Perchè Riace dà fastidio… foto

L'incontro con il Sindaco Lucano la domenica prima dell'arresto

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    Testo e foto di Roberto Carta

    Domenica 30 settembre, con dei cari amici, sono andato a Riace, avevamo la curiosità di vedere da vicino e la speranza di poter incontrare il sindaco, Mimmo Lucano.

    Prima del nostro arrivo lo abbiamo chiamato al telefono, lui si scusa ma è stanco vorrebbe trascorrere una domenica di riposo. Gli chiediamo scusa noi e lo salutiamo.

    Dopo due minuti squilla il telefono, è lui, si scusa di nuovo e ci dice che ci aspetta nella piazzetta di fronte al bar. Poco dopo arriviamo e lo troviamo lì. Ci salutiamo mentre sul suo viso traspare un filo di tristezza e di stanchezza. Ci guarda dritto negli occhi ed incomincia subito a parlare senza aspettare alcuna domanda. Pian piano diventa un fiume in piena.

    Io non volevo tutto questo clamore, dice, tutte queste televisioni che vengono da ogni parte del mondo, io non ho fatto niente di speciale se non quello di accogliere dei migranti.

    Mimmo Lucano non aveva mai pensato di fare il sindaco, lui che ha un unico credo politico, l’uguaglianza tra i popoli, un mondo in cui nessuno è superiore all’altro. E’ sempre stato di sinistra, quella sinistra rappresentata da Democrazia Proletaria, di quella Democrazia Proletaria che fu. Dopo anni passati al nord lavorando come tecnico di laboratorio, decide di rientrare a Riace, e nell’impegno sociale, diventa una conseguenza  presentarsi, assieme ad amici e compagni, alle elezioni comunali in una lista autonoma ma non viene  eletto, come nessuno di quella lista, nemmeno consigliere di minoranza.

    Ma  prosegue la lotta al malaffare, agli intrallazzi, ci ricorda, casomai ce ne fosse bisogno, che quella è zona di ‘ndrangheta, dove la fanno da padroni i grossi clan di Locri, Siderno, Platì, Rosarno, Gioia Tauro, Palmi, Reggio Calabria.

    Arrivano nuove elezioni e diventa consigliere di minoranza e la lotta e sempre la stessa, immutabile! Con il rinnovato e più incisivo impegno in associazioni e volontariato.

    Poi lo sbarco di circa 250 tra curdi, afghani e pachistani che lo vede, più che naturalmente  in prima linea per l’accoglienza. E, di conseguenza, un cammino più incisivo e naturale con accanto la sola pastorale del lavoro sospinta dal Vescovo Bregantini.

    Da subito chiede ai proprietari di appartamenti del borgo storico che non vivono più a Riace, (molti sono emigrati in Argentina come sua cugina che è la prima a mettere a disposizione la loro casa e chiama e sospinge tutti i migranti di là  a proporsi, essi stessi, a mettere  tutti quelle case oramai in quasi totale disuso). Il messaggio diventa quindi di una piccola comunità dove c’è una storia di emigrazione, perché noi in passato, siamo stati alla ricerca e beneficiari (e troppo spesso ce lo dimentichiamo) del medesimo ristoro di quei 250 curdi e di tutti gli altri che viaggiano in speranza. Riace decide così che non è più possibile  rimanere indifferenti a ciò che li circonda. 

    Lucano, così, usa tutto il suo tempo per aiutare a ridare dignità che spetta agli ultimi per riscoprire la propria, ma non tardano ad arrivare i problemi con la ‘ndrangheta.

    Gli bruciano la macchina e gli avvelenano il cane del figlio.

    E la famiglia va via da Riace.

    Per lui è un grande dispiacere ed anche un senso di colpa, ma non molla, non può.

    I rifugiati, intanto, non stanno con le mani in mano, ognuno impara a darsi da fare; chi fa il muratore, chi l’idraulico, chi il falegname e, collaborando tra loro; lavorano e sistemano case, coltivano la terra e ridanno vita ad un borgo che era destinato a svuotarsi, perché tutto, come dappertutto in questa fascia ionica, pare doversi spostare alla marina, terra libera per la speculazione edilizia e gli affari.

    Alle elezioni successive presentano una lista civica ” Un’altra Riace Possibile”, sanno di non potercela fare e di rischiare di “esporre” il gran lavoro delle associazioni ancora di più; ma hanno il sostegno e la spinta proprio di quelli che sostengono questa speranza ed anche di quelli che all’inizio erano un pò prevenuti e scettici e che iniziano a vedere l’opportunità di un futuro fatto anche di lavoro ed economia. E tutti assieme sanno che a Riace Marina, dove non li voterà quasi nessuno,si giocherà la partita del peso del consenso; perchè li, i mistificatori del potere , vogliono che si concentrino tutte le attività, soprattutto para/turistiche, e si adoperano affinchè il borgo continui a perdere interesse.

    I miracoli però avvengono più spesso di quanto immaginiamo (anche e soprattutto quando i forti si dividono) e la loro lista vince e lui diventa Sindaco.

    Lo dice quasi schernendosi ed ad un tratto, di questo suo lungo racconto, le parole tacciono…  il suo sguardo spazia tra le case e le famiglie che vanno al parco, che gli stessi rifugiati hanno ricostruito molto più che materialmente, tutti insieme per far giocare i bambini di tutti i colori.

    Anche noi restiamo in silenzio, poi, riprende il suo racconto…

    Ci parla del suo continuo lottare contro chi vuole infangarlo, e ribadisce una cosa che ci rimane impressa, l’andrangheta non vuole ammazzarlo, perchè lo farebbe diventare un eroe, ma vuole distruggerlo.

    E’ da tempo che è messo sotto controllo, verificano i suoi conti bancari, cercano delle proprietà e mentre lo racconta lui sorride. Su di lui non trovano niente anche perchè non ha niente di suo.

    Continuerà la sua lotta anche alla scadenza del suo mandato, l’anno prossimo, perchè Riace continui a vivere, ed io sarò sempre al suo fianco, perchè salutandoci e abbracciandoci ci ha chiesto di tenere alta l’attenzione.

    Perchè Riace dà fastidio…

    Perché Riace è la dimostrazione palese che esiste un modello di accoglienza che funziona, un sistema lontano dalla propaganda razzista ma anche dal business dell’accoglienza sulla pelle dei migranti.

    Noi portiamo un messaggio di umanità al mondo intero: se un piccolo borgo come Riace ce la fa, puo’ essere un esempio per tante altre realtà.

    Il nostro modello è riproducibile, ci vuole “solo” la volontà politica e tanta umanità.

    Ritornando verso Crotone era palese in noi tutta la forza, il coraggio, l’amore e anche la stima verso quest’uomo per tutto ciò che faceva, per il suo coraggio di credere di poter costruire qualcosa d’importante che potesse cambiare la vita a tante creature spesso trattate non come esseri umani ma come merce e numeri; ed anche a cambiare e nobilitare la nostra stessa vita.

    Ieri è arrivata, per molti di noi, la peggiore delle notizie… hanno arrestato Mimmo Lucano con l’accusa di “Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

    Noi, che lo abbiamo visto dritto negli occhi ed abbiamo ascoltato il suo racconto, sappiamo la vera storia; anche perché abbiamo letto accuse e come sono state propagandate.

    Mimmo Lucano, noi siamo con te, adesso più che mai.

     

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