Il PSC che non serve

Senza appelli il giudizio di Sorgiovanni sul lavoro del Comune di Crotone

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    riceviamo e pubblichiamo:

    Il 9 novembre è stato programmato il terzo Tavolo Tecnico istituito nell’ambito della Conferenza di Pianificazione ai fini della definizione del redigendo  PSC,  avente per oggetto “Insediamenti e assetto futuro del territorio’’. Già nei due precedenti tavoli si  sono evidenziate tutte le criticità ed i limiti procedurali che hanno condotto alla redazione del documento preliminare di Piano. Dalla proposta progettuale,  presentata dal dirigente del IV settore del Comune di Crotone ing. Germinara e dal consulente Arch. Dinale è emerso, nei primi due incontri, in modo chiaro ed inconfutabile, la scarsa visione strategica  che questa amministrazione ha sul governo e sullo sviluppo del nostro territorio. In particolare, il documento preliminare  denuncia una  carente analisi  dell’attuale contesto territoriale, realizzata attraverso un approccio superficiale e precipitoso  che ha eluso tutta la fase di studio e concertazione. I problemi sollevati nei precedenti Tavoli dal Mibac e dagli Ordini professionali non  possono  essere risolti  con 4 tavoli tecnici della durata di 2 ore circa,  in cui a dettare i tempi e le condizioni  della discussione, in modo autoreferenziale e supponente, è  il professionista che ha redatto il precedente PRG,  i cui risultati, d’altronde, sono sotto gli occhi di tutti. La sensazione percepita è quella che ormai i giochi si ritengono chiusi ed il confronto è solo apparente e formale. In particolare, si evidenziano le seguenti criticità generali:

    • La  relazione preliminare al PSC  manca  di una riflessione  costruttiva  sulle difficoltà  incontrate nel realizzare i progetti previsti e di  una ricognizione sugli effetti che gli interventi eseguiti hanno avuto in questi 15 anni  (PRU di Fondo Gesù, Urban 2, PISU ecc.).
    • Il fascicolo della partecipazione allegato al documento preliminare, elemento fondamentale  della pianificazione urbanistica moderna,  risale al 2010 e non è stato minimamente aggiornato al nuovo contesto.
    • Le aree di particolare significato strategico ed ambientale (Centro Storico,  Area Portuale, Quartiere Marinella, Antica Kroton, Vrica, Capo Colonna, Papanice, Area Sin, Foce dell’Esaro, Foce del Neto) non sono state adeguatamente attenzionate né oggetto della Concertazione Istituzionale con MIBAC,  Syndial , Ferrovie dello Stato, Anas, Corap, Autorità Portuale, Enti territoriali ed economici, Ordini professionali, Associazioni culturali ed ambientali presenti sul territorio, ai sensi dell’art.12 della L.R.U.
    • La delimitazione  del centro abitato non è definita.
    • I nuclei abusivi non sono stati perimetrati, come previsto dall’art.20 lettera “O” della L.R.U. e questo consente all’abusivismo di mimetizzarsi con l’urbanizzato e con l’urbanizzabile.
    • Non c’è alcuna menzione significativa sulle periferie, sugli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana, sul piano ordinatorio del verde.
    • Pochi ed insufficienti sono i cenni al sistema della mobilità sostenibile (piste ciclabili, percorsi pedonali protetti, mobilità elettrica, aree perimetrali di parcheggio) e al Piano Energetico Comunale.
    • Non sono chiari e motivati  i criteri con cui  sono state determinate le aree in riduzione rispetto al PRG  vigente per un’ ammontare di 13.971.456 mq. La mancata concertazione e condivisione della procedura,  pur condivisibile nei principi del consumo di suolo zero, può generare  numerosi contenziosi tra gli stakeolders  e l’Amministrazione Comunale. 
    • La presenza di tenorm in molte parti della città impone   una mappatura di tutto il territorio, per poi procedere alla bonifica dei siti risultati inquinati.

