrazioni di video amatoriali, riportati sui social, di un esemplare che nuota pochi metri dalla costa. L’associazione, già da tempo ne aveva auspicato il ritorno, per quanto la cosa potesse sembrare inverosimile. Armando Lucifero, appassionato e famoso naturalista crotonese, descrive in “Mammalia Calabra” del 1909 due catture di foca monaca proprio nei pressi di Capo Colonna, questo a testimonianza della presenza del mammifero nelle nostre acque. Da allora gli avvistamenti si sono ripetuti anche in epoca recente, l’ultimo una decina di anni fa nei pressi di Le Castella. Il circolo Ibis con il prezioso aiuto di Lele Coppola del “Gruppo Foca Monaca APS” , uno dei massimi esperti nazionali della specie, sono concordi nel ritenere che nel nostro versante ionico sia attivo da anni un sito riproduttivo. È da circa un mese infatti che si susseguono gli avvistamenti nel Golfo di Taranto, partendo dl Metaponto, Policoro, Schiavonea e da ultimo, qualche giorno fa, nei pressi di Cirò Marina. La foca monaca mediterranea è uno dei più rari mammiferi marini, e per questo viene indicata anche come “fantasma del mediterraneo”, è l’unico pinnipede stabilmente presente nel Mediterraneo. Si stima che sopravvivano in natura meno di 700 esemplari.

L’aspetto della foca monaca la rende immediatamente simpatica e buffa. Ha il corpo allungato, irregolarmente cilindrico, rivestito da uno spesso strato adiposo, ricoperto da un fitto pelo corto. La pelliccia grigio nella femmina, più chiara nelle parti inferiori mentre il maschio è di colore nero con una vistosa macchia bianca sul ventre che ricorda l’abito monacale, da cui il nome. Gli adulti hanno una lunghezza di circa 240 cm e possono raggiungere i 320 kg di peso. La vita della foca monaca si svolge soprattutto in mare; durante il periodo riproduttivo predilige i tratti di mare vicini alle coste, dove cerca spiagge isolate, sistemandosi prevalentemente in grotte o piccoli anfratti accessibili solo dal mare, molto simili a quelli che caratterizzano la costa che va da Capo Colonna a Le Castella, perché il parto e l’allattamento si svolgono esclusivamente sulla terra ferma. Dorme in superficie in mare aperto o utilizzando piccoli anfratti sul fondale, per poi risalire periodicamente a respirare. Si nutre di organismi bentonici, come molluschi cefalopodi, crostacei e pesci anche pelagici. Anche durante le soste a terra, la foca rimane vicinissima al mare, anche perché i suoi movimenti sono lenti ed impacciati. I maschi adulti sono fortemente territoriali e, nel periodo riproduttivo che coincide generalmente con i mesi autunnali, si scontrano frequentemente con altri maschi. Le femmine raggiungono la maturità sessuale a 5-6 anni, hanno un ciclo di riproduzione di circa 12 mesi e partoriscono di solito tra settembre e ottobre; allattano, in grotte vicinissime al mare o in spiagge riparate, un cucciolo all’anno, lungo 88–103 cm e pesante 16–18 kg. I giovani entrano in acqua già a pochi giorni dalla nascita. L’allattamento si protrae sino alla dodicesima settimana, ma la femmina lascia il suo cucciolo incustodito già dopo le prime settimane di vita, per tornare ad allattarlo periodicamente. Il latte materno contiene una proteina molto nutriente che  fa crescere i piccoli  di 25 kg in 30 giorni. I giovani tendono ad abbandonare il gruppo originario ed a disperdersi anche lontano dal luogo di nascita; essi raggiungono la maturità sessuale intorno ai 4 anni. La foca monaca vive dai 20 ai 30 anni. Attenzione, l’esemplare avvistato, potrebbe essere una femmina con cucciolo al seguito. Ricordando nuovamente che è  una specie protetta ricordiamo le norme comportamentali da adottare in caso di avvistamento (non esiste un vero e proprio protocollo formale): Bisogna tenersi lontani dalla foca almeno alcune decine di metri, senza mai interporsi tra lei e il mare. Può capitare che riposi in spiaggia per alcune ore, per questo è importante evitare contatto e opera di disturbo anche da parte dei nostri animali domestici, è importante per questo tenere legati eventuali cani in spiaggia qualora sia presente la foca. Il rispetto di queste facili regole consentirà di evitare incidenti, come è purtroppo capitato lo scorso anno a Brindisi, quando un cucciolo di foca monaca ha perso la vita.
Girolamo Parretta, presidente del Circolo Ibis per l’ambiente OdV, conclude affermando che “bisogna leggere in questa ricomparsa la rilevanza dell’habitat marino e costiero che caratterizza l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”. È importante tutelare e proteggere la biodiversità dell’area protetta e tutto ciò che essa produce. Con una programmazione adeguata e con il coordinamento di persone competenti il turismo naturalistico può rappresentare un volano per i nostri territori in grado di attrarre e diversificare l’offerta turistica”.