Dati epidemiologici di Casabona: la Corrado parla di pallottole spuntate dell’ASP foto

Altro intervento della senatrice 5stelle sulle zolfare dismesse della zona

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    riceviamo e pubblichiamo:

    Come si ricorderà, l’ARPA Calabria e l’ASP di Crotone hanno risposto rapidamente alla mia richiesta del 22 luglio u.s. di verificare se esista un nesso tra le condizioni di salute degli abitanti di Casabona e le zolfare dismesse della zona.

    Le indagini condotte dall’ARPA Calabria in materia di radioattività presso gli imbocchi delle vecchie miniere nei territori di San Nicola dell’Alto e Melissa (per Strongoli ancora si attendono i risultati degli esami del 26 luglio, già richiesti) hanno registrato valori confrontabili con quelli del fondo naturale. È intuitivo che questo risultato non può considerarsi definitivo, perché le stesse misurazioni andrebbero effettuate all’interno delle gallerie, oggi inaccessibili. Nulla è stato comunicato, invece, circa l’eventuale contaminazione delle matrici ambientali negli stessi siti: i terreni circostanti le miniere e le acque di falda potenzialmente interessate da eventuali percolamenti – penso in particolare alla fiumara Seccata – andrebbero anch’essi sottoposti ad accurati controlli, alla ricerca di un ampio spettro di contaminanti tossici e cancerogeni, a partire dai metalli pesanti.

    L’ASP, dal canto suo, si è affidata al Referente Screening Oncologici, dottor Carmine La Greca, che in data 30 luglio firma una nota apprezzabile perché tenta di dare una risposta (rassicurante) al quesito da me posto ma appare carente nei contenuti. Al netto della precisazione che “i dati sono relativi ad una prima elaborazione di incidenza tumorale nel Comune di Casabona e attinenti al quinquennio 2006/2010”, dunque datati e incompleti, muovendo dal presupposto che il calcolo dell’Indice Standardizzato di Incidenza “non è semplice né tantomeno affidabile” in un Comune con poco più di 3000 abitanti, La Greca ha inteso estrarre e trasferire in una tabella il numero dei casi totali di tumori incidenti confermati nel quinquennio suddetto e confrontarli con quelli di altri cinque Comuni con pressoché pari popolazione (criterio, in verità, di per sé non significativo).

    Che dire? Dalla lettura critica della tabella (articolata anche per distretti corporei) salta agli occhi che all’ASP non sanno cosa misurare né come misurare la salute collettiva in relazione ad una potenziale noxa patogena. Forse sono stata troppo severa. Temo che quel non sapere cosa né come sia soprattutto un segnale di impotenza: non ci sono, evidentemente, uomini mezzi e competenze per pretendere di più. Serie valutazioni sanitarie sui residenti di Casabona richiederebbero infatti parecchio tempo, sarebbero tecnicamente complesse e darebbero risultati non di univoca interpretazione. Se a ciò aggiungiamo il fatto, gravissimo e già da me denunciato un paio di mesi fa, che il dott. La Greca da tempo non riceve più dalla Regione Calabria i dati utili ad aggiornare il Registro Tumori di Crotone-Cosenza, mi sento di scagionarlo del tutto e osservare che, nella circostanza, gli è stato chiesto dalla Direzione poco meno di un miracolo. Ha fatto ciò che ha potuto.

    Ora che ARPACal e ASP hanno dato le risposte di cui sono capaci, calerà nuovamente il silenzio sulle miniere dismesse dell’Alto Crotonese e sulle loro presunte responsabilità in fatto di rischi per la salute pubblica? Non questa volta. Il documento dell’ASP, per quanto del tutto insufficiente, non è superfluo. Costituisce infatti l’implicita ammissione che l’Azienda Sanitaria Provinciale non possiede dati epidemiologici affidabili per valutare lo stato di salute della popolazione di Casabona e del Crotonese in genere, benché nel distretto si concentrino numerose fonti di inquinamento (un SIN, miniere dismesse, discariche di ogni tipo, impianti per biomasse e turbogas, ecc.).

    È tempo, allora, che Casabona e tutte le comunità limitrofe a potenziali fonti di contaminazione siano sottoposte ai controlli del caso che verifichino il reale stato di salute della popolazione, con specifico riferimento alla presenza di possibili inquinanti, radioattivi e non. Il mero confronto tra i sei Comuni inseriti nella tabella dell’ASP (Casabona, Cirò, Crucoli, Melissa, Roccabernarda, Scandale), ammesso si tratti di dati completi e affidabili, induce del resto a riflettere sull’evidenza che a Casabona, Melissa e Roccabernarda la situazione parrebbe meno felice che altrove e l’incidenza sensibilmente più alta delle patologie tumorali a carico di determinati distretti corporei potrebbe, o dovrebbe, essere adeguatamente valutata per approfondimenti specifici e mirati.

    Tutto ciò nell’ottica, purtroppo assai poco praticata, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, di tutelare la salute pubblica con interventi finalizzati alla prevenzione primaria e non già alla diagnosi più o meno precoce, che si accompagna, per definizione, ad una patologia già in essere. La Prevenzione Primaria ha invece lo scopo di rimuovere le cause di malattia, consentendo alle persone di mantenersi in buona salute. E considerando che i patogeni ambientali sono tra le cause di malattia più universalmente note e rilevanti, la loro eliminazione o, quantomeno, la loro consistente riduzione non potrebbe non determinare una riduzione nella incidenza delle malattie.

    Non occorre, peraltro, guardare al profondo Nord o addirittura Oltreoceano per agire in questa direzione. È calabrese, ad esempio, il dottor Pasquale Montilla: il clinico oncologo che non solo ha studiato i casi di alcuni militari italiani reduci dalle missioni nei Balcani, dimostrando il nesso di casualità diretta ed esclusiva tra l’esposizione prolungata a certi metalli pesanti (tossici cancerogeni) e insorgenza di patologie neoplastiche e degenerative, ma ha messo a punto un apposito protocollo per rilevarne la presenza nell’organismo, presupposto per la loro rimozione.

    È tempo di applicare questa, o simili metodologie anche in sede civile, nelle aree – il Marchesato e Crotone, tra queste – a rischio per la presenza di inquinanti di varia natura, siano essi metalli pesanti, rifiuti radioattivi o altro ancora per cominciare a cercare le risposte che gli abitanti del nostro territorio e della Calabria tutta meritano ed hanno tutto il diritto  di ottenere.

     

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