La casa è un diritto, non un favore

Correggia: "Si trascura la gestione di un servizio pubblico che invece dovrebbe avvenire in modo trasparente"

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    Negli ultimi 2 anni l’amministrazione Pugliese ha assegnato alloggi popolari o appartamenti derivanti dai beni confiscati alla criminalità organizzata, attraverso procedure dirette, con decreti  sindacali, in barba a tutte le norme che prevedono la formazione di graduatorie o comunque tralasciando un’adeguata selezione attraverso un bando pubblico.Non è nostra intenzione mettere in discussione l’esigenza dei nuovi occupanti degli appartamenti, considerando che per ogni assegnazione esiste una relazione degli uffici dei servizi sociali comunali, ma la domanda è: quante altre famiglie, per le quali esiste un’analoga relazione, non hanno ricevuto la medesima “grazia”?
    la modalità dell’assegnazione tramite decreto scavalca le norme che indicano la formazione di adeguate graduatorie e impedisce a molti crotonesi, grazie a logiche personalistiche, di godere di criteri di giustizia sociale e uguaglianza sui quali si fonda l’iter di formazione della graduatoria.
    Ma facciamo un passo indietro.  Nel luglio dell’anno scorso è stato emanato il bando per la formazione delle graduatorie dei beneficiari degli alloggi popolari, iniziativa poi caduta in sordina per molteplici motivi.  Uno fra tutti, la vergognosa inesistenza in seno al comune di Crotone di un ufficio casa (per adesso c’è un solo dipendente che presto andrà in pensione), nella totale indifferenza generale, persino quella di chi designato dal sindaco, dovrebbe  essere direttamente  interessata, ossia l’assessore Romano.
    Carenze che poco stupiscono,soprattutto da chi, puntualmente si veste di arroganza e mostra con orgoglio una scorretta ignoranza politico-amministrativa in diverse occasioni.  Ultima, ma non meno importante performance di tale livello di incompetenze è stata esibita in consiglio comunale durante la discussione sull’eventualità di avviare un confronto con il ministero dell’interno in merito all’impatto del decreto sicurezza sul territorio, in questa circostanza sventolando il più becero benaltrismo, si è finito col parlare di sbarchi e di clandestini, puntando il dito senza mirare bene tra l’altro e deviando, senza se e senza ma, la discussione dal punto all’ordine del giorno.

    In fondo però, lo sanno pure i muri del comune che l’assessore non è stata scelta per le sue capacità amministrative ma per via delle sue parentele, questi sono i criteri utilizzati per la formazione della giunta Pugliese.

    Decisive non sono le competenze e le capacità, ma accordi preliminari presi al di fuori del palazzo comunale, con buona pace degli elettori che in questa fase amministrativa non contano nulla e non vengono mai coinvolti dall’attività amministrativa. Senza contare gli slogan da campagna elettorale che promettevano un “comune aperto ai cittadini” e rimangono solo parte di una storia trita e ritrita, che i cittadini nemmeno raccontano più,digeriscono oramai assuefatti. 
    Ma tornando nel merito, che le case popolari,se mal gestite, possano finire nelle mani della criminalità è cosa nota e tutti sanno che spesso queste abitazioni vengono occupate da persone che non ne hanno il diritto e addirittura vendute a terzi .  Benché se ne dica, la verità è che la situazione è estremamente grave ma il sindaco Pugliese guarda altrove come se non se ne accorgesse.   
    Si trascura spudoratamente la gestione di un servizio pubblico che invece dovrebbe avvenire in modo risolutore e trasparente.  Si ignora il fatto che questo tipo di gestione favorisca il fenomeno clientelare.  In altre parole si gioca con le sofferenze altrui, perché gli assegnatari di queste case, nonostante potessero goderne comunque per diritto, si sentiranno riconoscenti verso il sindaco e di conseguenza crescerà la coda di persone dietro la porta di via  Firenze, poi ci stupiamo dell’esistenza delle clientele a Crotone.
    Tutto questo in realtà, sottrae servizi già risicati, ad una cittadina che vede crescere giorno per giorno quelle periferie sociali dove i poveri rimangono invisibili ad un’amministrazione che non può servire due padroni, invisibili alla nostra società ma soprattutto all’assessore Romano, assessore alle parole e nient’altro.

     

     
     
    Andrea Correggia 
    Riceviamo e Pubblichiamo 

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