La vicenda del Carrefour ha del paradossale

La deputata del Movimento cinque stelle, Barbuto, in un comunicato stampa: "Mi sento mortificata ed indignata tanto dalla mancanza di lealtà, quanto dalla disgustosa strumentalizzazione messa in atto nei confronti dei lavoratori".

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Quanto accaduto nella vicenda del Carrefour di Crotone è stato paradossale dal suo inizio alla sua conclusione e dimostra, ancora una volta, come e quanto nella nostra terra alcuni imprenditori abbiano ancora e purtroppo, un concezione del lavoro legata a logiche perverse ed arcaiche che li conducono a considerare i propri dipendenti non già come persone, come uomini e donne liberi, ma come schiavi di cui disporre come meglio loro aggrada, schiavi, senza alcun diritto, la cui dignità può essere calpestata con estrema disinvoltura ed arroganza secondo un bieco criterio utilitaristico.

Una concezione che ci riporta indietro nel tempo annullando, nei fatti, anni di battaglie e di conquiste faticosamente raggiunte a tutela dei lavoratori con tutte le inevitabili conseguenza in tema di imperitura permanenza nei nostri territori di un feudalesimo che non vuole tramontare e che, grazie ad una rassegnazione atavica,  al genetico individualismo che ci caratterizza e all’indifferenza dei più, trova, ancora oggi, terreno fertile nelle nostre zone e riverbera pesantemente i suoi effetti in ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica della comunità.

Ebbene, la vicenda del Carrefour è la sintesi di questo triste itinerario, già troppe volte percorso e collaudato.

Viene alla ribalta nel mese di ottobre dello scorso anno e fa il giro dei media a livello nazionale perché i cinquantadue dipendenti in forza presso il punto vendita di località Passovecchio vengono “licenziati” tramite whatsapp e si trovano, così da un giorno all’altro, senza lavoro e senza prospettive, ma con famiglie da mantenere e nella disperazione più totale.

Non si arrendono i lavoratori la cui età depone per una estrema difficoltà, in caso di licenziamento, ad una loro ricollocazione in ambito lavorativo, ma iniziano un estenuante presidio di fronte al “loro” supermercato.

Sono lì a difendere il loro lavoro.

Ma soprattutto a difendere la loro dignità di Uomini e Donne liberi.

Caldo, freddo, vento, pioggia.

Niente li fermerà per qualche mese fino a quando si prospetterà una possibile soluzione positiva che, tuttavia, alla luce dei successivi avvenimenti, si rivelerà un ingannevole e mortificante specchietto per le allodole per tutti coloro che hanno creduto e combattuto per la positiva soluzione della vicenda.

Mi sono interessata della storia fin dalle sue prime battute – dichiara la deputata pentastellata Elisabetta Barbuto – e mi sono schierata da subito a fianco dei lavoratori dapprima denunciando pubblicamente, anche tramite una interrogazione, nell’aula di Montecitorio cosa stava accedendo in quei giorni a Crotone e, quindi, anche dopo che il clamore nazionale era passato, lavorando assieme alle associazioni sindacali, per trovare una soluzione concreta che consentisse ai dipendenti di conservare il loro lavoro.

In questo senso ho trovato, fin da subito la massima disponibilità del MISE e del MINISTERO DEL LAVORO nelle persone dei sottosegretari Alessandra Todde e Stanislao Di Piazza e dei loro staff con i quali ci siamo incontrati e confrontati più volte – l’ultima il 21 febbraio scorso con la partecipazione del legale rappresentante della GDL di Lamezia Terme –  ed insieme ai quali avevamo, anche, individuato una soluzione concreta che, partendo dalla dichiarata intenzione dell’impresa di voler rilanciare la propria attività, avrebbe consentito ai lavoratori, oltre alla immediata fruizione di ammortizzatori sociali, la permanenza nel circuito lavorativo ed anche il recupero, da parte dell’azienda, delle proprie retribuzioni che, vogliamo ricordarlo, non percepiscono dal mese di luglio del 2019.

Ma nei giorni scorsi, giorni difficili e drammatici in cui la nostra attenzione è tutta concentrata sulla drammatica epidemia che sta mietendo tante, troppe vittime; ebbene, in questi giorni di sofferenza e di dolore, di paura, di distanza e di solitudine, in maniera totalmente incomprensibile e con un tempismo singolare, le speranze dei lavoratori e di tutti coloro che si sono impegnati a risolvere la vicenda si sono infrante con il recapito delle lettere di un licenziamento che sembrava ormai scongiurato viste le intenzioni della società di rilanciare la propria attività.

E precisiamo bene che in questo caso, a scanso di ogni eventuale e futuro equivoco, il corona virus non c’entra niente. Si tratta di una volontà pregressa che oggi si concretizza ed è ancora più dolorosa visto lo scenario economico che si prospetta post emergenza.

Nel riservarmi, pertanto, di portare a conoscenza del MISE e del MINISTERO DEL LAVORO la decisione unilaterale ed incomprensibile della proprietà di concludere la vicenda senza, peraltro, fornire nessuna spiegazione della propria decisione, anzi rifuggendo ogni ulteriore confronto con le associazioni sindacali, sottolineo che mi sento mortificata ed indignata – ha concluso Elisabetta Barbuto – come cittadina italiana e calabrese, come persona che ha trascorso tutta la sua vita lavorando duramente, ancor prima che come rappresentante del territorio.

Mi sento mortificata ed indignata, ma non dalle Istituzioni il cui sostegno non è mancato ed alle quali va il mio ringraziamento per la sensibilità e l’attenzione dimostrata all’intera vicenda.

Mi sento mortificata ed indignata tanto dalla mancanza di lealtà, all’insegna della quale mi hanno insegnato a crescere umanamente e professionalmente, quanto dalla disgustosa strumentalizzazione messa in atto nei confronti dei lavoratori, oggi abbandonati al loro destino, da parte di chi, con tutta evidenza, continua a praticare concretamente un bieco concetto di schiavitù, mai sopito, facendosi beffe di ogni principio di diritto ancor prima che di umanità, ritenendo di poter disporre della vita e della morte sociale delle persone a proprio piacimento.

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