Ammainiamo le bandiere che ci dividono

Sculco: "Abbiamo una grande opportunità: ricostruire l’Italia su nuove basi. Per non fallire nuovamente, tutti noi siamo chiamati a fare squadra e “non solitudine".

Stiamo vivendo una crisi sanitaria inimmaginabile fino a qualche settimana fa, che, giorno dopo giorno, si sta trasformando anche in emergenza sociale ed economica.

Oggi, finalmente, arrivano i primi dati che aprono spiragli di speranza, dati che non ci devono indurre ad abbassare la guardia ma che ci spronano, già da ora, a pensare al futuro.

Dobbiamo farlo tutti con grande senso di responsabilità e senza eccezione alcuna.

Lo sta facendo il Governo che ha messo sul tavolo una manovra di portata storica: 400 miliardi di euro a sostegno dell’economia del paese, duecento per le aziende della filiera nazionale e duecento per quelle imprese italiane che operano ed affrontano giornalmente la sfida dei mercati internazionali.

C’ è di più.

Il Governo Conte ha, inoltre, rafforzato la normativa che fa da scudo e da protezione alle aziende italiane per evitare scalate di capitali stranieri, sopratutto in quei settori ritenuti strategici.

Ora attendiamo che l’Europa, ben oltre e molto di più dei 100 miliardi di euro per la CIG e i 220 della BCE, faccia la propria parte validamente anche per evitare la sua più completa dissoluzione, mettendo in campo strumenti potenti, innovativi e solidaristici in grado di avviare una poderosa rinascita economica e sociale dell’intera Europa messa in ginocchio dall’emergenza pandemica.

Quello che, però, bisogna evitare è che gli annunci e le decisioni restino pronunciati e non attuati, che restino sempre “fermi al palo”, sempre in istruttoria e mai tramutarsi in risposte veloci ed efficaci per come e richiesto dalla drammaticità della situazione.

Se così sarà nei prossimi giorni si potrà avere a disposizione una serie importante di strumenti e di opportunità che potranno consentire di rilanciare il ruolo dell’imprenditoria italiana in patria e nel mondo.

Tutto questo serve, e dovrà principalmente servire, per difendere e tutelare il lavoro fortemente compromesso e messo in difficoltà dalla vicenda del Coronavirus e il blocco di quasi tutte le attività economiche sull’intero territorio nazionale.

Tutto questo, però, non basta!

Non possiamo immaginare che tutto ritorni esattamente come prima con una Italia a doppia velocità, separata e divisa e lasciando ancora una volta esclusi dalla rinascita economica e produttiva dell’Italia il Sud e la forza lavoro del Mezzogiorno, In questa fase, dunque, c’è un duplice compito e due obiettivi da perseguire: tutelare il lavoro minacciato dalla drammatica crisi che stiamo vivendo e creare nuova occupazione per i tanti, troppi, disoccupati che affollano il mercato del lavoro soprattutto nel

Mezzogiorno D’Italia.

Abbiamo una grande opportunità: ricostruire l’Italia su nuove basi, ripartire con un nuovo modello di sviluppo e di sistema Paese, non più diviso ma uno e indivisibile per fare ancora più grande e più forte

l’Italia in Europa e nel mondo.

In questo contesto, in questa situazione di forti e radicali cambiamenti ci si presenta una opportunità che potremmo definire storica e probabilmente irripetibile non solo per l’Italia e per l’Europa intera ma anche e soprattutto e finalmente per il Mezzogiorno.

Ma per rendere possibile questa prospettiva non sarà solo l’economia a dover cambiare, ma ciò che deve fare un radicale e sostanziale passo in avanti è soprattutto e in primo luogo proprio la politica.

Non possiamo più permetterci una politica che si è ormai trasformata in continua rissa, in un costante e giornaliero dileggio che mira soltanto all’offesa dell’avversario.

Non possiamo più permetterci una politica falsa, “parolaia” ed incompetente, basata solo sulle parole d’ordine e sugli slogan e non, invece, sul merito e sul confronto.

Abbiamo bisogno di una nuova politica, più moderata nei toni, più aperta al dialogo e al confronto, ma soprattutto più responsabile e consapevole.

Questa occasione richiede un nostro impegno “straordinario” a cui non possiamo e non vogliamo venire meno.

Per non fallire nuovamente, tutti noi siamo chiamati a fare squadra e “non solitudine”.

La nostra comunità ha già vissuto un momento simile, quando ha costruito il “Patto per Crotone”, un patto di sviluppo che coinvolge il capoluogo e tutto il suo sistema territoriale, che abbiamo elaborato, condiviso e sottoscritto con le istituzioni locali, le organizzazioni sociali e tutte le rappresentanze di interessi presenti nella nostra provincia.

In quella circostanza, non solo abbiamo saputo fare “alleanza” ma abbiamo messo in campo un vero e proprio gioco di squadra.

Oggi dobbiamo riprendere quello stile e quello spirito, ammainando le bandiere che ci dividono e issando, invece, quelle che ci uniscono.

On. Flora Sculco