TUTTI FUORI anche donne e bambini, con gli auguri di diventare tutti più buoni!

Il presepe consumato dal consumismo, secondo Antonio Sainato

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    riceviamo e molto volentieri pubblichiamo:

    M’è arrivato un bel post sul social. Bello perché vero, vero perché, mi piaccia o no, mi sbatte in faccia la realtà. Una realtà che da bambino disconoscevo, ma da qualche decina d’anni leggo in quel consumismo delle feste. Sarà perché orfani dell’estate, del mare, delle vacanze, che peraltro portano, come ormai verificato, anche lo “stress da ferie”. L’Avvento ed il Santo Natale sono dei coadiuvanti di quella voglia che abbiamo di non restare bloccati nella “normalità” della vita, che è fatta dal periodo “feriale”. Questo post dice “E’ iniziato ufficialmente il mese più falso dell’anno”. Con Salvini che si dice devoto alla Madonna, (peraltro qualcuno dovrebbe ricordargli che tutta la Sacra Famiglia era Ebreo-Palestinese, come tanti vittime del decreto “sicurezza” che porta il suo nome) con tanto di coroncina del rosario e statua mariana a complemento della sua fede cristiana (??). Leggo che a Milano tanti, che non sono “credenti” hanno preso le difese di coloro che sono stati “cacciati” dai centri d’accoglienza e sbattuti sulla strada, senza più nessun diritto alla, salute, alloggio, vitto, istruzione, difesa e protezione. Questi “tanti”, da quanto ho visto non mi sembrano frequentatori assidui della messa domenicale, al contrario di tanti seguaci di Cristo, che condividono il “decreto sicurezza” e che non solo rimangono indifferenti a tali episodi, ma nella stragrande maggioranza prendono le difese dell’attuale Ministro dell’Interno. Ed allora avranno pure ottimi motivi, questi “atei”, che difendono il prossimo loro come dovrebbero fare i secondi, a non credere in quel Signore del quale levano gli scudi tanti “indifferenti al prossimo”, con la solfa del Crocefisso nelle scuole, nei tribunali, negli uffici pubblici, perché il Crocefisso farebbe parte delle “nostre tradizioni”. Ma Cristo non è venuto, dovrebbe ricordarsi a costoro, a creare una “tradizione”, bensì a scuotere le coscienze dell’ipocrisia, del perbenismo, dell’intolleranza, con la fede in Dio. E mi torna in mente l’episodio dell’adultera, quando i farisei, per tentare Cristo e metterlo in difficoltà, gli pongono un quesito la cui risposta non avrebbe avuto bisogno di altro, secondo la legge di Mosè. Ma Gesù a domanda risponde (come nella maggior parte delle sue risposte) con altra domanda “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Ora è evidente chi, in questi giorni, siano i farisei e chi l’adultera (in modo figurativo del prossimo tuo, chiaramente). E questo il lato della “nostra tradizione cristiana” (non fede, bensì tradizione). Aldilà della nostra ipocrita “fede” ci sono altri problemi legati al “sociale” di ciò che sta accadendo nei centri di accoglienza. Salvini, non li espelle con un biglietto aereo per riportarli a “casa loro”, perché aldilà delle roboanti promesse, e non solo per rimandare a casa centinaia di migliaia di migranti, i soldi non li hanno né lui, nè Di Maio. L’assurdo è quindi che, li tolgo dal limbo e non li rimando nemmeno nell’inferno che hanno lasciato, ma in mezzo alla strada, come la famiglia a Betlemme che non trovò posto in nessun albergo. E a tante donne conclamate vittime della tratta delle schiave, rimesse sulla strada senza nessuna dimora, nessuna certezza, nessun futuro, nessuna speranza, insomma a fare i “clandestini”. Cosa potrebbe capitare di meglio se non tornare nel circolo dal quale hanno cercato di fuggire? E quella famiglia a Crotone, con una bambina di sei mesi, adesso ospiti, temporaneamente, della Caritas, cosa direbbero i nostri paladini della “tradizione cristiana”, sapendo che al cenone di Natale guarderanno i loro figli negli occhi, redarguendoli di essere buoni come promesso nella letterina sotto al piatto? E se qualcuno di questi “esclusi” nella follia della disperazione compisse qualche gesto estremo, tanti diranno “Hai visto che Salvini ha fatto bene”? La comicità tragica è anche legata al fatto che queste anime a cui il Signore vuole più bene che a noi, possono “rimanere” in Italia fino al 2020. E’ un tragico e sadico trafiletto delle lettere di espulsione, eufemisticamente denominato “perdita del diritto di accoglienza” (ma sempre di espulsione, non realizzabile per mancanza di fondi, si tratta). Ma, “rimanere” dove? E se si ammalano? E se non trovano cibo? E se non trovano risorse? (perdonatemi per il “se” … superfluo). L’alberello è pronto in tantissime case, il Presepe, (ripeto) idillio di un paesaggio palestinese, con statuine che ricordano palestinesi, con pastori palestinesi, in una notte Santa orientale, rappresenta tutto ciò che stiamo mettendo in mezzo ad una strada, senza dare nessuna speranza, con gli auguri di diventare più buoni, tutti, ma solo per Natale

    Antonio Sainato

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