Una pietra tombale sulla caserma di Cutro e sul sogno dei cittadini

Il trasferimento dei militari dell’operazione “strade sicure” presso il complesso abitativo del comune di Cutro rappresenta l’inizio della fine del progetto della caserma militare a Cutro che, realizzato, avrebbe dovuto accogliere un reggimento di fanteria.

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Il trasferimento dei militari dell’operazione “strade sicure” presso il complesso abitativo del comune di Cutro rappresenta l’inizio della fine del progetto della caserma militare a Cutro che, realizzato, avrebbe dovuto accogliere un reggimento di fanteria. Il progetto non è mai stato ultimato ed il programma si è fermato alla progettazione del secondo lotto, quello relativo alla caserma vera e propria . La terza tranche di interventi, quella avveniristica,  stando al protocollo d’intesa, con cui venivano messi a disposizione 140 miliardi delle vecchie lire e che si riferiva all’area addestrativa con annesso centro sportivo è svanito . Non si realizzerà mai più con grave danno per Cutro. Oggi esistono solo delle palazzine con appartamenti costruiti per civili abitazioni da destinare, nel progetto originario, alle famiglie dei soldati in servizio a Cutro e il Ministero della Difesa cerca “soluzioni alternative” per nascondere di fatto la rinuncia proponendo, confusamente e oscuramente, un rimedio peggiore del male. Lo fa, però, senza tener conto , anzi in dispregio , delle speranze e delle aspettative di una città e di un territorio .

Ad essere trasferiti negli appartamenti di Cutro saranno militari dell’operazione “Strade Sicure”, una settantina di uomini e donne destinati a diminuire, che utilizzeranno come dormitorio solo alcuni delle decine di appartamenti, senza una mensa o una lavanderia, da appaltare all’esterno. Inoltre a quanto è dato sapere il sito in oggetto non è una caserma, come impropriamente definita, ma dei semplici appartamenti con box come risulta al catasto, e quindi non idonea a poter ospitare un contingente di militari, poiché privi di ogni autorizzazione sanitaria e dei vigili del fuoco. La discrasia , che trascolora in ipocrisia , è che alle strutture ricettive vengono chieste, giustamente, una serie di autorizzazioni , bagni per disabili, abbattimento delle barriere architettoniche, porte tagliafuoco, rilevatori fumo uscite di emergenza e tutto quello che prevede la normativa, mentre si consente ai militari di stare in un luogo che nulla ha a che fare né con una caserma, né con un residence né con un hotel.
Immagino , senza paura d’incorrere in errore, che gli appartamenti, concepiti come civili abitazioni, non risponderanno agli standard minimi di sicurezza (impianto antincendio, rilevatore fumi, agibilità eccc) e, dunque, se fosse vero quello che io penso, lo Stato che obbliga tutte le strutture ricettive a dotarsi delle necessarie misure di sicurezza, nel caso di specie chiude un occhio  , anzi tutti e due e va avanti in barba alle leggi e alle normative esistenti.
Intanto però i militari verranno spostati e le tante strutture alberghiere che sono riuscite a sopravvivere nei due anni di pandemia grazie anche e soprattutto alla presenza di militari e forze dell’ordine subiranno contraccolpi economici non indifferenti, senza che lo Stato risparmi un euro in quanto, da quanto ho potuto apprendere, tutti i servizi (mensa, pulizie, lavanderia ecc.) saranno esternalizzati. A questo si aggiunga che , in questi anni,  la presenza di militari e forze dell’ordine presso le diverse strutture alberghiere del crotonese ha rappresentato per il nostro territorio un presidio di legalità che hanno preservato le stesse strutture da richieste e condizionamenti che, come quotidianamente si legge anche sui mass media vengono vessate e tenute in scacco dalla criminalità organizzata. Ma questo allo Stato , con la lettere minuscola , non importa , In questo momento , l’importante era ed è mascherare a Cutro e ai cutresi , e non solo a loro ma ad un intero territorio provinciale , la rinuncia al  progetto . Il resto non conta. E’ la solita storia che noi calabresi conosciamo bene e che scontiamo quotidianamente.
Giovanni Lentini

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