Cinque nuovi casi “importati” in Calabria foto

Sono due casi di correggionali al rientro da esperienze di lavoro all'estero e 3 legati al "caso" Roccella: rimaniamo convinti che la Regione faccia davvero poco per migliorare strutturalmente il servizio sanitario, soprattutto dal punto di vista diagnostico e preventivo.

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    Fra esperti che continuano incredibilmente ad accapigliarsi, misure che tardano ad arrivare per davvero e più di qualche caso controverso che si ripresenta anche in Calabria, noi, imperterriti, insistiamo con il tentativo di analisi di dati e grafici sempre riferiti al giorno precedente; lo facciamo quotidianamente da mesi e sempre con le medesime premesse: questo nostro appuntamento è frutto del lavoro estrapolato col contributo di una componente crotonese di una equipe nazionale di studio statistico del fenomeno che fa da supporto a ipotesi non solo prettamente sanitarie; abbiamo, e sempre imperterriti, la voglia di cercare di ragionare su numeri ricordandoci che sono riferiti a persone essendo anche convinti che sia fondamentale cercare di leggerli sotto una ottica generale viste le tante, troppe, differenze fra territori.
    I dati di ieri venerdì 17 luglio ci dicono innanzitutto che i nuovi 5 infetti calabresi sono 3 legati allo sbarco di Roccella e 2 lavoratori di Catanzaro che venivano dall’estero che erano già in osservazione. Restano pressoché costanti i nuovi casi giornalieri rispetto al trend dell’ultima settimana (233 in specifico), così come il numero dei Guariti, “scendono” a 11 le vittime giornaliere. Le tre regioni con il Maggiore numero di nuovi casi si confermano Lombardia (55), Emilia Romagna (54) e Veneto (30). I decessi sono così ripartiti: 3 in Lombardia, 2 in Emilia Romagna e Toscana, 1 in Piemonte, Liguria, Lazio e Campania. In Calabria effettuati ieri 859 tamponi. I casi complessivi dall’inizio della pandemia salgono così a 1.231 a fronte di 106.677 tamponi effettuati ad oggi. I positivi attuali sono 69 mentre i guariti 1065. Le vittime 97. In ospedale sono ricoverate 6 persone e altre 34 sono in isolamento domiciliare. Prosegue dunque l’importazione di casi nella nostra regione: rimaniamo convinti che sia del tutto “normale” per una regione che vive (o sarebbe più corretto dire sopravvive) di migranti di andata e ritorno e che fa poco per attrezzarsi per migliorare strutturalmente il servizio sanitario, soprattutto dal punto di vista diagnostico e preventivo.

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