Ultima ora con aggiornamenti: abuso d’ufficio con metodo mafioso, obbligo di dimora per Oliverio che inizia sciopero della fame

Operazione anticorruzione della guardia di finanza nel cosentino

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    I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza stanno conducendo un’operazione in materia di appalti pubblici. Agli indagati vengono contestati i reati di falso, corruzione e frode in pubbliche forniture. Secondo quanto si è appreso sino ad ora ci sono politici coinvolti. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 nella sede del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro dal procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, assieme ai comandanti regionale e provinciale di Cosenza della Guardia di Finanza. Il gip distrettuale di Catanzaro ha emesso un provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza per il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. Il provvedimento è stato emesso nell’ambito dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Cosenza in materia di appalti pubblici. All’uomo politico, accusato di abuso d’ufficio aggravato dal metodo mafioso, è stato imposto l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore.

    aggiornamento delle 10.17

    E’ abuso d’ufficio l’accusa contestata dalla Dda di Catanzaro al presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, eletto nelle file del Pd. L’inchiesta sugli appalti pubblici coordinata dalla Dda di Catanzaro riguarda, secondo quanto si è appreso, due appalti, uno sul Tirreno Cosentino, ed uno riguardante un impianto sciistico in Sila. Nei confronti di alcuni indagati viene ipotizzata anche l’aggravante dell’articolo 7 per avere agevolato la cosca di ‘ndrangheta Muto di Cetraro. Complessivamente le misure emesse dal gip distrettuale su richiesta della Procura distrettuale antimafia catanzarese al termine delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria diretto dal colonnello Michele Merulli, sono 16, due delle quali riguardano l’ex sindaco di Pedace Marco Oliverio (obbligo di dimora) e l’imprenditore Giorgio Barbieri, già arrestato nel febbraio dello scorso anno nell’ambito di un’altra inchiesta perché accusato di essere intraneo alla cosca Muto.

    aggiornamento delle 11.33

    Di seguito i nomi delle persone indagate nell’operazione anticorruzione portata avanti dalla guardia di finanza di Cosenza. Si tratta di Giorgio Ottavio Barbieri, Carlo Cittadini, Vincenzo De Caro , Ettore Della Fazia, GiovanBattista Falvo, Gianluca Guarnaccia, Carmine Guido , Rosaria Guzzo (autorità di certificazione alla Regione) , Pasquale Latella,  Damiano Francesco Mele, Oliverio Mario , Oliverio Marco, Paola Rizzo (autorità di gestione alla Regione), Marco Trozzo, Francesco Tucci , Veltri, Luigi Giuseppe Zinno è il dirigente dei lavori pubblici alla Regione.

    aggiornamento delle 13.39

    La Dda di Catanzaro aveva chiesto gli arresti domiciliari per il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio (Pd). Richiesta non accolta dal gip Pietro Carè che invece ha disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza – San Giovanni in Fiore (Cosenza) – per il Governatore con l’accusa di abuso d’ufficio. Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa tenuta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, e dai comandanti regionale e provinciale di Cosenza della Guardia di finanza. Un “completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria, alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori o l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti”. E’ questo, secondo gli investigatori, quanto emerso dall’inchiesta denominata “Lande desolate”, condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza, e nella quale è coinvolto anche il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio che ha ricevuto un provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza, San Giovanni in Fiore (Cosenza), per abuso d’ufficio. Nell’inchiesta sono coinvolti, a vario titolo, dirigenti della Regione e dipendenti pubblici nonché l’imprenditore Giorgio Barbieri, di 42 anni, l’unico portato in carcere e ritenuto legato cosca Muto di Cetraro. Altri 6 indagati sono stati posti agli arresti domiciliari, per due è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza, tre hanno avuto il divieto temporaneo di esercizio dell’attività professionale e 4 la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio. Dalle indagini, secondo quanto riferito dalla Guardia di finanza, sarebbe emersa la “spregiudicatezza che caratterizzava l’agire dell’imprenditore spinta al punto di porre in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari, finalizzate al compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistenti in una compiacente attività di controllo sui lavori in corso, nell’agevolare il pagamento di somme non spettanti ovvero nel riconoscimento di opere complementari prive dei requisiti previsti dal codice degli appalti oltre al mancato utilizzo di capitali propri dell’impresa appaltatrice in totale spregio degli obblighi previsti dai bandi di gara”. Al centro delle indagini, dirette dai pm della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri Alessandro Prontera e Camillo Falvo, coordinati dai procuratori aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla, la gestione e conduzione degli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea e degli impianti sciistici di Lorica, nonché nella successiva fase di erogazione di finanziamenti pubblici.

    aggiornamento delle 14,00:

    Oliverio inizia sciopero della fame

    Il Governatore della Calabria, dopo aver ricevuto notifica di obbligo di dimora a seguito di un’indagine della guardia di finanza su due appalti pubblici con l’accusa di abuso d’ufficio con metodo mafioso, ha deciso di iniziare una protesta manifestando la volontà di non nutrirsi. Ha fatto sapere che farà lo sciopero della fame. 

    “Di fronte ad accuse infamanti ho deciso di fare lo sciopero della fame. La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica. I polveroni sono il vero regalo alla mafia. Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione. Quanto si sta verificando è assurdo. Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore. Sarebbe come accettare di aver tradito la fiducia dei cittadini. Chiedo chiarezza! Lotterò con tutte le mie energie perché si affermi la verità”.

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