Tremendamente bella ed assassinata!

La visione del film dedicato a Renata Fonte con la partecipazione di Carlo Gallo ci ha fatto riflettere su quanto è ingiusto il destino della bellezza

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    “È stata un’esperienza piena e significativa per il suo valore sociale e civile, non parlo da attore ma come persona che vive in uno Stato in cui la mafia è presente e tocca ricordarlo con determinazione. In diversi luoghi ci sono donne e associazioni che si battono quotidianamente. La storia di Renata Fonte, il panorama mozzafiato di Porto Selvaggio mi ha fatto pensare immediatamente alla mia terra, a Capocolonna, alle zone archeologiche, al patrimonio collettivo sempre a rischio purtroppo”

    E’ così che Carlo Gallo ci ha preparati nell’intervista che ci ha permesso di promuovere Una donna contro tutti: la fiction impegnata di canale 5 propone nel cast Carlo Gallo (che è possibile rileggere cliccando su questo link).

    Ed è con questo stato d’animo, che  il “nostro” Carlo Gallo ha solo quasi sussurato a cuore e cervello, che ci siamo messi di fronte ad una piccola produzione che ha comunque permesso di realizzare un vero e proprio film, solo prestato al piccolo schermo per la sua prima visione. (e che cliccando qua potete rivedere con comodo sullo podcast di mediaset)

    Non bisogna certo sottovalutare l’intera produzione, fattasi in quattro episodi, che ha aiutato, di certo, a “ripensare” a valori, emozioni, ed un linguaggio cinematografico anche per certi aspetti nuovo, già sperimentato dai due precedenti  episodi dedicati a Libero Grassi ed Emanuela Loi, che sono stati già in grado di scavare profondamente in storie più note.

    A caricare di aspettative la visione di ieri sera c’era pure la regia che, per questa storia, ha visto chiamare al timone un altro calabrese: quel Fabio Mollo, capace già da “Il sud è niente”, di farci rammentare quanto il mezzogiorno sia paradiso di bellezza naturale e prigione di omertà!

    La narrazione di “Una donna contro tutti” esattamente collegata alla realtà, esattamente uguale a quella di oggi nella dinamica sociale marca la differenza con quella tragica deriva politica che ancora negli ottanta almeno aveva momenti di discussione e confronto.

    E questa scrittura secca porta dritti all’essenza delle battaglie sociali e civili nei sud del mondo pre e post globale. In quella linea d’orizzonte post sessantottina e post Vietnam dove le gesta eroiche (o anche di semplice avanguardia) lasciano oggi tragicamente e terribilmente soli perché il primo conflitto da consumare è quello con il proprio clan/famiglia o partito;  i visionari  di una volta avevano, spesso, più energie da spendere perché supportati (o anche solo sopportati) al proprio interno; quelli di questo mondo vocato all’edonismo, devono decidere troppo spesso di portarle sulle “proprie” spalle fino alla fine.

    Questa sorta di abbandono ante litteram che ha, dalla sua, la forza di una ragione, di un equilibrio e di una coscienza collettiva che ha pure l’arroganza di essere sostenuta dalla maggioranza assoluta, nel caso di Renata Fonte è ancora più pesante perché speso da una donna che non si cura di alcuna necessità di emancipazione; men che meno di quella di donna e madre di altre due donne in erba.

    Renata Fonte che vive il dramma familiare più di quello sociale, va fino in fondo quasi con incoscienza; perché trent’anni fa come oggi non sa di dover gravitare una trincea dove armi e morte possano essere come in Ruanda o Sierra Leone.

    Siamo persone che vivono in uno Stato in cui la mafia è presente e tocca ricordarlo con determinazione, ci ha rammentato Carlo Gallo chiamato ad interpretare l’amico e confidente tecnico che permetteva a Renata di confermare le tesi di speculazioni su Porto Selvaggio.

    Mafia vuol dire tante cose opportunismo, cinismo ed omertà dice nel film Peppino Mazzotta che interpreta invece il Commissario che scava e trova i mandanti dell’omicidio della politica di Nardò.

    Speriamo e crediamo che eliminando gli effetti catartici e liberatori che spesso si appropriano di inutili fiaccolate postdelitti, queste produzioni possano ricordare a tutti noi che c’è la “impellente” necessità di riempire le nostre azioni concrete quotidiane di coscienza e bellezza.

    Siamo certi infatti che, oltre ad avere una solida conferma che Carlo Gallo sia un attore di grande spessore e prospettiva, non vi sia la necessità di fare paralleli fra Porto Selvaggio e Capocolonna. Non foss’altro perché quel parco naturale non ha più necessità di essere ripulito da bustoni portati da cittadini dai buoni propositi.

    Andiamo in Puglia ad imparare quanto e come è riuscita ad entrare nella pelle della gente comune che la bellezza è materia prima essenziale. Anche quella è una terra disgraziata e vilipesa, in troppe zone assolutamente avvelenate. Ma ci sono, anche oltre il salento, interi percorsi culturali e paesistici di gusto e capacità di mettere a “cassa” (e non solo economica) le bellezze naturali, archeologiche e storiche.

    Quanto più mezzogiorno imparerà da queste esperienze e tanto più renderemo giustizia e libertà ai nostri figli a cui stiamo solo consegnando opportunismo, cinismo ed omertà che non possono far altro che continuare ad assassinare la bellezza!

    Procolo GUIDA

     

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