Tra Teatro, Cinema e Cultura Vincenzo Leto si racconta foto

Estate intesa per l’attore crotonese, pronto a partire con il laboratorio teatrale a Roccabernarda; spunta anche un film con Enrico Brignano.

Reduce da una lunga tournée in giro per l’Italia, con l’attore crotonese Vincenzo Leto, abbiamo chiacchierato di quanto fatto nel periodo estivo e di quello che lo attenderà quest’anno, tra teatro, cinema e Roccabernarda.

Che tipo di estate hai vissuto in questo 2022? Sappiamo che hai viaggiato un po’ per l’Italia. Che tipo di esperienza è stata?
Si. Ti dirò, personalmente non provo nessuno sforzo nell’andare fuori regione. Questa è la mia quotidianità è il mio lavoro. Con la stessa efficienza con cui lavoro a Roccabernarda, con i ragazzi dell’associazione, lo faccio anche quando mi trovo ad andare a lavorare fuori. Preciso che sono state tre esperienze lavorative diverse. Dopo la Serie TV (Bang Bang Baby) mi sono ritrovato ad essere parte di una particolare, chiamiamola: “esperienza di vita”. Dignità autonome di prostituzione (questo il titolo dell’evento) è una sorta di teatro 2.0, uno spettacolo molto importante, realizzato da Luciano Melchionna, che a mio parere è un vero e proprio pescatore di anime, uno sciamano del teatro, un uomo capace di saper tirare il meglio di un attore, mettendo al centro la sua anima (dell’attore). Questo è stato uno spettacolo molto particolare, perché tutti noi attori eravamo dei “prostituti” ed il pubblico, a cui veniva dato del denaro in stile monopoli, ad inizio serata, comprava i monologhi dei tanti attori presenti che più gli potessero interessare. Considera che l’attore, nella stessa serata si ritrova a ripetere il proprio pezzo davanti a persone diverse anche per cinque volte in poche ore. Questa è stata una grande palestra. Poi considera i numeri: 500 repliche e 15 edizioni, questo è uno spettacolo che ha fatto circa 1.000 spettatori a serata, chiudendo con 22.000 spettatori in 20 giorni. Numeri che dopo la pandemia sono pazzeschi. Poi la cornice di Castel Sant’Elmo, da qui potevi osservare tutta Napoli, è stata la ciliegina sulla torta.
Ma non c’è stato solo questo giusto?
Giusto. Esperienze indimenticabili sono state quelle di “Restate a Sessa Aurunca” e “Restate a Napoli”, due progetti di Lello Arena e Mario Esposito. Il primo è stato un workshop con 52 allievi che è culminato in un pre-show che ha preceduto alcuni grandi spettacoli. Si sono esibiti artisti come Nino Frassica, Enzo Avitabile, lo stesso Lello Arena ma anche Nicola Piovani e Peppe Barra. Tutto questo in un piccolo comune sperduto del Casertano. Questa è la dimostrazione che quando in un luogo c’è un ente, in questo caso la Regione Campania ed il Comune attento alla cultura, si possono realizzare grandi cose.  Stessa cosa a Napoli, andato benissimo, il Comune ha patrocinato tutto l’evento 3 spettacoli al giorno.
Dopodiché è stata la volta di Napoli. Che emozione è stato riavere un palco ed una platea?
Posso dirti una cosa? Dopo i 1.700 a sera di “Dignità autonome”, dopo i 3.500 di Sessa Aurunca e i 15.000 a spettatori a serata di Piazza Plebiscito, io ora se non ho almeno 1.000 spettatori non mi esibisco e non do confidenza a nessuno (ride). Scherzi a parte. Poche persone possono vantarsi di aver lavorato in Piazza Plebiscito, sono quelle lotterie che capitano una volta nella vita e non è neppure detto che capitino. Io ho avuto questa fortuna. Poi la cosa meravigliosa è stata che il 90% dei lavoratori dello spettacolo presenti, erano tutti ragazzi. Il Sindaco, la Direzione Artistica hanno messo in mano un palco di questo tipo ai giovani e questo è commovente.
E della tua città?
Passiamo alle dolenti note. Mi deprime la situazione culturale di questa città, perché non c’è uno stimolo, non c’è voglia e soprattutto non c’è una vera e propria manifestazione da parte delle persone. Questo non per dare colpa ai crotonesi ma è evidente che i miei concittadini subiscono passivamente un senso di strisciante apatia che oramai si è impadronita di questa città.  Se io osservo e guardo agli eventi estivi di Isola di Capo Rizzuto e quanto invece organizzato a Crotone, penso al deserto. Vige una rassegnazione che forse è frutto anche di quanto fatto istituzionalmente in questi anni. Tante volte mi sono sentito dire: “non ci sono soldi”; benissimo, ma la domanda è una: “cosa si sta facendo per avere dei soldi?”. Perché se non si stanno muovendo adesso, la prossima estate sarà uguale a quella appena trascorsa. E poi, non si può fare leva sulle associazioni chiamate a riempire questi enormi vuoti. Va capito che le associazioni culturali vanno pagate e messe eventualmente nelle condizioni di poter lavorare. Esistono dei bandi a cui il comune può partecipare, dei fondi a cui accedere. Ci vuole però voglia di fare. Io ho anche assistito, e questo mi ha molto impressionato, che molti sindaci quando non riescono a raggiungere una determinata cifra, si tassano, per dimostrare che la volontà di fare qualcosa c’è.
Eppure abbiamo una struttura quasi pronta che potrebbe rilanciare la vita culturale di questa città.
Mi piange il cuore nel vedere quel Teatro chiuso e mi piange il cuore sapere che molti sono convinti che quando sarà terminato riaprirà. Queste sono, però, delle favole. Ci sono dei costi per mantenere un teatro e di solito ci si muove prima per capire come gestirlo: se attraverso fondazioni, attraverso una direzione artistica di un privato sterno. Le modalità sono tante ma bisogna muoversi per tempo. Coì come bisogna muoversi per partecipare a bandi per trovare i finanziamenti. Io ad oggi, sfortunatamente, sono persuaso che questo “nuovo” teatro rimarrà chiuso oppure affidato ad associazioni di categoria che faranno le solite cose che in genere faranno alla villa.
Cambiando argomento. Tu da anni porti avanti un laboratorio teatrale a Roccabernarda. Cosa può dare questo tipo di percorso a chi lo intraprende?
Ti riporto quelle che sono le parole di alcuni di loro, che mi hanno detto qualche tempo fa e che mi hanno molto colpito: “pensiamo di essere diventati esseri umani migliori”. Quello che si fa in un laboratorio teatrale non è il dare un copione in mano a della gente, è piuttosto una palestra dell’anima. Lavori con te stesso, prendi per mano la tua intimità ed anche se non ti piaci inizi a camminare. Poi io penso che per fortuna il teatro permette anche all’essere umano più disgustoso di avere una grande dignità; un esempio può essere quello di Iago nell’Otello. Questo è paradossalmente un personaggio a cui ti affezioni nella sua meschinità. Ecco il teatro è questo; riesce a tirare fuori il tuo essere e ti permette di iniziare ad accettarlo prima di tutto, poi successivamente si crea un gruppo e si iniziano ad abbattere i muri. Ho visto in questi cinque anni di lavoro che tutte le paure personali, si sono disintegrate perché venivano condivise con il gruppo. Questa è la vittoria del laboratorio teatrale. Non è solo il percorso ma e come lo applichi. Spesso siamo abituati a trascurarci perché andiamo sempre di corsa. Una nostra corsista una volta ha detto a tutti di come l’ora all’interno del laboratorio fosse “il suo tempo”, per prendersi cura di se stessa, staccando con tutto il resto. All’interno del laboratorio poi l’ascolto è un elemento fondamentale perché ci obbliga a fermarci, a prestare attenzione e di conseguenza aiuta ad eliminare tutti quei conflitti interiori e con gli altri, che spesso non sappiamo come affrontare.
Quindi continuerà ad andare avanti questa realtà teatrale?
Ti svelo un segreto. Quest’anno non avremmo dovuto farlo, a causa di alcune ragioni di tempo imputabili a me, perché sono in partenza per un nuovo progetto. Ma poi ho sentito l’esigenza ed il dovere di continuare questo percorso. Il due ottobre abbiamo avuto modo di svolgere una giornata di Open day all’oratorio di Roccabernarda e per questo dobbiamo ringraziare davvero tanto Don Ercole, che non si è mai tirato indietro e ci ha sempre sostenuto permettendo di poter sfruttare gli spazi dell’oratorio ogni qualvolta ne avevamo bisogno.
E questo open day come è andato?
Un successo. Si sono presentate più di 35 persone di diversa età, provenienti un po’ da tutti i comuni del crotonese e qualcuno anche da altra provincia. Il merito penso sia da una parte il lavoro fatto sui social, il passaparola, la stampa che comunque ci ha dato una mano a diffondere l’evento ed il grande lavoro svolto dei ragazzi. D’altro canto non posso non pensare che questa affluenza sia dovuta anche alla voglia delle persone di uscire da quella routine giornaliera che spesso diventa una gabbia. Questo risultato mi ha portato a voler ripetere questo esperimento, quindi questo venerdì 7 ottobre, svolgeremo un secondo Open Day, anche per dare la possibilità a chi magari non ha potuto partecipare la scorsa settimana. Io sono solito dire che il target va dai 16 ai 99 anni, perché non vogliamo escludere nessuno da questa esperienza. Il nostro è già un gruppo “contaminato”, nel senso positivo del termine, e noi siamo sempre pronti ad accogliere sempre nuovi elementi. Quindi venerdì 7 ottobre all’oratorio di Roccabernarda dalle 21.15 in poi ci sarà questa serata, anche in questo caso gratuita, per mostrare quello che generalmente facciamo all’interno dei nostri laboratori.
Cosa ti augureresti per questo laboratorio?
Il mio sogno sarebbe un laboratorio finanziato da un ente o dalla Regione, che possa permettere a tutti di partecipare gratuitamente. Sono sempre convinto e lo dico sempre quando me lo chiedono, che lo Stato italiano dovrebbe passare Teatro e Psicologo ai cittadini, così da diventare essere umani migliori. Il mio sogno poi è quello di allargare questa esperienza in tutto il marchesato, prendendo come esempio due realtà ben specifiche del territorio crotonese, che da tempo lavorano in questa specifica direzione culturale: Santa Severina ed Isola di Capo Rizzuto.
Per concludere. Progetti futuri?
Un progetto, cinematografico, è già in cantiere. Mi appresto a girare questo film dal titolo “Una commedia Pericolosa”. Il regista è Alessandro Pondi è lavorerò con attori come Enrico Brignano, Paola Minaccioni, Fortunato Cerlino e Gabriella Pession. Ci sono poi molti progetti teatrali, a livello nazionale, che per ora sono in standby. Ecco, io cercherò quest’anno di dividermi tra tutto questo ed il laboratorio teatrale di Roccabernarda.