‘Ndrangheta: la cosca puntava ai fondi Covid.

Arrestate otto persone (quattro in carcere e quattro ai domiciliari) legate al clan Greco di San Mauro Marchesato. Ottenuti 45 mila euro di contributi a fondo perduto per tre società.

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Otto arresti sono stati effettuati a Milano nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia contro la ‘ndrangheta. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata da metodo mafioso e disponibilità di armi, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta.
Il principale indagato, indicato dai collaboratori come inserito nel clan Greco, di San Mauro Marchesato, nel crotonese, ha presentato richiesta e successivamente ottenuto i contributi (45 mila euro), per tre delle società inserite nello schema di frode, attestando un volume di affari non veritiero e fondato sulle false fatture.
Inoltre, l’uomo, avrebbe tentato di beneficiare anche dei finanziamenti del decreto legge 23 dell’8 aprile che servono a sostenere il sistema imprenditoriale nella particolare congiuntura economica determinata dall’emergenza sanitaria.

Quattro persone sono finite in carcere e quattro ai domiciliari; è stato eseguito, inoltre, anche un sequestro di beni, tra cui aziende e disponibilità finanziarie, per 7,5 milioni di euro. L’inchiesta ha svelato una complessa frode nel settore del commercio dell’acciaio. Le imprese, erano di fatto gestite da affiliati al clan che fa capo a Lino Greco, una “cosca federata” a quella di Cutro che fa capo a Grande Aracri. Dalle indagini è emersa, anche, un intensa attività di riciclaggio di denaro, che veniva inviato anche ad istituti di credito cinesi. Gli affiliati, si sarebbero, infatti, avvalsi, anche, della “collaborazione” di un uomo di nazionalità cinese, residente in Toscana, interessato a riciclare importanti somme cash (mezzo milione di euro) da mandare in Cina.

 

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