Un segno di comunione

Grazie alla maestria di volontari, donne e uomini, il laboratorio tessile della Caritas diocesana di Crotone, si è trasformato in un segno concreto di vicinanza a tutti coloro che, in tempo di guerra epidemica, rischiano la propria vita, impegnati in trincea.

Riceviamo e Pubblichiamo:

La Chiesa crotonese c’è ed è viva.

C’è con il suo braccio operativo, la Caritas.

In questi mesi la Caritas diocesana aveva messo su un progetto per la nascita di un “laboratorio tessile di produzione sartoriale” per il sostegno solidale, nato dal Programma “Costruire Speranza”, lanciato dalla delegazione Caritas regionale della Calabria.

Il progetto prevedeva piccole produzioni tessili per l’autosostentamento di altri progetti sociali e solidali a favore di bisognosi e nello stesso tempo avrebbe dovuto formare addetti a qualifiche artigianali sartoriali.

Tutto questo, in tempo di emergenza Covid19, si è trasformato in un micro-laboratorio di produzione mascherine ed altri oggetti utili per fronteggiare l’epidemia coronavirus.

Grazie alla maestria di volontari, donne e uomini di buona volontà, credenti, pieni di speranza, il laboratorio tessile della Caritas diocesana di Crotone, e grazie alla determinazione dell’Arcivescovo Mons. Angelo Panzetta, si è trasformato in un segno concreto di vicinanza a tutti coloro che, in tempo di guerra epidemica, rischiano la propria vita, impegnati in trincea a fronteggiare le emergenze quotidiane di questo attacco silente del coronavirus.

La produzione di 300 mascherine, realizzate in pochi giorni, è stata donata al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Crotone dal Direttore Caritas Diocesana – Don Rino Le Pera e dalla Signora Annabella Petrucci, responsabile dell’associazione che gestisce il laboratorio sartoriale.

Il pensiero della Caritas Diocesana è quello di superare un’idea di carità visto e sentito come “problema privato”, ma testimoniare e vivere comunitariamente nelle comunità cristiane tutte le attenzioni sociali e di bisogno emergenziali.

Don Rino Le Pera ha ribadito che il segno non ha la pretesa di essere esaustivo rispetto al bisogno, e che le opere segno rispondono non solo ad un criterio funzionale, grazie al quale soddisfano determinati tipi di bisogni che, diversamente, rimarrebbero a lungo senza risposta, ma sono anche un “dito puntato” per indicare altro e di più.

 

Salvatore Barresi

Caritas Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina