“Bisogna mettere al centro la dignità della persona, civile e sociale” fotogallery

Prima giornata in loco da vescovo della diocesi di Lamezia Terme per Serafino Parisi con incontri in ospedale, Comune e seminario con la stampa

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    Prima giornata in loco da vescovo della diocesi di Lamezia Terme per Serafino Parisi, che in mattinata ha effettuato un primo tour di incontri con la città, e nel pomeriggio su Corso Numistrano sarà invece accolto ufficialmente dalla comunità con la cerimonia religiosa di insediamento
    Dopo la visita ai reparti dell’ospedale “Giovanni Paolo II”, tappa nella sala consiliare intitolata a Renato Luisi per il saluto con le autorità civili e militari.
    Accolto dal direttore sanitario del presidio ospedaliero unico Rita Teresa Marasco, da numerosi medici e operatori sanitari, monsignor Parisi ha presieduto un breve momento di preghiera nella cappella del nosocomio lametino, accompagnato dal cappellano dell’ospedale padre Giuseppe Ferrara e dal direttore dell’ufficio diocesano di pastorale della salute don Francesco Farina.

    Tutti voi, ad ogni livello, avete un grande compito – ha detto monsignor Parisi – Io vengo qui con grande disponibilità per sostenere, dare supporto, per dare uno slancio al vostro servizio. Abbiamo bisogno soltanto di una condizione, che rappresenta una scelta e uno stile di vita: il timbro dell’umanità. Siamo chiamati ad avere gli stessi sentimenti gli uni per gli altri, aprirci all’altro, incontrare l’altro non come un paziente, non come un numero su una cartella clinica, ma guardare l’altro e servirlo come persona umana. Gesù è venuto a dirci che dobbiamo recuperare il livello più alto dell’umanità, la donna e l’uomo ad immagine e somiglianza di Dio. Non guardare all’altro come fonte di monetizzazione, ma puntare alla dignità dell’altro.

    «Si crescerà insieme, senza lasciare nessuno indietro» è l’auspicio del presidente del consiglio comunale, Giancarlo Nicotera, ricordando le testimonianze dei vescovi precedenti. L’augurio del Procuratore Salvatore Curcio cita invece San Francesco e l’ultimo capitolo del vangelo di Giovanni, auspicando «l’essere un pastore per la nostra comunità e lasciare un segno indelebile del suo passaggio».
    «A nome di 135.0000 persone, 865 kmq, 63 parrocchie, 25 comuni ho l’onore di accoglierla nella nostra diocesi», reputa il primo cittadino Paolo Mascaro, «siamo un territorio con determinate criticità ma con voglia di migliorare. Sabato nel suo sguardo ho visto la determinazione di voler incidere su questa comunità, la missione religiosa che non sarà facile ma in una terra fatta di umanità, solidarietà, umiltà, desiderio di voler far bene». Il sindaco indica la vicina mensa Caritas come «esempio di come Lamezia tenda la mano ai più bisognosi», ma anche l’altra faccia della medaglia come «centinaia di persone che si trovano in sofferenza e verso cui si ci gira dall’altra parte, di bambini che hanno situazioni di alloggi precari e la notte devono dividere il letto con scarafaggi. Pur con il massimo impegno, le nostre coscienze hanno macigni come questi con cui fare i conti». Per Mascaro «il ruolo sul territorio delle parrocchie è quello di primo aiuto, che sia spirituale o materiale», mentre rivolgendosi alle altre fasce tricolori presenti in sala sostiene che «le amministrazioni comunali sono la valvola di sfogo delle esigenze dei cittadini, spesso però in solitudine ed in difficoltà», chiudendo poi con i ringraziamenti verso forze dell’ordine e magistratura «baluardo per evitare che certe forze oscure possano schermare il sole della legalità». Il sindaco lancia così un appello ad «unione di intenti, ognuno nella diversità dei nostri ruoli, perché il terreno è fertile e va coltivato per il bene comune».
    Parola poi al nuovo vescovo: «tramite voi il mio pensiero va a tutte le realtà che rappresentante. Secondo le sacre scritture una grande condanna è la caduta nell’oblio, rassegnarsi che ciò che è stato lo sarà nuovamente, ma la storia non va solo subita ma anche vissuta a pieno. Per questo, nella differenza dei ruoli, non deve mancare l’obiettivo comune del bene, superare gli interessi individualistici». Altro punto quello della «fede “deresponsabilizzante”, che delega a Dio di risolvere questioni umane, mentre non c’è niente di disincantato. Rispetto le posizioni di chi non è credente, la differenza di vedute è ricchezza, mentre chi è credente ha necessità di una fede estroversa ma non schizzofrenica, non fa distinzione tra sacro e profano». Superamento dell’invidualismo ed il concetto di persona umana son così due cardini richiesti da parte di Parisi, parlando di «socialità che serve a costruire legami che vadano al di là degli interessi singoli, relazionarsi non per interesse ma per amore, accogliere l’altro come dono». Secondo il vescovo «a noi Calabresi manca la capacità di raccontare le bellezze, siamo lamentosi mentre abbiamo potenzialità che conosciamo ma non riusciamo ad esprimere. Siamo un popolo solidale, ma dobbiamo essere artefici dei contesti morali e sociali», e su Lamezia non si nasconde che «la sola centralità, anche con attenzioni maggiori rispetto ad altri territori come la questione dei trasporti rispetto alla realtà di Crotone da cui provengo, non basta. Bisogna lanciare la sfida di mettere al centro la dignità della persona, civile e sociale, facendo sentire gli altri entusiasti di essere lametini. Bisogna essere un laboratorio sociale nazionale su cui scommettere tutti insieme». Ultima tappa in seminario prima di pranzo con gli operatori della comunicazione, con Parisi a ringraziare «per l’attenzione riservatemi non ora, ma da mesi. Non tanto per quanto state facendo per me, ma per il servizio che sarò chiamato a seguire, perché so che il giornalismo da tempo è in una fase di evoluzione e cambiamento per gli aggiornamento informatici. Ciò ha comportato drammi come quelli in campo medico, in cui un malato reputa di potersi curare da solo con una ricerca su Google, come se fosse diventato un dottore. Lo stesso rischio si ha nel mondo della comunicazione e del giornalismo». Per la nuova guida della diocesi «due sono i pilastri del giornalismo: la verifica della verità, ed essere interprete di quello che è accaduto senza distorcere la realtà; il rispetto della persona, valutare l’impatto che la notizia avrà sul diretto interessato, sui familiari, sulla collettività. Due questioni che si sono ulteriormente rese evidenti con l’ascesa dei social, perché il buon giornalismo ha ancora senso e c’è bisogno di un mezzo umano che filtri le informazioni fornite».

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