Turismo e industria possono coesistere

Critelli: "La ricostruzione del tessuto produttivo non può che passare dalla diversificazione dei settori economici e imprenditoriali".

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Riceviamo e Pubblichiamo:

Dopo la chiusura del comparto industriale avvenuto negli anni 90, la città di Crotone è rimasta orfana di una visione strategica di sviluppo che coniugasse le ambizioni del territorio e le sue peculiarità con le esigenze economiche e sociali. 

Gli effetti dell’industrializzazione chimica e metallurgica, il cui insediamento affonda le radici nel lontano 1930, acuiti dalla chiusura degli stabilimenti sul finire degli anni 90, ha alimentato, erroneamente, la convinzione che l’unico indirizzo prospettico fosse quello della valorizzazione del patrimonio storico e archeologico. 

Questa è una visione parziale e reazionaria, non contestualizzata al potenziale della nostra città e al progresso tecnologico che ha caratterizzato gli ultimi trentanni.

Non si fraintenda, la valorizzazione dei tesori che testimoniano lo splendore del periodo magno greco della città di Kroton, avrebbe dovuto rappresentare l’impegno di tutte le amministrazioni succedutesi nei decenni, così come dovrà essere dirimente nelle politiche della prossima amministrazione.

Ma è bene capire che il solo turismo culturale, per quanto importante sia, non aiuterà a destagionalizzare la vivacità economica e la fruibilità del nostro territorio che da anni interessa i soli mesi di Luglio e Agosto.

La ricostruzione del tessuto produttivo non può che passare dalla diversificazione dei settori economici e imprenditoriali, un aspetto propedeutico e fondante di qualsiasi realtà economica ambiziosa.

La vocazione turistica, sia essa paesaggistica o storico culturale, non esclude la convivenza con un tessuto imprenditoriale e produttivo di altra natura, specie se questo avviene in una visione strategica di ampio respiro e di valorizzazione dell’assetto infrastrutturale che spazia dal porto, nella sua duplice veste turistica e industriale, al sistema ferroviario e stradale fino a quello aeroportuale.

Quanto detto non è preludio di un processo di industrializzazione, ma un richiamo alla necessità di creare quelle condizioni che rendano il territorio appetibile ad investimenti e attività imprenditoriali, compatibilmente con le prerogative ambientali e paesaggistiche.

La prossima amministrazione sarà chiamata ad avviare una attenta programmazione e a realizzare interventi per la creazione dei servizi e delle infrastrutture necessarie per il comparto produttivo, preservando al contempo le poche realtà ancora esistenti.

La realizzazione della reta a banda ultra-larga per una connettività immediata e senza limiti, la realizzazione di sistemi per la raccolta e lo smaltimento dei reflui e rifiuti industriali, accessibilità facilitata alla rete stradale, ferroviaria e al porto commerciale, efficientamento e infrastrutture energetiche per l’approvvigionamento.

Il tutto, in accordo con gli obiettivi individuati dal quadro finanziario pluriennale 2021/2027, la programmazione dei Fondi strutturali e di investimento europei che interesserà l’Italia con una dotazione di circa 43 miliardi di euro.

Fondi che dovranno essere destinati in gran parte alla realizzazione di progetti in quelle Regioni d’Europa con un Pil pro-capite inferiore al 75% della media europea tra le quali è presente anche la Calabria.

Il blocco delle spese operato dalla Corte dei conti e il possibile commissariamento del bilancio comunale obbligheranno, questa volta per davvero, ad una programmazione di merito e minuziosa dei fondi europei, dal cui investimento passano le ambizioni della nostra città.

È bene, inoltre, ricordare a chi alimenta paure e fa leva sui sentimenti dei cittadini per mero scopo elettorale che, nel 1992 a Rio de Janeiro, si tenne il Meeting della Terra in cui, per la prima volta nella storia, 170 nazioni discussero sugli effetti delle attività antropologiche sulla salute dell’ambiente.

Da quell’anno ad oggi, il progresso tecnologico e normativo ha permesso, a realtà più lungimiranti della nostra, di realizzare un benessere economico e sociale da noi tanto accarezzato ma mai perseguito.

Proviamo a non trasformare i prossimi cinque anni nell’ennesima occasione perduta, imbrigliata da posizioni ideologiche, nella migliore delle ipotesi, o dal “pressappochismo militante” camuffato da professionismo di sventura. 

 

Alessio Critelli

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