     

    • Scelte di Piano  Settore  Nord
    • L’area  ZPS e l’area SIC della  foce del Neto n. IT9320095,  aree ad alto pregio culturale e  paesaggistico, sono state  destinate dal PSC preliminare  ad attrezzature e servizi per la valorizzazione costiera, destinazione che, nell’ambiguità della definizione, lascia aperta la possibilità ad ulteriori interventi edilizi di cementificazione del territorio. Le strutture ed i servizi per la valorizzazione della costa all’interno del parco “Foce del Neto’’ (ad esempio a supporto di un campo di golf ) non possono che prevedere  costruzioni, parcheggi per auto, pullman, bar, ecc…,  incompatibili con l’esistenza di un’oasi di protezione della fauna, zona umida, luogo di passo migratorio dall’Africa di specie protette internazionalmente.  Fare rispettare l’area protetta “Foce del fiume Neto” è sempre stato il problema delle associazioni ambientaliste ed animaliste, perché il controllo da parte delle Istituzioni preposte non c’è mai stato. Inoltre, l’area è stata dichiarata  “Oasi di protezione della selvaggina” con decreto regionale n.2022 del 15 settembre 1976, estesa 1500 ettari, compresa tra il torrente Verga d’oro nel comune di Strongoli a nord, la linea ferroviaria ionica a ovest, il torrente Talese nel Comune di Crotone a sud. Nell’approvare la variante al PRG di Crotone, nei provvedimenti nn. 2269 e 2530 del 1982, lo stesso Ente Regionale prescriveva che l’Oasi venisse considerata Area protetta e Parco Naturale.  Il Q.T.R.P. prevede la tutela e il recupero di habitat protetti come questo, anche attraverso il minor consumo del territorio e, se rurale, la considerazione di presidio ambientale (art. 8 bis legge 19/2002). Nella fascia dei 500 metri dalla linea demaniale marittima, limite stabilito dal PQTR, c’è il serio rischio che gli interventi  nascano non coordinati e armonizzati dal punto di vista paesaggistico, andando ad impattare con le esigenze di un paesaggio attualmente a vocazione rurale (si parla della parte più fertile del territorio di Crotone).  Il PSC dovrebbe prestare più attenzione al settore agricolo, che resta ad oggi uno dei comparti economici più significativi e promettenti della realtà locale,  specialmente nel settore nord di Crotone.

     

    • Nell’ambito urbanizzato da consolidare zone Margherita – Gabella,  il PSC prevede “la possibilità di completare i nuclei già edificati senza ricorrere necessariamente a strumentazione urbanistica attuativa o a meccanismi perequativi”. Non è chiaro se gli interventi possibili siano diretti (cioè  basta che il privato chieda un permesso a costruire ) oppure oggetto di pianificazione pubblico-privato, di ambito generale. Tenendo conto che nell’area insistono gravi problemi  infrastrutturali  ed idraulici, in assenza di convenzioni  tra Comune e privati, per esempio in caso di inondazioni che coinvolgano strutture realizzate, si potrebbero generare costi ingiustificati a carico delle casse comunali, cioè a carico delle tasche dei cittadini, già abbondantemente vessati.

     

    • Negli ambiti urbanizzabili, a fronte di una generica riduzione di edificabilità, tra la linea di costa e quella ferroviaria sono previste strutture turistiche. Senza una pianificazione attuativa che preveda ambiti definiti, il rischio concreto è che continui l’attuale promiscuità e caos costruttivo. Chi volesse costruire una struttura ricettiva a 300 metri dalla linea del Demanio marittimo, non potrebbe accedere al mare, visto che attualmente solo chi possiede terreni confinanti con la spiaggia può garantire l’accesso al mare; muri ‘interminabili’ di cemento, decine di cancelli, canaloni agricoli ridotti a fogne maleodoranti, di fatto, sequestrano la spiaggia e ne impediscono l’accesso. Prima di ogni possibile destinazione si tratta  di un ambito da “bonificare”, da rendere appunto “ricettivo”, ripensando la mobilità e prevedendo ordinati accessi al mare e specificando se e quando sono privati e/o pubblici.

     

    • La messa in sicurezza permanente di gran parte dell’area SIN dell’ex sito delle fabbriche, come prevista dal POB fase 2, non consentirà, al contrario di quanto riportato  dal  documento preliminare del PSC, nessuna riconversione funzionale. Per  tali aree  vigeranno le norme di sorveglianza e monitoraggio dettate  per le discariche di rifiuti speciali e pericolosi in cui  l’accesso è consentito solo al personale autorizzato.

