Molto più che tre ex Presidenti di Provincia da processare foto

La PM Ines Bellesi insiste nell'indagare sui reati consumati ai danni di Gestione Servizi: Iritale, Zurlo, Vallone, Milone, Barberio, Amato, Nicoscia, Rossi, Toscano e Adamo saranno chiamati a rispondere su bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta. Ci sarà mai un film unico sulla pioggia di danari spesi e sperperati per il post industriale?

di Procolo Guida

Ci siamo o ci facciamo? Una Procura (quella di Crotone ovviamente) che non è mai stata “ignorata” dal Ministero per l’arrivo di nuove risorse investigative, sta forse (e forse solo incidentalmente) iniziando ad “esserci”, e non solo a “farci”! Ed il Sindaco Voce (assieme ai suoi avvocati presenti in Giunta) dovrebbe alzare qualche antenna soprattutto, e non solo, a proposito di Crotone Sviluppo. Buona parte del merito (per noi giustizialisti convinti, si tratta certamente di merito) è della PM Ines Bellesi che è “riuscita” a “distinguersi” tra gli 8 “nuovi” magistrati  arrivati nell’aprile del 2019, perché “vogliosa” di occuparsi di filoni di “gestione” della cosa pubblica (gli altri erano, e sono, Pasquale Festa, all’epoca 34enne di Gravina di Puglia, Alessandro Rho, all’epoca 30enne, di Voghera, Odette Eronia, all’epoca 37enne, di Foggia, Federica Girardi, all’epoca 31enne ed andata via, di Napoli e Ilaria De Pasquale, all’epoca  31enne, di Cosenza, Federica Gullì, all’epoca 32enne di Roma e Marzia Mingione all’epoca 34enne di Capua). Ed infatti la PM Bellesi si è occupata di bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta che nello specifico ha tempi di prescrizione, da sempre, abbastanza lunghi… E proprio bancarotta fraudolenta è l’accusa contenuta nella nuova trasmissione di conclusione di indagini dell’inchiesta condotta dai finanzieri sul crac di Gestione Servizi: la società a responsabilità “limitata” partecipata dalla Provincia e dichiarata fallita il 17 luglio 2018 solo dopo (magari anche un po durante) tanta linfa elettorale (e questo ci sembra davvero innegabile) che ha dato ai potenti di allora e di oggi. La dottoressa Bellesi aveva iscritto dieci persone nel registro degli indagati. Tra loro figurano, gli ex presidenti dell’ente intermedio Vallone (dopo e quasi alla fine), Zurlo che ha direttamente ereditato da Iritale (il disegnatore iniziale dell’architettura aziendale) che aveva avuto come consigliere provinciale esperto eletto quello che poi divenne (grazie proprio all’ex Sindaco Vallone) liquidatore dell’azienda; e parliamo ovviamente di quell’Antonio Barberio (attuale sindaco di Scandale) così “esperto” in fallimenti dai tempi di Akros. A questi la Bellesi ha aggiunto gli ex presidenti del consiglio di gestione Damiano Milone e Antonio Giovanni Amato più gli ex componenti del consiglio di amministrazione che sono stati Pantaleone Nicoscia, Salvatore Rossi, Antonio Toscano e Giovanni Francesco Adamo.

Così, dunque, Zurlo, Iritale, Milone, Nicoscia, Rossi, Toscano e Adamo, dovranno rispondere di bancarotta fraudolenta di fronte alla conseguente richiesta di rinvio a giudizio in quanto avrebbero, non solo tra loro, contribuito a cagionare o ad aggravare il dissesto della società commettendo l’illecito di false comunicazioni sociali, confermando le tesi investigative e (poi) accusatorie sintesi di due vicende (proprio Gestione Servizi ed Akros) confluite in un unico fascicolo che avrà comunque due sviluppi differenti per competenze. Quanto queste, e purtroppo troppe altre vicende sarebbero intersecabili con una miriade di tantissimi altri interventi straordinari pubblici (488, royalties, bonifica ed aeroporto su tutti) marchi l’evidente assenza di qualsiasi dimensione storica, è, appunto, evidente come la “solitudine” dei processi sulla gestione dell’aeroporto e del verde pubblico ed i rinvii alla DDA dei reati ambientali di cui si sa, purtroppo, pochissimo e l’ancora più miriade di fascicoli rimasti tale. E ciò che più impressiona è la latitanza di qualsiasi commento sui tempi e la matrice di questa voragine: sin dalla storica «rivolta» degli operai crotonesi e la negazione di un unico film industriale e dunque post industriale. Da una parte c’è stato infatti “l’accanimento” sull’ultimissimo tratto del ciclo di vita aziendale, dalla breve agonia alla morte. Cosicché, appassionandosi esclusivamente alle modalità e alle scansioni terminali dello stabilimento, molti opinion makers (tutti come al solito dall’alito pulitissimo) si sono “abbandonati” a generiche analisi sulle «industrie senza avvenire, inventate dalla politica romana» che, dal canto suo, si è “potuta così” alienare (assieme a pochissimi) alle medicine di piogge di danari pure arrivati e SEMPRE SPERPERATI. Se da un lato non vi è mai stata la possibilità di “processare” politicamente una classe DIGERENTE, dall’altro, qualsiasi procuratore capo, e questo in carica in particolar modo, non è mai stato capace di creare una politica di intelligence che sapesse (o volesse) individuarne regia (o regie). Che addirittura il “Masaniello” Voce, che pure a ricorsi a tribunali ha proprio costruito il suo consenso, potesse così fare “peggio” in termini di architetture amministrative e gestionali, non ci sembra ne casuale né incidentale.

Arriverà il giorno del giudizio?