Nel nome di una scuola e di una società inclusiva, in cui la comunicazione sia l’obiettivo da perseguire al di sopra di tutto foto

Alla Montessori il progetto contro il bullismo fortemente voluto dal Dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Giovanni XXIII  il dott. Girolamo Arcuri

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    Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo da un genitore:

    Si è parlato di bullismo alla Scuola Montessori  in un incontro nel corso del quale è stato presentato il progetto fortemente voluto dal Dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Giovanni XXIII  il dott. Girolamo Arcuri, una presentazione che ha coinvolto in un’affollata assemblea partecipata ed attenta, genitori ed insegnanti.

    Un Istituto scolastico quello ricomprendente la Scuola elementare e dell’infanzia Montessori  in Via Callipari e la Giovanni XXIII non nuovo ad iniziative riguardanti temi delicati.

    L’incontro, non a caso perciò è stato introdotto dall’insegnante Maria Mazza referente al contrasto e la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo   che in questo suo compito è coadiuvata dalla dott.ssa Vincenza Falbo anch’essa responsabile di uno specifico progetto realizzato in collaborazione con Fuoriclasse in movimento e Save the children, nel link qui di seguito riproduciamo il documento prodotto a seguito della realizzazione di tale progettualità, una lettura che veramente consigliamo a genitori, docenti e soprattutto, ai nostri lettori più piccoli, un’utile guida per comprendere meglio un fenomeno diffuso ed insidioso.

    L’incontro tenutosi nel pomeriggio di venerdì è partito in modo sorprendente, con la lettura cioè, di una favola, la narrazione del racconto “Certe volte” di Luigi Ballerini è stata affidata a Maria Mazza, ma si è trattato solo della quiete prima della tempesta.

    Immediatamente Gianluca Lumare, genitore, Presidente dell’ass.ne Educando Peter Pan  che insieme a Wisp solidarietà  promuove il progetto, ha  dato inizio ad un’appassionata esposizione che ha interessato, commosso ed anche dolorosamente stupito ma che neppure ha mancato di sollevare pure perplessità che sono state prontamente manifestate da alcuni genitori  su alcuni dei punti trattati e ben si comprende che proprio questo fosse lo scopo perseguito dell’incontro.

    Ed appunto nel nome di una scuola e di una società inclusiva, in cui la comunicazione sia l’obiettivo da perseguire al di sopra di tutto, il relatore ha messo in guardia sulla pericolosità del gruppo che non deve prendere il sopravvento già sin da piccoli e sul punto illuminanti sono stati alcuni riferimenti a recenti casi di  cronaca, dove il gruppo, ma ci verrebbe da dire “il branco”, ha imposto, all’unanimità, ad una ragazza di assumere extasy. Veramente toccante è risultata essere la proiezione di alcuni filmati, tutti ben girati, bene interpretati, apparentemente allegri e scanzonati ed a tratti in grado di strappare la risata ed il sorriso, ma tutti però con un finale spiazzante e così in uno di essi scopriamo che la studentessa che racconta ad una classe i propri sogni e le proprie speranze è in realtà quella stessa ragazza che vittima del sexting, della pubblicazione cioè sulla rete di rapporti intimi che nel caso di specie erano stati mimati approfittando del suo stato d’incoscienza indotto dall’assunzione di droghe, ha scelto di togliersi la vita. In un altro, si scopre che la ragazza che denunzia al Carabiniere il “furto dei  propri sogni”, in realtà, sta denunziando lo stupro subito dal proprio padre.

    Ben si comprende perciò come la narrazione di Gianluca Lumare si sia fatta via via sempre più scopertamente cruda e difficile.

    Così è stato ad esempio quando nell’introdurre il concetto dell’empatia indicata come il passepartout irrinunziabile tramite cui confrontarsi con il mondo dei nostri ragazzi, ha portato l’esempio dei compleanni  dei nostri figli, ricorrenze alle quali, alle volte si decide, in massa, di non partecipare, giudicando l’evento di qualcuno fra i compagnucci di nostro figlio, meno alla page di quello di qualcun altro.

    Una tendenza pericolosa in quanto in grado di far scattare quel meccanismo di esclusione che porta all’emarginazione che a sua volta facilità il verificarsi di episodi di bullismo o comunque di alienazione.

    Sta di fatto che proprio su questo punto si sono registrate reazioni da parte di una parte del pubblico che ha garbatamente avanzato perplessità in ordine all’opportunità dei genitori d’intromettersi  in alcune scelte  dei propri figli, anche quando esse riguardino la partecipazione o meno ad un compleanno di un amico.

    Veramente numerosi gli spunti di riflessione suggeriti dall’incontro, ne ricordiamo qualcuno.

