Il buon padre di famiglia non fa di necessità virus!

La necessità ha l’urgenza delle opportunità, per essere messa al servizio dell’umanità: anche Filolao avrebbe posto domande!

di Procolo Guida

Oggi è la festa del papà!

San Giuseppe aiutaci tu, potremmo sottotitolare.

Lo facciamo comunque ma, consentiteci di ampliare, ob torto collo, il discorso e gli auguri!

Chi ci segue sa benissimo che non ci siamo mai tirati indietro quando c’è stato da criticare, incalzare e mai solo sperare che le cose cambiassero.

Da quando si è consolidata la presenza, e non solo in Italia, dell’emergenza corona virus, abbiamo subito cercato di comprendere e far comprendere che la responsabilità ricade su tutti.

La responsabilità, innanzitutto, di poterne uscire. Ma non tutte le responsabilità sono uguali.

Quella di noi giornalisti, a nostro avviso, viene dopo solo quella degli amministratori e dei medici.

Ed allora ce la siamo caricata, tutta, abbiamo cercato di capire anche quando eravamo convinti di aver capito. Abbiamo chiesto e trovato aiuto, abbiamo chiesto e non trovato risposte.

Nel frattempo di mancate risposte, abbiamo proseguito a studiare e leggere cose oscene; si per noi oscene tanto quanto la latitanza di una amministrazione comunale latitante solo per le emergenze (tutte) ed incredibilmente operosa nello sgombero del PalaMilone.

Abbiamo letto e continuiamo a leggere dell’esigenza di sapere i nomi ed i cognomi degli infettati per avere il diritto alla difesa! E quelli che dovevano rispondere si sono zittiti.

Di necessità si fa virtù!

E’ certamente uno di quegli adagi popolari molto accostabili al buon padre di famiglia.

Siamo certamente persuasi che, invece, non si potrà mai accostare al buon padre di famiglia la prassi che vorrebbe “di necessità si fa virus”.

Si che sarebbe proprio come dire, si salvi chi può e chi sa; la necessità può essere una attenuante; per un sentimento emergenziale in pieno mare in tempesta e con gli squali pronti ad azzannare.

La necessità ha l’urgenza delle opportunità, per essere messa al servizio dell’umanità.

Ed allora proseguiremo a non fare la lista dei buoni e dei cattivi, lasciamo la lavagna vuota; fino al giro di boa e dedichiamo il pezzo che avevamo scritto con domande specifiche, a tutti i papà, con l’attesa che possano decidere di rispondere.

Quando passerà l’emergenza, torneremo a fare paggelle, perché anche quelle ci tocca fare!

“Una ripresa di rapporto rimanendo fra le mura del proprio appartamento, per scoprire che la solitudine non è la mancanza di vita sociale, ma la mancanza di riconoscimento dell’esistenza degli altri.”

Termina così uno degli scritti che ho letto con più interesse in questi giorni di crisi emotiva e cognitiva, ancora più di quella sanitaria che viene così inesorabilmente esacerbata senza che se lo possa permettere, oltretutto.

COSTANZA OGNIBENI dalle pagine di Alganews (quotidiano online), riprende e rende strumento popolare ed attuale Cecità di Saramago; fa di più: con un dono di sintesi davvero invidiabile, ci fa protagonisti e soldati di una guerra invisibile e dunque infima.

Allora voglio, senza infingimenti, armarmi e sbaragliare me stesso, innanzitutto; per riarmarmi di strumenti adatti: leggere, studiare, confrontare e solo dopo divulgare.

Allora eccomi dopo solo qualche notte insonne, e con colpevole ritardo per il ruolo che rivesto, vengo e mi pongo la prima domanda:

  • ma se è condivisibile una (certa*) disfunzione, soprattutto nella comunicazione, vogliamo cercare di dare una mano, TUTTI, affinché si inverta la tendenza?

E distinguiamo pure, innanzitutto: se tutti i cittadini hanno il diritto di aver paura, nessuno, fra quelli che hanno responsabilità, può concedere campo d’azione al panico.

Si perché se la paura è foriera di attenzioni e di strade di possibili soluzioni anche, se non soprattutto, quando sembrano non essercene; il panico produce la barbarie dell’unica legge primordiale che non aveva bisogno di essere scritta: quella del più forte.

Ed allora leggendo e studiando, spulciando tutte le lacune che abbiamo voluto mostrare a noi stessi, siamo arrivati ad uno dei fondamenti del metodo scientifico: ad un Astronomo, matematico e filosofo della scuola pitagorica del 470 avanti cristo.

Filolao, anch’egli da Crotone, disse: “non ci potrà essere cominciamento per il nostro conoscere, se tutto è infinito”.

Se fra Filolao e Galileo, sono dovuti trascorrere 2000 anni, e comunque un periodo finito, di leggi e raggruppamenti di leggi sempre “coerenti” ad Ippocrate, quanto a Sant’Agostino e Lutero, non possiamo certo cedere all’epoca del Dio come individuo, unico e solo, ed alla conseguente mancanza del riconoscimento dell’esistenza degli altri.

A meno che non arrivi uno o più potenti in grado di poter ripristinare il solo diritto canonico, e non ci sembra che la chiesa cattolica sia messa così bene.

Allora per bandire anche solo il barlume della caccia alle streghe, cerchiamo di applicare a noi stessi, innanzitutto, il metodo sperimentale: osservando il fenomeno del corona virus, possiamo “tentare” di formulare l’ipotesi di correlazione del processo di contagio così preoccupante con l’assoluta ritrosia verso pratiche e regolamentazioni della prevenzione?

Possiamo aggiungere un’altra ipotesi condivisa che la produzione “progressiva” di decreti legge della Presidenza del Consiglio dei Ministri sia andata a cercare di colmare questo vulnus?

Possiamo dedurre che la progressione sia arrivata a termine corsa per un paese di tradizioni democratiche così radicate?

A chi formulare queste domande?

Ad una serie di interlocutori istituzionali, innanzitutto del mondo sanitario.

Dottore crede che leggi ordinarie, anche cassate e modificate dai decreti a firma Conte, vi mettano oggi nelle condizioni di affrontare questa emergenza sanitaria anche in un quadro infrastrutturale così deficitario?

Presidente/Amministratore/Primario quante falle provengono e possono ancora provenire da una vacazio amministrativa così evidente in Regione ed al Comune capoluogo?

Professionista, che ruolo ha avuto, voluto e dovuto supplire la sanità privata in questa congiuntura negativa per le infrastrutture pubbliche? E che ruolo può e deve svolgere durante l’emergenza, almeno per non aggiungere beffa e catastrofe oltre al danno contingente?

(*) andiamo tutti noi a scoprire quale (certa) disfunsione provochiamo ed abbiamo provocato a questa stessa emergenza!