Teresa Manes alla Giovanni XXIII per Diario dei giorni difficili

20 e 26 novembre, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Teresa Manes ha presentato ai ragazzi il suo ultimo romanzo

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    Alla vicepreside, Teresa Murano, il compito di introdurre e di portare i saluti del dirigente, Girolamo Arcuri, assente per motivi istituzionali.

    Alla professoressa Menella Liuzzo, il compito di moderatrice, adempito con la verve e la competenza che la contraddistingue.

    La scrittrice ha esordito dicendo che i suoi libri sono per lei l’occasione di poter entrare nelle scuole e veicolare messaggi di attenzione e di riflessione riguardo il bullismo e il cyberbullismo.

    Per coincidenza, il 20 novembre è stato il giorno della sesta ricorrenza della morte del figlio Andrea che si è tolto la vita a causa del bullismo.

    L’autrice ha ribadito, però, che il suo non voleva essere un messaggio negativo, volto a generare sbigottimento o compassione, bensì un messaggio positivo, che deve invece generare nelle menti di tutti semi di speranza.

    Con coraggio e determinazione,Teresa Manes ha fatto diventare la sua storia uno strumento di incisione per affrontare un argomento di cui spesso ci si riempie la bocca, ma non sempre se ne conoscono le vere dinamiche.

    Racconta così: – Io non potevo mai immaginare che mio figlio arrivasse a fare un gesto di questo tipo, che si impiccasse. A casa non capivamo, perché Andrea si presentava solare, allegro, sorridente. Dopo quello che è accaduto, io per un anno mi sono fermata e, l’unica cosa che potevo fare, era ritornare indietro. Così, ho ritrovato tracce che non avevo visto. Mi sono resa conto di aver fatto errori di valutazione, perché lui andava volentieri a scuola ed era innamorato di una ragazzina. Cosa potevo sospettare? Quando ha iniziato ad andare al liceo Cavour di Roma, però, ha avuto un calo drastico sul rendimento. Pensavamo fosse dovuto al cambio di scuola, all’ingresso nelle superiori. Andrea non era il ragazzino solito, sboccato, non si inquadrava in quei termini di mascolinità che devono esserci per forza. Era un tipo originale, stravagante. Ma la sofferenza interiore non sempre riusciamo a coglierla. Dalla sua classe era stata costruita una pagina facebook dal contenuto omofobo. Non migliaia di followers, solo ventisette. Ventisette leoni da tastiera che hanno agito sotto il peso persistente del pregiudizio. Probabilmente senza consapevolezza, ma hanno agito. Andrea era a conoscenza di questa pagina che lo derideva, dal titolo “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, ma per me conoscere è anche subire. E lui subiva, in silenzio. Quando ho scoperto la sua vita segreta, il suo tormento interiore, attraverso alcune slide postume, per me è stato un trauma. Non potevo sapere che mio figlio avesse tendenze autolesioniste, che portasse dentro di sé un peso tanto grande. A tutti noi non dava a vedere nulla. Non ci ha fatto capire nulla, non ci ha chiesto aiuto. Ha continuato a sorridere. E alla fine si è lasciato andare”.

    I ragazzi della Giovanni XXIII, gli insegnanti e i genitori presenti, sono rimasti fortemente colpiti dalla storia di Andrea, ma anche dal coraggio di mamma Teresa che ha saputo trasformare il suo dolore nella forza di una leonessa che lavora per maturare le coscienze riguardo i problemi dell’adolescenza.

    Attraverso i suoi libri e la sua scrittura, la Manes coglie l’occasione per portare una testimonianza che non vuole allarmare, ma aiutare a far riflettere ragazzi, genitori, insegnanti, educatori, sulla delicata questione del bullismo perpetrato dal vivo o attraverso la rete, ancora più subdolo, ancora più pericoloso.

    Grazie anche alla sua capacità comunicativa, l’autrice è riuscita a coinvolgere i ragazzi a tal punto che hanno raccontato le loro storie di bullismo, spesso rapprese nel silenzio. Hanno pianto, hanno sorriso e, alla fine, hanno voluto manifestarle gratitudine con i fiori e con cartelloni che avevano preparato, in cui sono riusciti a trasformare un diario di giorni difficili in una miriade di messaggi di speranza.

    Uno su tutti recita cosi: Voi ridete di me perché sono diverso, io invece rido di voi perché siete tutti uguali.

    L’incontro con Teresa Manes ha aiutato i ragazzi ad allargare l’orizzonte visivo e a spingere lo sguardo oltre i pantaloni rosa.

    Ginetta Rotondo

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