Condannati due medici dell’Ospedale di Crotone per la morte del giovane Muscarà

La Giudice Rizzo riconosce le richieste del PM assolvendo il terzo medico portato in giudizio concedendo risarcimento provvisionale alle parti civili (la vedova Brugnano Elisabetta ed il figlio minorenne, il Padre Muscarà Domenico, la sorella Muscarà Valeria, la sorella Muscarà Viviana e il fratello Muscarà Michele) assistiti dagli avvocati Aldo Truncè, Francesca Pesce, Antonella Virardi ed Antonello Irtuso.

A proposito del’episodio di presunta malasanità del 2015 in cui perse la vita l’allora 34enne Marco Muscarà è possibile mettere fine all’uso del presunto. Il giovane deceduto il 30 marzo del 2015, dopo 28 giorni di ricovero nel reparto di rianimazione dell’ospedale Pugliese di Catanzaro, dove era stato trasferito a seguito di un incidente su un Quad, ha trovato una prima verità processuale: il giudice del Tribunale di Crotone, Romina Rizzo, ha accolto le richieste di condanna avanzate dal PM nei confronti di due sanitari dell’Ospedale San Giovanni di Dio, mentre ne ha assolto un terzo per non aver commesso il fatto. Il procedimento si era aperto a carico di Borelli Rolando, assistito dall’avv. Vincenzo Ioppoli, di Opipari Luigi, assistito dall’avv. Luigi Falcone e di Ceraudo Rosario, assistito dall’avv. Mariano Salerno con le parti civili la vedova Brugnano Elisabetta ed il figlio minorenne, il Padre Muscarà Domenico, la sorella Muscarà Valeria, la sorella Muscarà Viviana e il fratello Muscarà Michele assistiti dagli avvocati Aldo Truncè, Francesca Pesce, Antonella Virardi ed Antonello Irtuso.

I fatti circostanziati in processo hanno evidenziato come nel primo pomeriggio del 01.03.2015 Marco Muscarà, alla guida di un quad, rimaneva coinvolto in un incidente stradale e pertanto veniva trasportato, in codice rosso, tramite il 118 SUEM dell’Asp di Crotone presso il locale ospedale San Giovanni di Dio ove arrivava alle 15,30 circa. Giunto al pronto soccorso, sanitario di turno Borelli Rolando, ed effettuati i primi accertamenti si riscontrava la frattura scomposta del femore e pertanto inviato al reparto di ortopedia, con medico di Turno Opipari a cui subentrava a distanza di qualche ora il dott. Ceraudo. Qui veniva trattata la frattura con una trazione. I sanitari, in questione, non si accorgevano subito, ma a distanza di qualche ora, della presenza di una lesione arteriosa alla gamba e solo nella notte veniva a Catanzaro presso l’Ospedale Pugliese – Ciaccio. I medici catanzaresi procedevano, quindi, ad amputare l’arto orami compromesso; ma il 30.3.2015 il giovane Muscarà Marco, ancora ricoverato, decedeva. Da qui le accuse, per omicidio colposo, della Procura della Repubblica in quanto il sig. Borelli Rolando, “ ..in qualità di medico di turno presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Crotone , in occasione del ricovero di Muscarà Marco per politrauma da incidente stradale…ometteva di compiere un esame obiettivo completo del predetto paziente, limitandosi ad una obiettività generale data dall’esame obiettivo neurologico, toracico e addominale e non estendendo l’esame alla valutazione degli arti inferiori, sito primario del trauma, che avrebbe consentito di rilevare l’assenza di polso periferico all’arto inferiore di destra e conseguentemente di avviare un appropriato iter diagnostico-terapeutico con eventuale richiesta di valutazione doppler e/o angio-TC”. Chiesta anche la valutazione del comportamento dei dottori Ceraudo Rosario ed Opipari Luigi, “ ..in qualità di medici in servizio presso il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di San Giovanni di Dio di Crotone nonostante la diagnosi già espletata in sede di Pronto Soccorso di “frattura scomposta dialisi medio-distale di femore”, nonché alla luce dei valori e emoglobina emergenti dalle successive indagini emocromocitometriche, avrebbero omesso di compiere un approfondimento di tipo vascolare, limitandosi ad un intervento di trazione transcheletrica; ed avrebbero anche omesso di eseguire immediatamente Angio-TC (effettuato solo a distanza di due ore)…”.

All’udienza di ieri venivano condannati Opipari e Borelli ed assolto Ceraudo con motivazioni ancora riservate e da pubblicare. Un anno e 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, per i due medici di Crotone con il giudice che ha anche disposto il risarcimento per i familiari della vittima, da quantificare in sede civile, con una provvisionale di 30 mila euro a favore del figlio.