La Regola del 34% non si tocca

Rinunciare, significherebbe non perseguire politiche di investimento, che sblocchino la crescita del Pil e della produttività nel Mezzogiorno.

Riceviamo e Pubblichiamo:

Negli ultimi giorni si è diffusa la notizia che nel documento stilato dai tecnici del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica (Dipe) ci sarebbe stato un “suggerimento” alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di ritoccare al ribasso le quote degli investimenti previsti per il Mezzogiorno d’Italia per rinvenire le risorse necessarie per fronteggiare la grave crisi sanitaria e economica in atto.

Il che è stato sufficiente perché i cittadini si interrogassero con preoccupazione sulla fondatezza di tale notizia e soprattutto sulla possibilità che concretamente si possa realizzare una sottrazione di risorse che per le nostre zone appare di fondamentale importanza.  

Il riferimento è alla “Regola del 34%” introdotta con la legge 18 del 27 febbraio 2017.

Rinunciare a tale regola, significherebbe rinunciare a perseguire politiche di investimento che sblocchino la crescita del Pil e della produttività nel Mezzogiorno e non consentiremo che venga replicato il precedente che si verificò durante il Governo Berlusconi del 2010 allorché, per reagire alla crisi economica, venne deciso di spostare dei fondi dal sud per destinarli al nord.

La messa in pausa della regola del 34% nonché la ulteriore proposta “tecnica” di riprogrammazione ed eliminazione del vincolo territoriale (80% al Sud e 20% al centro-nord) dei Fondi di Coesione e Sviluppo da destinare alle regioni meridionali equivarrebbe a una scelta irragionevole che danneggerebbe la crescita di un’area fondamentale per il Paese intero.

Anche perché, secondo quanto emerso sempre in questi giorni, lo spostamento sarebbe ingiustificato: la parte non ancora allocata dei Fondi strutturali 2014-20 che l’Europa ci consente di riprogrammare e la disponibilità ancora libera di risorse del Fondo sviluppo e coesione sono, senza bisogno di modificarne l’attuale ripartizione, più che sufficienti per sostenere in tutte le Regioni le spese oggi necessarie per strumenti e strutture sanitarie e per servizi sociali.

E questa disponibilità di risorse potrà essere ulteriormente accresciuta utilizzando gli strumenti europei che dovrebbero essere attivati già dal 1 giugno.

Come rappresentanti del Movimento 5 Stelle non permetteremo che questa azione possa essere portata a compimento.

È illogica e non rispettosa dei veri bisogni ed interessi del Paese: non ci sarà nessuna penalizzazione per il Sud e siamo soddisfatti del fatto che sia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Turco, sia il Ministro per il Sud, Provenzano, abbiano puntualizzato che quel documento è solo una bozza non ancora sottoposta al vaglio della politica.

Continueremo a vigilare affinché questa promessa venga mantenuta e, anzi, che al Sud vengano programmati sempre nuovi finanziamenti.

In ogni caso, in data odierna, su proposta dei rappresentanti del M5S in Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, è stato approvato il parere al DEF che prevede esplicitamente di garantire il rispetto della clausola del 34% per l’assegnazione delle risorse in conto capitale alle Regioni del Mezzogiorno nonché il criterio di riparto del Fondo per lo sviluppo e la coesione che prevede l’assegnazione dell’80 % delle risorse alle aree del Mezzogiorno e del 20 % alle aree del Centro Nord.

Elisabetta Barbuto (M5S Camera)
Margherita Corrado (M5S Senato)