     

    • Scelte di Piano Settore Centro

     

    • L’area del  quartiere Marinella, compresa tra l’asse stradale di via M. Nicoletta e la linea del demanio del bacino del Porto Nuovo riveste per la sua posizione strategica  un ruolo di fondamentale  importanza per il futuro assetto urbanistico e lo sviluppo economico della città di Crotone. Attualmente nel suo tessuto urbano coesistono in modo promiscuo attività residenziali, commerciali ed artigianali, in  un reticolo edilizio disomogeneo e poco organico. Il dedalo di viuzze  non assolve  al ruolo di cerniera naturale tra il tessuto urbano consolidato della  città e la nuova area portuale. Nel documento preliminare l’area viene semplicemente  destinata ad un generico ambito di riconversione funzionale ed ad un’ipotetica azione di  estensione  del verde pubblico dalla villa comunale fino alla zona della foce del fiume Esaro,  senza specificare  la  sua natura funzionale, la tipologia edilizia ed il futuro assetto viario  di collegamento con la maglia  del centro-città. Un’adeguata e funzionale  configurazione del tessuto urbano prospiciente le aree dei diversi bacini  portuali non può prescindere dall’adozione  del Piano Regolatore del Porto ancora non approvato,  da  definire in un contesto territoriale integrato e coordinato con l’ambito portuale di Corigliano. 

     

    • Il centro storico è completamente trascurato, non sono indicate le linee d’indirizzo per il  recupero, la valorizzazione  e la messa in sicurezza del patrimonio architettonico presente. Dal documento preliminare del PSC non emerge  alcuna politica di vantaggio  e di incentivazione fiscale per le attività commerciali ed artigianali  che decidano  di insediarsi  nei  numerosi locali chiusi  ubicati a piano terreno. Di fondamentale importanza per la rigenerazione e la riqualificazione urbana del tessuto connettivo, di rilevante interesse storico e culturale, è la previsione di una  Ztl.

     

    • Scelte di Piano settore Sud

     

    • Per quanto riguarda il settore Sud, il promontorio di Capo Colonna deve essere particolarmente tutelato affinché conservi la valenza straorinaria ambientale, paesaggistica e culturale, messa costantemente in pericolo. Già a partire dal ’68, la costa sud della città, dal molo Sanità fino al canalone di Alfieri, comprendendo i calanchi, è stata dichiarata di notevole interesse paesaggistico e, pertanto, qualunque costruzione deve essere autorizzata dalla Soprintendenza (ora MIBAC).  Negli anni, molto territorio è stato cementificato e la salvaguardia del promontorio disattesa troppo spesso e le norme di tutela raggirate.   Oggi diviene imprescindibile salvare tutto ciò che ancora non è stato compromesso e recuperare tutto ciò che la legislazione attuale permette. Il documento preliminare del PSC, recependo il Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico, ha escluso la possibilità di realizzare, cosa consentita nel vecchio PRG, l’insediamento  ricettivo-alberghiero  sul mare,  perché ricadente nella fascia dei 500 metri dalla linea di costa ma, contraddicendo il principio del “consumo zero del suolo”,  ora ne  prevede  un altro più all’interno, oltre i 500 metri dalla costa, lungo la strada per Salica, in una zona che presenta delle rilevanti criticità. In quell’area insiste il vincolo idrogeologico, in quanto essa è soggetta a frane; l’insediamento edilizio nasconderebbe irrimediabilmente il cono visuale per un lungo tratto della strada panoramica che abbraccia l’intero promontorio di Capo Colonna.  Tale  area, visibile da località Prestica e comprendente le tre torri, è stata definita “paesaggio intrasformabile” dal Tomo 3 del QTRP, nel forum di partecipazione dell’APTR 8 del 14-03-2013. Si tratta di una zona  frequentemente percorsa dal fuoco, pertanto inedificabile per un lungo periodo. Non sembra corretto neppure che, come scritto nella relazione, entro i 500 metri si possano insediare attrezzature di servizio alla fascia costiera di tipo stagionale e removibile. Il QTRP è chiaro. Il  PSC nel pianoro di Capo Colonna prevede la possibilità di insediare strutture  e servizi per la valorizzazione costiera (sportive, ricreative, percorsi ippici, strutture golfistiche, ecc…), che rischierebbero di trasformare radicalmente la natura dei luoghi. Già il PRG aveva scelto per Capo Colonna un turismo diffuso e non impattante, permettendo esclusivamente attività agro-turistiche a supporto delle aziende agricole presenti,  che le  norme attuative del PSC dovrebbero ancor meglio esplicitare e regolamentare, secondo  quanto previsto dalla legge regionale,  onde evitare vere e proprie  lottizzazioni sulla tipologia del Marine  Park Village.   E’ auspicabile che sul promontorio sia mantenuto il carattere agricolo e si possano tracciare percorsi pedonali e ciclabili, per un turismo sensibile al rispetto dell’ambiente e amante della cultura.

     

    Ilario Sorgiovanni, M5S – Crotone

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