I crotonesi sono stanchi di dover subire continui soprusi

Comunicato stampa a più firme, per fare il punto sulla guerra tra Sorical e Congesi.

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Riceviamo e Pubblichiamo:

La querelle infinita tra Sorical e Congesi è diventata insostenibile.

I crotonesi sono stanchi di dover subire continui soprusi.

Vuoi per le perdite della rete ormai logora e obsoleta, vuoi per questioni economiche tra l’azienda e il consorzio che gestisce appunto la distribuzione alle varie utenze, c’è sempre una scusa buona per lasciare i rubinetti dei cittadini a secco.

È chiaro che parte delle responsabilità potrebbe essere imputata ad una parte dell’utente domestico che “non paga” o che è “abusivo”.

Per quanto, in realtà, il dibattito sulla sostenibilità finanziaria della gestione idrica sia così datato, nel Paese e in Calabria, da far pensare che il problema o i problemi possano essere altri.

La Sorical – società mista a prevalente capitale pubblico con partecipazione del 53,5% della Regione Calabria e il 46,5% di Acque di Calabria s.p.a. (100% della multinazionale francese “Veolia”) – è in liquidazione da 7 anni, in gestione commissariale.

Il 2019 è stato un anno terribile, di roventi polemiche politiche scaturite da assunzioni senza concorso e da uno stanziamento di ben 68 milioni da parte della Regione per non meglio specificati lavori.

Tutto in periodo pre-elettorale.

Ma l’attuale commissario, che è lì per “liquidare”, non ne vuole sapere.

Bisognerebbe però chiedersi se è davvero tutta colpa dei cittadini e dei comuni calabresi morosi o se c’è dell’altro.

È facilmente reperibile, ad esempio, su varie testate giornalistiche online, una storiella molto interessante, e verificata da atti giudiziari, su spericolati investimenti finanziari – i cosiddetti derivati – fatti proprio nel periodo della crisi del 2008.

Perché una società di gestione delle acque dovesse fare rischiose operazioni finanziarie del genere non si capisce e il danno pare essere considerevole.

Ma dalle nostre parti, se c’è un problema, si trova “La Soluzione”: la gestione commissariale, che però serve solo a rendere sistemica l’emergenza stessa.

Dieci anni fa, di questi tempi, erano già iniziate le prime assemblee per l’Acqua Pubblica (Acqua Bene Comune) in tutta la Calabria e in tutto il Paese.

Quel movimento avrebbe poi portato l’intera nazione a vivere un momento esaltante dal punto di vista democratico.

Che cosa è rimasto di quella tornata referendaria del 2011, vinta dai “Sì” con oltre il 95% dei consensi? (la maggioranza assoluta, si espresse a favore il 52% degli elettori!).

Nulla. Ancora oggi fino al 7% di quanto raccolto dalle società di gestione delle risorse idriche diviene profitto e continua ad andare nelle loro casse.

Intanto le condotte rimangono un colabrodo, con una percentuale di risorsa persa nel tragitto che alcuni stimano sia del 50%, e che se anche non fosse realmente più alta sarebbe comunque uno spreco devastante.

E poi ci sono i meravigliosi laghi silani, le dighe e gli impianti idroelettrici gestiti direttamente dalle multinazionali dell’energia.

Quanto si conosce davvero della loro gestione, della gestione della risorsa idrica e del territorio circostante?

Forse sono domande che bisognerebbe iniziare a porsi.

Tutto ciò è diventato insostenibile, oggi più che mai dopo l’emergenza per il coronavirus.

Non va bene per l’economia della Regione e dei cittadini, è criminale per questa terra che ci ospita e ospiterà i nostri figli, è irrispettoso per la democrazia e le scelte che abbiamo preso dieci anni fa come cittadini ed è ingiusto per Crotone, i crotonesi e i calabresi tutti.

 

Andrea Correggia, Filippo Sestito, Anna Melillo
Rosa Anna Carvelli, Otello Chimenti, Mariapaola Ursini
Davide Monte, Emilio Pirillo, Paolo Sesti, Sara Greco
Giuseppe Papaleo, Antonio Iritale, Letizia Scotta
Alessandro Milito, Francesco Scuteri, Michele Scerra
Vincenzo Medici, Fabio Riganello, Leonardo Torchia

 

 

 

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