Arrestato torturatore dei campi libici foto

Ne da notizia la Questura di Crotone che racconta dettagli raccapriccianti già tristemente noti per tantissimi altri casi prolungati da troppo tempo

Nella serata di ieri, all’esito delle attività di indagine originate dalla segnalazione di un cittadino somalo, classe 1998, attualmente ospite presso il C.A.R.A. di S. Anna di Isola di Capo Rizzuto (KR), personale della Squadra Mobile ha arrestato, su disposizione della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ALHASAERI Wael Ghali Masoud (giunto in Italia in data 13.10.2019 a Lampedusa come richiedente asilo), cittadino libico classe1982, indagato per le seguenti ipotesi di reato:

Torture in Libia
  • delitto p. e p. dall’art. 416, commi 1 e 6 p. in relazione all’art. 12, commi 1, 3 lett a), b) e d), 3 bis e 3 ter del D.lgs. n. 286 del 1998;
  • delitto p. e p. dall’art. 110, 613 bis c.p..”

Questa la prima parte del resoconto della Questura che prosegue: “Nello specifico, in data 09.02.2020, il cittadino somalo si presentava al corpo di guardia del C.A.R.A. di Isola di Capo Rizzuto (KR), in compagnia di un suo connazionale, dichiarando di aver riconosciuto all’interno del campo uno dei suoi torturatori identificandolo nel cittadino libico ALHASAERI Wael Ghali Masoud.”

E qui è scattata l’azione della Squadra Mobile che, dopo alcuni preliminari accertamenti finalizzati a verificare la fondatezza di quanto dichiarato dalla vittima, provvedeva a formale interrogatorio, così riferisce il Comunicato di Via pastificio: “nel corso del quale emergeva, in maniera dettagliata, come ALHASAERI Wael Ghali Masoud, durante il periodo di permanenza presso una safe house in Libia della vittima, lo avesse ripetutamente, in qualità di capo carceriere, torturato insieme ad altri suoi connazionali sottoponendolo a molteplici sevizie e maltrattamenti che gli avevano provocato “sofferenze acute fìsiche tali da determinare un trauma psichico”.”

E la Questura specifica ancora: “In particolare, il ragazzo riferiva di essere stato percosso più volte con dei bastoni, nonché di aver subito la minaccia di utilizzo di elettrodi per procurargli scariche elettriche. In particolare, in una circostanza il somalo dichiarava di aver assistito anche a un omicidio commesso dal libico a titolo di esempio per gli altri.”

“Inoltre, emergeva” -prosegue il comunicato- “come l’indagato facesse parte di una più ampia organizzazione dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel frattempo si aveva notizia del fatto che il libico, appresa probabilmente la notizia della possibile denuncia a suo carico, stava cercando di lasciare il centro di Accoglienza dandosi ala fuga.”

“Pertanto” -concludono dalla Questura- “a fronte della concreta possibilità si perdere le sue tracce si decideva, di concerto con la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, di procedere al suo fermo e di arrestarlo.”