Processo Jonny, chieste condanne per 280 anni di reclusione

Diciotto anni la richiesta di pena per Don Edoardo Scordio. L'indagine della Dda di Catanzaro partì nel 2018

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    Diciotto anni di reclusione per don Edoardo Scordio. E’questa la richiesta di condanna fatta dal sostituito procuratore antimafia Domenico Guarsascio al termine della requisitoria al processo “Jonny” che si sta celebrando con rito ordinario davanti al Tribunale di Crotone e che vede imputate 39 persone. Il pm, dopo un intervento di quasi cinque ore nel corso del quale ha riassunto le dinamiche mafiose nel territorio di Isola Capo Rizzuto ricostruendo ogni singola vicenda dell’indagine, ha richiesto 33 condanne per un totale di oltre 280 anni di reclusione. Sei le assoluzioni chieste da Guarascio.

    Il processo, iniziato il 25 luglio 2018, scaturisce dall’operazione ‘Jonny’ del maggio 2017, con la quale la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha portato alla luce le ingerenze della cosca Arena nella gestione del Centro di accoglienza per migranti e nell’economia del territorio di Isola Capo Rizzuto. Complessivamente sono state indagate 124 persone e nell’operazione portata a termine dai carabinieri sono stati eseguiti 68 arresti tra i quali quelli ‘eccellenti’ dell’ex governatore dell’associazione di volontariato Misericordia, Leonardo Sacco (gia’ condannato a 17 anni e 4 mesi di reclusione nel processo con rito abbreviato) e del sacerdote di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, che era anche correttore spirituale della stessa Misericordia, entrambi accusati di associazione mafiosa. Le pene piu’ pesanti il pm Guarascio le ha chieste proprio per gli imputati coinvolti nella gestione del servizio mensa del Centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto: Domenico e Pasquale Poerio (per i quali ha chiesto rispettivamente 16 anni e 6 mesi e 15 anni di reclusione), Aurora Cozza (14 anni), Maria Lanata’ (14 anni). Una pena ancora piu’ severa, 21 anni di reclusione, il pm l’ha chiesta per Antonio Manfredi accusato, oltre che di associazione mafiosa, anche del mercato illecito di materiale archeologico.

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