Francesco Facino: “La crisi delle aziende italiane è sempre più evidente. Manca poco al collasso economico”

"Tra le cause primarie della crisi delle materie prime c’è sicuramente la pandemia da Covid-19 che ha bloccato il mondo".

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L’economia mondiale risente di una forte crisi delle materie prime necessarie ai processi produttivi per poter essere messi in atto che, unita all’altrettanto forte caro carburanti, sta generando enormi problematiche alle aziende e, naturalmente, ai consumatori finali. Ma quali sono le cause di questa crisi e quali sono gli effetti sui mercati? È di questo che ci parla il Presidente di FenImprese Crotone, Francesco Facino.

“Tra le cause primarie della crisi delle materie prime c’è sicuramente la pandemia da Covid-19 che ha bloccato il mondo per diversi mesi nel 2020 ed interrotto la produzione di molte aziende. È da lì che parte tutto il crescendo che ha portato, nell’immediato post chiusura, ad una generale domanda aumentata di carta, cotone, plastica e altri materiali e dunque ad una difficoltà nel riuscire a soddisfare tutte le esigenze”. Il Presidente Facino continua sottolineando la situazione davvero molto critica: “E ancora, gli scorsi inverni particolarmente rigidi hanno svuotato gli stock di gas destinati al riscaldamento, con un sequenziale aumento dei prezzi dello stesso. Infine l’instabilità a livello geopolitico e l’attuale guerra in Ucraina ha portato al netto il costo delle materie prime tipiche di quell’area del mondo, come il grano, e ad un marcato innalzamento del prezzo del carburante, del gas, dell’energia elettrica e anche dell’olio di girasole (si pensi che il prezzo di quest’ultimo nel 2020 era parti ad € 0,83 al litro ed oggi, nel 2022 ad € 3,00 al litro) vista la partecipazione attiva della Russia al conflitto. Una tempesta perfetta, potrebbe dirsi, con una serie di concatenati fattori e cause che stanno sortendo degli effetti devastanti sull’economia. Questo non fa altro che aumentare il rischio per le nostre aziende, diventando così sempre meno competitive, basti pensare alla Francia e alla Germania. Parigi è intervenuta da mesi limitando l’aumento delle tariffe grazie al nucleare ed invece Berlino, che ha molto carbone, ha avuto aumenti inferiori perché meno esposta al rincaro esponenziale dei prezzi del gas”.
Il Presidente fa cenno ad un’altra criticità che arricchisce maggiormente, in maniera negativa, la situazione attuale: “Non da meno è ormai il prezzo esorbitante del nolo. L’impennata dei noli marittimi, iniziata con la pandemia e ora esacerbata dalla guerra in Ucraina, secondo alcune grandi compagnie e imprese di spedizioni, riferisce il quotidiano economico, era destinata a una normalizzazione nel secondo semestre del 2022 ma il conflitto in corso nel cuore dell’Europa non lascia più ben sperare, soprattutto gli spedizionieri italiani”.
A questo punto cosa si può fare? Francesco Facino conclude dicendo: “L’Italia potrebbe intervenire sull’aumento dei noli marittimi così sulle materie prime come per il carburante, per esempio, parlando all’Autorità garante della concorrenza per capire se c’è in atto, sui noli, una speculazione da parte delle grandi compagnie di navigazione cercando di capire e chiarire se l’aumento dei noli e materie prime è dettato da una crescita dei costi effettivi o se c’è pura speculazione. La crisi delle aziende italiane è sempre più evidente. Manca poco al collasso economico. Di conseguenza a tutto ciò è ovvio che ci sarà un calo di consumi rispetto al pre-pandemia: il 16% delle imprese italiane manifatturiere già oggi ha sospeso o ridotto le produzioni; nei prossimi tre mesi, se permarrà questa situazione, un ulteriore 30% delle imprese finirà nella stessa situazione”.

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