La Foca Monaca tornata nell’area marina protetta di Capo Rizzuto foto

Continuano le segnalazioni al Circolo Ibis per l’ambiente

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riceviamo e pubblichiamo:

Da qualche anno l’associazione e’ impegnata insieme al “Gruppo Foca Monaca”, nel coastal survey e nel censimento delle acque marine, al fine di monitorare costantemente  la presenza nel nostro territorio di questi splendidi e rari animali. Presso gli antichi greci, la Foca monaca era sacra al dio del sole Apollo, nonché creatura amata dal dio del mare Poseidone. Ampiamente diffusa in tutto il Mediterraneo, era ben conosciuta anche dai romani che le attribuivano natura umana chiamandola “Vecchio di mare”. La Foca monaca del Mediterraneo, il cui nome deriva dal colore del mantello, simile al colore del saio dei monaci, è una delle specie maggiormente minacciate d’estinzione al mondo. L’adulto misura 2,40 metri e arriva a pesare 300 kg. Ha un mantello grigio chiaro o beige-marrone scuro, più chiaro sul ventre dove può essere fino a bianco nel maschio. La femmina, se non viene disturbata, può partorire un piccolo all’anno. Il piccolo misura un metro e il mantello è folto, nero, con una macchia ombelicale bianca. Si nutre di pesci e di cefalopodi. Anche a Crotone era presente la Foca monaca, infatti nel famoso documento scientifico “Mammalia Calabra” redatto nei primi del ‘900 dal naturalista  crotonese Armando Lucifero, si narra della cattura di ben tre esemplari (nel corso di un ventennio circa) nell’area costiera che va da Capo colonna alla foce del fiume Esaro. Fino agli anni ‘70 in Italia era presente in Sardegna, nelle isole Tremiti e all’isola d’Elba. Accusata dai pescatori di rubare pesce dalle reti causando danni alle stesse è stata barbaramente uccisa per decenni persino con la dinamite. Data il suo scarso tasso riproduttivo (ogni due anni un cucciolo dopo il quinto anno di età) e data l’altissima mortalità infantile dovuta alla stagione delle nascite (agosto-novembre quando spesso le grotte dove nascono i cuccioli si allagano e le onde trascinano i piccoli incapaci di nuotare per i primi quattro mesi), la sua sopravvivenza è legata solo all’opportuno ed efficace intervento dell’essere umano per la sua protezione e conservazione. Le stime della popolazione superstite indicano oggi un numero complessivo di circa 400 o 500 individui, distribuiti in piccoli nuclei sparsi principalmente tra le Isole Greche, le coste mediterranee della Turchia e un breve tratto di costa atlantica compreso tra il Marocco e la Mauritania. Si conosce ancora ben poco di questa specie, però visti i dati raccolti dalle nostre associazioni, possiamo azzardare a pensare che la foca monaca , come ben altri animali selvatici tipo il Lupo, sia ritornata a conquistare i vecchi spazi perduti. Conclude il presidente del Circolo Ibis Girolamo Parretta :” L’appello che lanciamo, e’ quello di non recare nessun tipo disturbo alla Foca in caso di avvistamento , di osservarla a debita distanza, pensando di avere di fronte uno dei 6 animali più’ rari al mondo!”.

Il Circolo Ibis consiglia alcune regole comportamentali da attuare in caso di avvistamento:

  • In caso di avvistamento di una foca monaca è importante ridurre immediatamente ogni potenziale disturbo generato dalla vicinanza umana all’esemplare ed allertare immediatamente la Capitaneria di Porto ( tel.:1530) e/o l’Area Marina Protetta Capo Rizzuto (0962 9521) e/o Circolo Ibis (349 4674358), segnalando l’evento e continuando ad osservare l’esemplare, annotandone il comportamento ed i dettagli fisici (ad es. colorazione della pelliccia, dimensioni, forma del corpo). Nel contempo sarebbe opportuno fotografare o filmare l’esemplare per poter ottenere informazioni importanti sulla tutela della specie protetta.

In caso di avvistamento di una foca monaca in ambiente emerso (su una spiaggia, su uno scoglio, o in una grotta):

  • è fondamentale mantenere una distanza di sicurezza dall’esemplare per evitare di disturbarlo ed allontanarlo dal sito in cui sta riposando. Si raccomanda di mantenere il massimo silenzio, ed allontanarsi lentamente evitando movimenti bruschi che possano spaventare l’esemplare, fino a raggiungere una distanza di sicurezza di almeno 50 metri dall’esemplare.
  • si deve evitare il contatto fisico con l’esemplare, il lancio di oggetti o l’emissione di richiami vocali o di rumori in vicinanza di una foca poiché tali azioni rappresentano motivo di disturbo e di stress per l’esemplare. bisogna assolutamente evitare di introdurre gli animali domestici nei luoghi frequentati dalle foche poiché potrebbero essere portatori di malattie per le foche stesse e comprometterne la salute.

Qualora l’avvistamento dovesse verificarsi all’interno di una grotta:

  • è importante allontanarsi in silenzio, evitando movimenti bruschi e mantenendosi vicino alle pareti della grotta senza ostruire il passaggio acquatico.
  • è assolutamente vietato tentare di avvicinare una foca monaca con il suo cucciolo perché lo stress provocato dalla vicinanza umana potrebbe provocarne l’abbandono,

mettendone a rischio la sopravvivenza. Il disturbo al sito di riproduzione potrebbe, inoltre, indurre la femmina ad abbandonare quel luogo per gli anni successivi.

In caso di avvistamento in mare:

  • spegnere subito i motori dell’imbarcazione, mantenere il silenzio, e aspettare che l’animale continui il proprio percorso senza ostacolarlo. Le foche, incuriosite, possono avvicinarsi ai natanti, ai subacquei ed alle imbarcazioni, ma in nessun caso devono essere disturbate, molestate e inseguite sia in acqua e sia a terra.
  • In caso di avvistamento di una foca monaca durante una nuotata o un’immersione, allontanarsi lentamente per non disturbare l’animale.

Si ricorda che la foca monaca è una specie protetta dalla legge italiana che ne vieta non solo l’uccisione e la cattura, ma anche il semplice disturbo. In caso di un avvistamento di un esemplare di questa specie è importante mantenere la calma e usare sempre il buon senso, in modo da adottare al meglio un comportamento rispettoso delle esigenze di un animale così minacciato.

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