Per la Corrado si tratta di balcanizzazione morale

La senatrice a cinquestelle sente l'esigenza di parlare a baroni e addetti ai lavori

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    riceviamo e pubblichiamo:

    BALCANIZZAZIONE MORALE

    La lucidità dell’analisi di Montanari e Settis sul “Fatto Quotidiano” di ieri, replica due volte autorevole all’articolo che Sergio Rizzo ha affidato venerdì a “Repubblica”, è esemplare: il partito o meglio il gruppo parlamentare del cemento, dove Lega e PD, pur continuando a lanciarsi occhiate torve, intrecciano un inedito sodalizio, si sta armando per portare un attacco concentrico alla riforma della riforma, parto mostruoso dell’on. Bonisoli e della sua ‘commissione tecnica’ ma ultimo baluardo contro la “balcanizzazione” che attenta (anche) al patrimonio della Nazione per come concepito dall’art. 9 della Carta costituzionale, perché ha nel consumo del territorio il proprio comune denominatore.

    Da qui l’intensificarsi, nelle ultime due settimane, delle geremiadi dei campioni della vecchia gestione, a fronte di un Franceschini che, più sobrio dei suoi fans, mantiene una posizione superbamente defilata. Dare la parola ai tecnici dei beni culturali dovrebbe assicurare interventi autorevoli; leggiamo invece sfoghi insensati e soprattutto disonesti di campioni della teoria della riforma targata PD, come Giuliano Volpe, e della spregiudicatezza fatta sistema, come Francesco Prosperetti.

    Il primo è un archeologo, sì, ma anche un classico barone dell’università italiana (Foggia), artefice e direttore di una scuola di specializzazione tenuta aperta nonostante che negli ultimi anni gli studenti si contino sulle dita di una mano e già presidente – lui preferisce definirsi emerito, benché il titolo (inesistente) non gli assicuri alcun ruolo – del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, incarico ottenuto per grazia di sua maestà Dario, al quale ha sussurrato all’orecchio la riforma, da quello travisata in ‘schiforma’ forse per via della distanza imposta dalla proskynesis.

    Il secondo è un architetto, e come tale un Archimede Pitagorico, uno sperimentatore: in Calabria, ad esempio, da Direttore Regionale spianò la strada, è il caso di dirlo, a quel sistema di costosissime trincee drenanti che, con puntualità svizzera, da qualche anno assicura l’allagamento stagionale del Parco archeologico di Sibari, puntualmente imputato all’incolpevole Crati, con un costante sperpero di risorse; la Procura è al lavoro. A Roma, poi, appena arrivato, pensò bene di proporre la pavimentazione del Colosseo e di lasciare il segno anche nella vicenda del nuovo Stadio…

    Due primedonne, in sostanza, di quelle che antepongono il proprio ego al bene dello Stato senza esitare, insofferenti ad ogni forma di limitazione e controllo esercitato in nome del bene comune. In questo senso, e con buona pace di Montanari e Settis, la temuta balcanizzazione è già avvenuta. Il conflitto, però, non è di tutti contro tutti su base territoriale, con l’autonomia dei musei scambiata ad arte per autonomia dei territori, e la mortificazione delle periferie invocata per scatenare folle di secessionisti plaudenti, bensì di chi nella Pubblica Amministrazione crede, ha lavorato e lavora per il bene pubblico e di chi crede, ha lavorato e lavora, in ogni stagione, solo per sé.

    Ora che i principali musei sono diventati autonomi e, in attesa di trasformarli in fondazioni, secondo il PD-pensiero, dal momento che rendono… (per poi cedere monumenti e siti minori ma remunerativi ad altre già celebri fondazioni, che dell’ambiguità pubblico-privato e volontariato-lavoro retribuito fanno la propria cifra), le loro direzioni sono aperte a chiunque, specialmente se esterno alla P.A., creando un plotone di nominati fedeli solo al Ministro che li designa, il conflitto si fa più intenso.

    Basterebbe guardare alla Sicilia, del resto, che sempre sperimenta in anticipo tutto il bene e il male del Paese, per capire quale sarà il risultato di lungo periodo della deriva in atto e quanto siano fondate le preoccupazioni del duo Montanari-Settis. In tema di beni culturali, infatti, passare da dirigenti con specifico bagaglio tecnico-scientifico a dirigenti tout court ha significato, nell’isola, dare in pasto biblioteche, archivi, musei ai nominati dai politici di turno. E oggi, poiché la mamma degli architetti è sempre incinta, non solo la maggior parte dei direttori appena designati dal presidente Musumeci sono architetti ma alcune delle principali aree archeologiche (Siracusa, Selinunte, Piazza Armerina) non hanno archeologi neppure in organico. L’archeologia senza archeologi, peraltro, cioè senza i paladini/rompiscatole della tutela, è il sogno segreto di un fronte trasversale a tutte le ideologie.

    Orbene, il Direttore Generale Famiglietti appartiene senza dubbio alla prima squadra, quella dei burocrati che servono lo Stato. Perciò Prosperetti, che milita nella seconda, lo attacca nonostante sia il suo superiore gerarchico diretto (e senza tema del bavaglio franceschiniano!), anzi proprio per questo, brandendo l’accusa di iperstatalismo. È forse una pia illusione di Famiglietti che i prossimi direttori generali ABAP, con i poteri che il nuovo regolamento conferisce loro, possano prendere in mano e risolvere situazioni di grandissimo rischio per il patrimonio culturale pubblico, come lui ha fatto più per caparbietà che disponendo di mezzi adeguati (e chi scrive ne è stata testimone più di una volta) in ogni parte del Paese. Ma qualcuno direbbe che “bisognava volare”. Di Giovanni Panebianco, invece, primo beneficiario della ‘dittatura’ del Segretariato Generale introdotta dal DPCM a firma Bonisoli, come vuole la filastrocca, il tempo chiarirà se era un Punto-e-basta oppure un Punto-e-a-capo.

    Insomma, Montanari e Settis, pur ingoiando amaro, danno una chance alla creatura mitologica di Bonisoli. Sarà forse perché la levata di scudi contro quella “controriforma irrazionale” (Franceschini) che mette in gioco lo Stato di diritto (Prosperetti) e produrrà “un caos che danneggerà tutti” (Volpe), a chi lavora nei beni culturali e ben conosce questi soggetti non per ciò che dicono ma per ciò che fanno, in fondo sta simpatica: deve contenere necessariamente qualcosa di buono, per il solo fatto di essere da loro così osteggiata.

     

    Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)

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