Cesare Basile: il trovatore che porta spazio di presente e futuro, vivi e morti, fatalismo e passione

Interessantissima intervista all'irriducibile cantautore catanese dopo lo struggente concerto all’Arci Cento città di Crotone di ieri sera "Oggi cose accadono, perché noi accettiamo che possano accadere"

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    Servizio a cura di Fabrizio Meo

    Un atteso ritorno quello di Cesare Basile e I Caminanti, voluto dall’Arci di Crotone che ha visto una partecipazione di pubblico, possiamo senz’altro dirlo, eterogenea, ma accomunata da una fame di cose belle, di cultura intesa come quel grande bene dell’umanità che, diviso fra tutti, piuttosto che diminuire diventa ancora più grande.

    Il trovatore, l’irriducibile catanese, Cesare Basile, non ha tradito le attese neanche un po, regalandoci lui e la sua band un concerto, pensato e cantato in siciliano, nel quale trova spazio il presente e il passato, i vivi e i morti, il fatalismo, la passione, l’incanto della favola e poi, insieme, la rivolta e che termina con un pugno chiuso, rivolto non contro un Ministro degli interni in particolare, ma contro il cielo, contro tutti i potenti e forse contro qualcuno, ancora più in alto che tutto ciò tollera.

    Un concerto nel quale, Cesare Basile, tanto per capirci, ci ricorda che il brano “Ntra mennula e aranci“, già cantato al Primavera Sound di Barcelona è stato ispirato dai fatti di Avola del 2 dicembre 1968, quando due braccianti furono uccisi dal piombo della polizia mentre scioperavano per ottenere l’aumento di un salario da fame.

    Tutto questo per chi vorrà ascoltarlo e passateci la recensione, ne vale proprio la pena, è “Cummedia”, La cometa: “amore amore susiti ca passa la cummedia .. amore amore svegliati che in cielo non c’è pace … , l’ultimo album dell’anarchico, siciliano, irriducibile artista, Cesare Basile.

    Musica folk certamente, insieme a ritmi africani, rock e come sempre, la malinconia del blues.

    Ci saremmo perciò potuti accontentare di parlare della sua carriera musicale, del suo ultimo album, domandargli magari del pezzo conclusivo “Mina lu ventu” che dopo tanto impegno e rabbia, sembra rasserenerarci, raccontandoci dei biscotti fatti senza inganno, “mastazzuleddi fatti senza gannu” delle nostre mamme, nonne, trisavole.

    Avremmo potuto, ma l’occasione era troppo ghiotta.

    E così a Cesare Basile abbiamo chiesto:

    “durante il concerto hai ricordato lotte contadine, la tua musica parla di soprusi, battaglie impari che pure vanno ugualmente combattute, qualche giorno fa più di 50 lavoratori di questa città sfortunata, da decenni impiegati in un supermercato, sono stati licenziati in tronco, con un messaggio di what’s up, nient’altro.

                Cesare Basile:

    Si può prevaricare ed uccidere in molti modi, non solo con le pallottole, ma non dobbiamo stupirci, neppure di una cosa simile, la mia personale opinione e che questi episodi, non sono eccezioni, dimostrano e sono la conseguenza inevitabile di quanto il capitalismo oggi sia diventato sfrontato, spudorato, ecco è questa la chiave di lettura di tutto quanto stiamo vivendo. Non si arriva a comprendere quanto di grave sta accadendo oggi, se non si prende coscienza del fatto che il potere, il capitalismo è diventato sfacciato.

    Oggi queste cose accadono, perché noi accettiamo che possano accadere, le cosiddette brave persone accettano ciò che poteva apparire inaccettabile. Certi fatti sono accaduti anche in passato, ma oggi si è alzata la soglia dell’indignazione, si è abbassata la capacità di reazione anche di chi tali fatti non condivide ed è per questo che certe prevaricazioni, avvengono e divengono, sfacciate, sfrontate.

    • (Proviamo allora a tendere un’imboscata all’anarchico e libertario Cesare Basile).

    Ma non credi invece che il problema potrebbe essere rappresentato dal Potere, dal “gendarme”, dallo Stato in sé, e questo avvenga inevitabilmente, qualunque sia la forma di governo, “Dove non c’è legge, non c’è nemmeno trasgressione.”, ti ritrovi in questa definizione, ti ritroveresti in una società così pensata.

                Cesare Basile:

    • Questa è una frase di San Paolo, ma guarda che San Paolo ha espresso concetti che sono persino opposti a quello che apparentemente può sembrare un concetto persino anarchico”.

    (Scoperti, usciamo allo scoperto), tu hai spiegato di essere arrivato all’anarchia conoscendo Cristo e nelle tue canzoni si avverte il riferimento a Dio, non credi che in un’epoca nella quale ciò che di orribile il capitalismo produce viene considerato normale o persino auspicabile, l’ultimo baluardo possa essere costituito dai valori religiosi, o magari dalle istituzioni religiose….

                 Cesare Basile:

    (mi interrompe) Guarda, io sono ANARCHICO e perciò guardo con naturale diffidenza proprio a determinate istituzioni ….

    Passiamo alla tua musica, tante le contaminazioni, rock, blues, come la defineresti, cosa cerchi, cosa fai.

                 Cesare Basile:

    • Tante sono le ispirazioni, anche l’africa è importante, in generale, è la musica popolare, lo sforzo è quello di vedere come la musica popolare possa tornare ad essere contemporanea.

     

    Grazie Cesare Basile e forza, sarà certo un lungo cammino.

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