    Il bullismo è un fenomeno in crescita ed in crescita esponenziale è anche il bullismo rosa.

    Il bullismo uccide, Andrea Spezzacatene, la cui madre era nata a Crotone si è suicidato utilizzando la sciarpa della madre, un estremo tentativo forse, di sentirla vicina a se, un’ultima volta.

    Quando si verifica un atto di bullismo, l’autore, il bullo non è mai solo, tutti i presenti all’episodio rivestono un preciso ruolo che sarà o di spettatore o di soggetto il quale si opporrà in qualche modo al verificarsi dell’atto di bullismo, la scelta è perciò tra l’assumere un ruolo di contrasto attivo, piuttosto che la complicità, non vi sono alternative, non vi sono ruoli neutri.

    Veramente impressionante l’elencazione dei reati che un bullo, per quanto minore di età, può commettere: lesioni; atti persecutori; diffamazione; violenza privata; stalking; molestie; violazione della privacy; estorsione; istigazione al suicidio. Tutti comportamenti le cui conseguenze di natura risarcitoria, ricadono sui genitori.

    Altrettanto preoccupante l’elencazione ed il commento riferito ad alcune pratiche che in alcuni casi, condizioni di disagio e di vuoto valoriale possono spingere a perseguire.

    Vi è il cutting, il “tagliarsi per sentirsi meglio” il comportamento autolesionista praticato da alcuni adolescenti, esistono persino i blog che spiegano come tagliarsi ed in quale parte del corpo, affinché il taglio non sia visibile e che persino suggeriscono le spiegazioni da dare ai genitori, le scuse con le quali giustificare i tagli;

    Vi è il bingie drinking, il bere sino a sballarsi, sino ad entrare in coma etilico; il fire challange, il darsi fuoco in rete che ha già fatto delle vittime; il balconing e cioè il saltare da un balcone o da una finestra posti ad un piano elevato direttamente all’interno di una piscina; piuttosto che il vezzo di farsi un selfie sui binari a poca distanza da un treno in arrivo, una pratica che già conta feriti gravi e naturalmente il Blue Whale game, la cosiddetta balena blu, il “gioco del suicidio”, una pratica inquietante, in grado di indurre una forma di depressione in ragazzi che si sottopongono a 40 prove  sempre più difficili, ad esempio, svegliarsi in piena notte per guardare un film dell’orrore tanto per iniziare e poi via via, prove sempre più estreme, non rivolgere la parola a nessuno per giorni interi, sino all’ultima prova richiesta che va a coincidere con una neppure tanto velata istigazione al suicidio.

    Vi il bullismo sulla rete che si esercita molto più su Ask che con i suoi messaggi a grappolo tanto si presta alle aggressioni via rete che altrove, lontano cioè dagli occhi dei genitori oramai confinati più che altro in social come facebook ed a malapena in grado di capire come funziona what’s up, vi è WeChat, un social utilizzato anche dai minori per fare conoscenze ma che consente a pedofili e molestatori di ottenere in tempo reale persino la geolocalizzazione della propria vittima.

    Vi è anche, ci pare di poter aggiungere, l’ossessiva ricerca di un like di un consenso virtuale che ci rende solo più soli e più ignoranti, ma questo forse riguarda un po tutti ormai e non soltanto l’universo giovanile.

    Pare a chi vi scrive che ci siamo industriati a costruire un mondo solo apparentemente sicuro per i nostri figli e forse nel volerli proteggere da tutto e da tutti, le nostre accortezze spinte sino al parossismo, il nostro pretendere che non siano in grado di percorrere da soli neppure le poche decine di metri del tragitto casa scuola, non hanno fatto altro che predisporli, a diventare vittime o inconsapevoli carnefici.

    L’incontro si è concluso con il ricordo e la menzione di alcuni ragazzi morti, “suicidati” in conseguenza di atti di bullismo, nostri figli che non siamo stati capaci di proteggere e di capire.

    Noi vogliamo concludere con una frase di J-ax che per come è stato ricordato è stato anch’egli, vittima di bullismo:

    «Sono stato innanzitutto un analfabeta sociale, ho iniziato a comportarmi da sfigato e sono stato poi di conseguenza etichettato come sfigato. Oggi però ringrazio quel periodo, grazie al quale ho ancora cose da dire e da scrivere. Avere vissuto l’emarginazione o essere additato come omosessuale, preso in giro e ghettizzato è stata una fortuna. Perché adesso capisco chi subisce queste cose. Prima di essere vincente e famoso io sono stato una vittima e oggi sono forte anche per questo, perché riesco a capire il punto di vista della vittima».

     In bocca al lupo ragazzi !

    clicca qua per scaricare il documento della scuola E-Safety Policy – Ciberbullismo, ottimo strumento e mappa per come comportarsi

     

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