Gettonopoli: dopo 7 anni chiesta dal PM l’assoluzione piena per Fabrizio Meo

Chiesta assoluzione per insufficienza di prove per Sergio Contarino, Pantaleone Megna, Teresa Cortese e Nino Corigliano mentre pene per 8 mesi ed un anno di reclusione per gli altri. A fine mese la Sentenza di questo estenuante ed avvincente (solo per alcuni) procedimento

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    Ieri udienza finale con arringhe (di fronte al giudice Anna Cerreta che tutto sommato è l’unica ad aver fatto presto…) per quella che fu definita da tutti come la Gettonopoli di Crotone. Giovedì 28 aprile prossimo venturo, presumibilmente, quest’estenuante ed avvincente (per alcuni) vicenda troverà pace. Intanto il PM onorario, dott. Alessandro Migliaccio, ieri, ha chiesto l’assoluzione piena ex art. 530 comma I solo per Fabrizio Meo che più volte, al di la di ogni altra possibile riflessione che pure varrà la pena fare, aveva prodotto documentazione che rendeva evidente quanto imbarazzanti fossero le accuse mosse, al punto tale da legittimare una richiesta di proscioglimento predibattimentale. Un iter procedimentale “madido” per usare un termine caro a qualcuno, di errori somiglianti ad orrori, tra gli altri spicca, proprio nel caso del  Consigliere Meo, la mancata considerazione dell’avvenuta indicazione in un verbale di commissione della presenza di un consigliere, un’annotazione che neppure un orbo, cecato in tutti e sei i sensi non avrebbe visto ma che è purtroppo sfuggito all’acuta vista degli “inquirenti” e qui l’aggettivazione sopra virgolettata utilizzata nel nostro ordinamento giuridico, ci pare quantomai evocativa. Tralasciamo in questa sede, e soltanto in questa, l’opportunità di evocare per nome e cognome chi, raccogliendo il testimone lasciato dal Sostituto procuratore dott. Bono (che ha lasciato la sede di Crotone chiamato a sconfiggere, reputiamo con successo, il crimine in altri luoghi più bisognevoli del suo prezioso apporto, ha pensato di dovere acriticamente(?) validare l’operato dell’Ufficio della Procura e gli svarioni pure perpetrati. In definitiva, pertanto, il dottor Migliaccio ha chiesto, solo per Meo l’assoluzione piena, mentre ha domandato per altri 3 imputati (l’assoluzione a norma dell’art. 530 II comma, che sarebbe la vecchia insufficienza di prove, per Sergio Contarino, Pantaleone Megna, Teresa Cortese e Nino Corigliano) e la condanna per falso ideologico per i 10 rimanenti consiglieri indagati e processati per oltre sette anni, escludendo perciò l’ipotesi della truffa (nel dettaglio chiedendo pene per 8 mesi di reclusione per Michele Marseglia, Michela Cortese, Manuela Cimino, Sergio Iritale, Fabio Lucente, Giancarlo Devona, Claudia Scarriglia, ed un anno ciascuno invece per Mario Scarriglia e Salvatore Frisenda).

    L’inchiesta è bene precisarlo, prendeva le mosse da una denunzia dapprima istruita dalla Polizia di Stato e quindi, in seguito, dalla Guardia di Finanza. Nei relativi atti d’indagine può leggersi, nelle primissime pagine di un fascicolo che di pagine ne conta qualche migliaio, che questa indagine prende le mosse a seguito di una trasmissione televisiva nella quale un tale Consigliere Comunale Meo si reca e denunzia tutto. Svariati i colpi di scena prima e durante l’indagine. Tra i principali la sbalorditiva partecipazione tanto dello stesso Meo che del Sindaco Vallone all’Arena di Giletti, alla quale fece seguito, a distanza di qualche mese l’indagine sul verde pubblico (alla quale partecipò anche la nostra testata), propiziata dalle esternazioni dello stesso Meo e dalle considerazioni a riguardo espresse e documentate da questa testata, processi, forse, chissà, non tra le priorità dell’Ufficio della Procura se si considera il tempo che è stato necessario per istruirlo, un lasso di tempo tanto lungo da far ritenere che il processo in corso terminerà, per gli imputati coinvolti, Vallone in testa, ma anche l’intera Giunta comunale del tempo, tre presidenti di Cooperativa ed un dirigente, con una pronunzia di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, piuttosto che, e ce lo auguriamo, perché le cose cattive non si augurano a nessuno, con l’assoluzione con la formula più ampia.

    Si diceva dei colpi di scena e così proprio alcuni tra i principali e prioritariamente indagati, un consigliere che svolgeva la professione di medico e di cui gli inquirenti supponevano potesse essere titolare del dono dell’ubiquità stante il suo presenzialismo in commissione ed un Presidente di Commissione tanto “sfortunato” dal vedersi sottrarre il libro verbale della commissione dallo stesso presieduta da un, rimasto ignoto, Diabolik, ebbene, si diceva, proprio costoro, proprio questi due personaggi, alla fine non erano attinti da alcun rinvio a giudizio, mentre invece il Consigliere Meo di capi d’imputazione, nonostante quella che è poi risultata essere la sua certosina dedizione, ne rimediava una ventina. Colpi di scena che hanno visto il Consigliere Meo rinviato a giudizio per un capo d’imputazione del tutto sovrapponibile ad un centinaio di altre circostanze dedotte nella richiesta di rinvio a giudizio ma ritenute invece sicuramente da archiviare, con tante scuse. Accorata l’arringa conclusiva dell’avv. Giovanni Allevato, difensore dell’avv. Meo che per la verità molto più che diffondersi su questioni pregiudiziali o di diritto, (abbiamo detto che giusto un orbo non vedrebbe le prove dell’innocenza), si è cimentato in una ricostruzione della vicenda, senza omettere di ricordare come l’avviso di chiusura indagine era recapitato in pompa magna ai consiglieri comunali ed al Meo, allora in procinto di candidarsi a Sindaco, a tre giorni dalla data di scadenza della presentazione delle liste a supporto della candidatura. Per onore di cronaca, la costituita parte civile del Comune di Crotone, per la verità quasi completamente inerte in corso di giudizio, per non fare né favoritismi né torti, ha chiesto di tutti gli imputati, la condanna, un pò sull’esempio di quella Santa anima benedetta del legato pontificio, arcivescovo, Arnaud Amaury, durante la Crociata degli Albigesi, che nel chiarire il da farsi al comandante dell’esercito crociato che domandava come fare a distinguere gli eretici dai bravi cattolici, rispose: “ammazzateli tutti (cattolici e catari..tutti..) Dio riconoscerà i suoi”. Noi siamo certi comunque che tutto ciò che di casuale c’è stato in questa vicenda è stata conseguenza di un destino cinico e baro e che nessuno si rammenterà delle feroci invettive comparse sui social e su qualche media, delle campagne elettorali costruite non tanto sui propri meriti quanto sui presunti demeriti del Consigliere Meo, piuttosto che delle trionfali certezze che tali erano non più tardi di una mezza dozzina di anni fa e che a quanto pare più tali non sono. Alle prossime nefandezze che siamo certi ci faranno rimpiangere le attuali.

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