Antonio Campagna: pensiero ed introspezione di uno scrittore

Intervista all’autore dei romanzi “Storie di giorni andati” e “Storie di compagni ritrovati”.

Abbiamo chiacchierato con Antonio Domenico Campagna, giovane scrittore e poeta crotonese, che dopo la pubblicazione della sua prima opera, la raccolta poetica “Il Sole e i Giorni” (2017), è stato protagonista con due romanzi tra loro legati: “Storie di giorni andati” (2019) e “Storie di compagni ritrovati” (2020) editi dalla CSA Editrice. È proprio di questi due romanzi che Antonio ha parlato, raccontandoci cosa sta alla base di queste due opere.

La prima domanda che in genere pongo è sempre la stessa: cosa ti ha spinto a scrivere?
Io penso che la scrittura di entrambi i romanzi si sia sviluppata in modo consequenziale; non è stato un unico prodotto, ma sono nati come un primo lavoro ed un secondo lavoro. Quindi partendo dal primo lavoro, io credo mi abbia spinto soprattutto la necessità di dire e di creare un contesto adatto a delle riflessioni. Se quindi mi chiedi cosa mi ha spinto ti dico: mi ha spinto il bisogno di comunicare. Penso che ogni scrittore all’origine senta questo bisogno, che però non sempre coincide subito con il bisogno di condividere.
Possiamo parlare di una “narrazione del pensiero” che viene messo nero su bianco?
Si. È un lavoro principalmente di pensiero, che non si discosta tanto dal sentire, perché il pensiero coincide con ciò che sentiamo in un dato momento della vita e che può essere tradotto in uno scritto che poi può diventare accessibile a tutti. Questi romanzi sono un po’ la storia dei miei pensieri e dei pensieri di altri a cui io mi sono approcciato e relazionato, a volte anche solo da un punto di vista didattico, ma che hanno coinvolto il mio sentire, al punto tale che oggi leggere le opere di alcuni autori mi emoziona ancora.
Nelle pagine si nota che c’è un amore per la filosofia. Il pensiero di quali autori ti ha aiutato nella stesura dei romanzi.
Il pensiero di Platone e Nietzsche in particola modo. Il primo nel prestito della forma del dialogo, mentre del secondo, nello scatenare la burrasca emotiva attraverso la scrittura; ecco loro due sono i miei pilastri su cui si reggono le opere. Non mancano poi riferimenti al mondo cristiano, che fanno parte di un educazione, a volte di un modo di vivere, ma anche di un momento di studio e che, penso, abbiano formato anche una parte di quello che noi esseri umani possiamo definire cultura
Questi due romanzi potrebbero essere definiti Romanzi di Formazione?
Penso possono essere considerati romanzi che illuminano un percorso che in prima persona ho vissuto sotto alcuni aspetti. Ma soprattutto possono illustrare il cammino di crescita della “persona” sotto i diversi aspetti umani: dal punto di vista del pensiero, degli obbiettivi, degli ideali e delle prospettive, ma anche da un punto di vista di crescita relazionale e sentimentale. “Storie di Compagni Ritrovati” se potessi, lo definirei più un romanzo sentimentale, con tutte le sfumature che questa parola possiede.
Nei romanzi è interessante il rapporto allievo-maestro che si sviluppa nelle pagina.
Questo rapporto si trasforma in insofferenza verso la figura del maestro, che, attenzione, non significa rottura, ma solo che è arrivato il momento di abbandonare un sistema. La crisi permette di realizzare quello di cui non siamo capaci. Il momento di rottura è anche un momento di una rigenerazione, così possiamo considerare la parola crisi sotto una nuova luce: come un distacco dal vecchio, ma senza dimenticarcene. Si viene a creare così anche un sentimento di nostalgia verso i maestri, ma poi gli allievi capiscono che è meglio vivere e sbagliare per se stessi, con se stessi, che non avere tutto in discesa e facile su suggerimento di altri, perché li sta la crescita vera e propria.
Il dialogo e l’ascolto sembrano elementi vitali nella trama?

Il dialogo è un elemento molto importante e anche l’ascolto ovviamente. Ma aggiungerei anche la pazienza da una parte e la spontaneità che invece presuppone un accelerare. Probabilmente l’uomo è sospeso tra queste due forme, tra un accelerazione e un rallentamento e sia il dialogo che l’ascolto sono le due facce di questi elementi.
Mentre la famiglia che ruolo occupa?

Sicuramente in “Storie di Compagni Ritrovati” ha un ruolo importante, anche se si nota che non è la tipica famiglia, perché fondamentalmente i personaggi hanno trovato una famiglia negli amici, in una figura particolare, ma anche una famiglia di cui non sentiamo parlare tanto bene, almeno in Italia dove siamo ancora indietro e specialmente al sud e questo possiamo dirlo senza alcun tipo di problema, quindi una famiglia che può essere anche omosessuale. Il messaggio che ne viene fuori è che la famiglia non sia altro che un ritrovo e che il ritrovo può avvenire non solo in quello che canonicamente chiamiamo con questo nome, ma anche nell’amicizia e nell’amore nelle sue molteplici forme.
Parlando dell’editore, hai trovato qualcuno che ha creduto da subito in questa tua sensibilità.
Voglio raccontare questo aneddoto, con l’editore ci siamo incontrati in un contesto particolare dove nessuno dei due conosceva l’altro e lì, su un suggerimento, è nata da parte mia la voglia di parlare dell’opera. Quando ho incontrato l’editore sia il “Sole e i Giorni” che “Storie di Giorni Andati” erano ultimati e semplicemente da proporre. L’editore leggendo assieme al suo team, ha ritenuto poi valida la pubblicazione di entrambi e la cosa mi ha sorpreso, poi abbiamo parlato di un percorso dove mi è sempre stato accanto e ha creduto nella mia sensibilità, ma perché ha avuto lui per primo sensibilità.
Usciamo da un anno pandemico che ti avrà portato nel bene e nel male tante ispirazioni; uscirà il terzo capitolo di questa trilogia?
In realtà mi auguro possa uscire il terzo volume che è ultimato. Anticipo solo che avrà una duplice veste, (senza svelare il titolo); è un opera che avrà ancora una volta sia la prosa che la poesia. Sarà la chiusura della storia del generale Domson e dei suoi allievi e per alcuni versi la risoluzione delle questione più enigmatiche rimaste irrisolte in “Storie di compagni ritrovati”. Si capirà tanto. Ci sarà anche qualcosa della pandemia, qualcosa si capirà, ma qualcos’altro continuerà a sfuggire, ma questo fa parte della vita di tutti.

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