Crotone e Colleferro uniti nell’esclusione culturale dell’approccio ai problemi sociali foto

Così come ci dice una ricerca di openpolis con cifre e numeri a volte inequivocabili: i comuni possono fare molto per il contrasto all’esclusione sociale

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Partiamo da una integrazione all’informazione del crimine perpetrato ai danni del povero Davide Ferrerio: il suo, ancora giudizialmente presunto, aggressore, l’arrestato Nicolò Passalacqua sarebbe originario (anche) di Colleferro, centro laziale tristemente famoso per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte preso a calci e pugni fino a rimanere sull’asfalto; un italiano di origini capoverdiane ucciso da altri italiani conosciuti a forze dell’ordine ed in tutto l’interland frusinate, anche per la “passione” della pratica di arti marziali, motore e strumento sociale oltre che per il delitto commesso. Beh, lo abbiamo scritto, ora. Cosa cambia? Crotone è meno colpevole? Colleferro è habitat “naturale” di scimmie che vanno buttate solo in carcere? Crotone e Colleferro sono più colpevoli di altri posti? L’esclusione sociale di “scimmie” è l’unica risposta che sa dare questa società? C’è da intervenire sull’esclusione sociale, giustificando ed ammorbidendo pene e condanne, per risolvere il problema della violenza di questa società? Niente, no, no, no, no ed assolutamente, NO!
Abbiamo cercato, sin dall’inizio di questa tragedia che merita solo parole di preghiera per Davide affinchè ritorni al più presto ad una vita degna, di misurare parole; di evitare interviste; di cercare di comprendere come si può arginare una deriva che riguarda la scuola, così come ha equilibratamente ricordato Pesavento ed il CNDDU, la famiglia, la chiesa, l’associazionismo (che ha saputo e voluto mettere in campo solo gli striscioni) e, soprattutto, le istituzioni, a partire dai comuni, a partire dal Comune di Crotone. Come e cosa si spende per il sociale? Si può fare meglio e di più, consapevoli che i soldi spesi non fanno tantissimo e, soprattutto, non fanno subito? Ecco arrivata una nuova ricerca di openpolis (qui linkata nel suo assieme) che ci ricorda come il contrasto alla povertà è il primo degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 delle nazioni unite. Ci dice con cifre e raffronti come le azioni dei comuni sono fondamentali per l’assistenza e l’inclusione sociale della fascia di popolazione più fragile. Ci dice quanto si è speso a Crotone fino al 2020:

inclusione sociale Davide

Ci dice anche quanto si è speso a Colleferro:

inclusione sociale Davide

Anche a dimostrazione che questi sono dati da elaborare e riordinare, che non spiegano tutto e, molto probabilmente, poco, se presi in se. E proprio partendo dall’assunto della ricerca, rilinkata qua, grazie ad openpolis, contribuiaimo a nostro modo, a rammentare che, “nell’anno dell’inizio della pandemia, si è registrato in Italia il livello più elevato di povertà assoluta dal 2005. Per il contrasto a queste e altre situazioni a rischio di esclusione sociale, interventi diversi vengono promossi e attuati a più livelli. I comuni, in quanto enti di prossimità, possono compiere azioni mirate per il sostegno diretto delle persone più bisognose. La povertà è un fenomeno complesso, determinato da diverse cause. Non è una condizione che riguarda esclusivamente il reddito ma si riflette anche sull’accesso alle opportunità e quindi sulla partecipazione alla vita economica e sociale del paese.” Quante energie sprecate a difendere Crotone che non è omertosa o violenta… E’ dunque vero che i comuni possono e devono fare molto, e non solo per i troppi Davide e Willy, per i troppi nostri figli che lasciamo soli in trincea con strumenti di bassissimo livello, quelli della forza e della figherìa, quelli delle vetrine e delle passerelle, quelli della difesa del proprio stemma e del proprio orticello: gli stessi medesimi e poverissimi strumenti che conosce benissimo la violenza fisica ed, anche, ed a volte quella ancora più pervicace, la violenza verbale.

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