Riace: che bel fior! foto

Sette giorni che rischiano di offuscare, sotto sterili polemiche, 20 anni di accoglienza ed umanità concreta!

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    di Procolo GUIDA

    Come l’afflato della fortuna di un momento può cambiare e addirittura sradicare tante vite.

    Nel 1997 a Riace arriva una nave carica di curdi.

    Per una opportunità compresa da un attimo, è iniziata una via diversa, un altro modo di stare al mondo d’oggi. Un anacronismo all’incontrario. Un miracolo così potente da poter essere visto e vissuto, dai contemporanei, in nessun altro modo che come un caso di malerba.

    Nel 2018 c’è una Europa miope che, a 20 anni dal miracolo, ha ancora più paura degli effetti che il nuovo messìa sa professare. Il messìa non ha braccia e parola. Il messìa non è nemmeno un popolo. Il messìa non è un ideale. Il messìa non prega, né chiede di predicare. Il messìa non è, ragiona per opportunità! E’ intelligenza: è filosofia!

    Mimmo Lucano è vittima della filosofia!

    Non ci attendeva, così come ha raccontato Roberto Carta in “Perchè Riace dà fastidio… L’incontro con il Sindaco Lucano la domenica prima dell’arresto” (cliccaci sopra per rileggere).

    Non ci attendeva anche perché sapeva che quella era forse l’ultima domenica rimasta libera…

    Mimmo Lucano non ci attendeva, anzi sperava che non arrivassero altri, anche altri come noi; anche quegli inconsapevoli attratti da questo criterio dell’operare senza alcuna coscienza!

    E lui possiede un modo solo per scacciare gli incubi che inesorabilmente arrivano dopo il puntuale arrivo dei curiosi: usare la verità!

    Mimmo Lucano voleva fare solo il Sindaco del suo paese; voleva dimostrare a se stesso (ed anche un po al suo papà) che le sue idee proletarie potevano governare una comunità meglio di altre, senza arricchirsi.

    E Mimmo Lucano lo ha fatto il Sindaco proletario, accanto ed assieme ai riacesi, ai curdi ed a tutti le donne e gli uomini di buona volontà (che sono sempre tanti!); divenendo simbolo di altre opportunità, di un’altra maniera di stare a questo mondo, di un criterio stabile di sapere che tende a superare ogni conoscenza settoriale, per attingere solo a ciò che è costante e uniforme, al di là del variare dei fenomeni; anche quelli beceri dell’edonismo e del consumismo.

    Quelli sì divenuti religione!

    Mentre Mimmo Lucano combatteva ndrangheta, consumo del suolo, della terra, del mare e del cielo che si riprendono tutto, proprio come in questi giorni macchiati di nuovo di sangue.

    Mimmo Lucano ci racconta questa storia di questi 20 anni in quella domenica di libertà, senza mai usare la prima persona. Consapevole dell’assoluto ed irripetibile concatenarsi di casualità con cui è nata e cresciuta questa storia. Come le traiettorie che nemmeno la malerba sa o può prevedere di percorrere.

    Mimmo Lucano è un tecnico di laboratorio che la scuola ha prestato alla strada ed a questo mondo contemporaneo travestito di modernità!

    Mimmo Lucano è Riace! E Riace è ruscello, respiro e vento!

    7 giorni sono passati da quell’incontro, e sembra già un secolo! (cliccaci sopra e rileggi FERMATE TUTTO! Lucano ed il modello Riace!)

    Lo hanno prima arrestato di notte, vituperato di giorno e venerato certamente come non gli è mai piaciuto che si venerasse niente e nessuno; anche se la manifestazione di ieri è riuscita a non far deflagrare nulla come molti epigoni del nulla avrebbero sperato. Ed il racconto asciutto di Laura Cimino è prezioso e da tenere sempre a testimonianza dei detrattori: Cinquemila in corteo a Riace per Lucano: ‘Mimmo libero’ (VIDEO) (cliccaci sopra per rileggerlo e rivederlo

    E ciò che ci piace di più sottolineare sono le parole di Monsignor Bregantini all’indomani dell’arresto “È in gioco il bene comune del paese, non la vittoria di opinioni personali interessate” (cliccaci sopra per rileggere ogni singola parola dell’intero messaggio di solidarietà al compagno di viaggio nel suo cammino pastorale della locride).

    E’ urgente che Mimmo Lucano e, soprattutto, Riace escano dal gioco delle opinioni personali e da qualsivoglia concetto di vittoria.

    E’ urgente che la verità si scrolli di dosso epigoni ed esegeti, compreso chi scrive ora se dovesse tradire.

    Da ieri e fino alla giornata di oggi è disponibile in streaming gratuito un documentario bellissimo e scevro da qualsiasi commento superfluo. Due registe, anche produttrici, di “Un Paese di Calabria” hanno deciso di condividere la loro visione su Riace. Shu Aiello e Catherine Catella, attraverso una fotografia mozzafiato ed una serie di spaccati di vita reale mai commentata, raccontano come le case abbandonate sono di nuovo state abitate e nel paese sia tornata la vita. Chi vuole davvero DENUNCIARE autorevolmente la criminalizzazione degli atti di solidarietà e l’accoglienza dei rifugiati in Italia, in Francia, in Europa e nel mondo, non può prescindere dalla visione asettica del vissuto e del vivibile. (ecco il link dove è disponibile questo film di rara bellezza e sacralità “Un Paese di Calabria” di Shu Aiello e Catherine Catella)

    Non serve partigianesimo, serve essere partigiani nel vivere di ogni giorno!

    Poi, e solo dopo…

    …Tutte le genti che passeranno
    …mi diranno che bel fior…

    p.s.

    all’interno del bellissimo docufilm “Un Paese di Calabria” ci sono le immagini “immanenti” di un gioco di ragazzi immigrati.

     

     

    Ci piace associarlo ad un pezzo di Gianni Favasuli, eccolo:

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