Campagna elettorale a Crotone scadente; i candidati parlano del vuoto.

Annaspa una visuale d’insieme, nessuno proferisce parola sulle dinamiche centraliste dei capoluoghi storici e dell’isolamento jonico

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Riceviamo e Pubblichiamo:

Dalle prime battute, la campagna elettorale si presenta come ampiamente previsto dal Comitato!

Nessuna visuale di territorio, se non in alcuni pomposi casi, per bocca degli stessi attori del centralismo, indirizzata a dirigere gli sguardi della Città Pitagorica all’area centrale della Calabria, la stessa che negli ultimi 30 anni ha fatto man bassa di tutto a danno esclusivo della città di Crotone.

Su vari fronti si inneggia alla legalità, come se questo fosse un punto sul quale transigere!

Si parla di bonifica, ma si disconosce il fatto che il tasso di mortalità della città è assolutamente inferiore rispetto al resto dei comuni della provincia, e fra i più bassi dell’intera Regione, nonché agli ultimi posti in Italia.

Con questo non vogliamo asserire che non esista un problema ambientale a Crotone, sarebbe folle dire il contrario, ma di sicuro non è quello che ha generato la grave emorragia dell’emigrazione a cui la città e l’hinterland Jonico tutto sono stati sottoposti negli ultimi decenni.

Si parla di rilancio della mobilità, ma si omette la basilarità dei principi geografici che vedono la città essere, dal punto di vista del traffico terrestre, nella posizione più infelice d’Italia, grazie a dinamiche centraliste che hanno voluto, e continuano a volere, una Regione il cui baricentro dei servizi è totalmente sbilanciato verso l’area Ovest, a totale discapito dell’arco Jonico, nel quale Crotone occupa la posizione più spostata verso sud est.

Si invoglia l’elettore a voler guardare verso la città Capoluogo di Regione e lo scalo Lametino, adducendo che da esso passa il nodo dell’A2, ma si oblia sui fulcri dell’economia Italiana, che non restano allocati a sud dello Jonio, ma guardano alla Capitale e alle regioni del nord.

E sembra quasi banale ripeterlo, ma la via che conduce Crotone verso lo sviluppo, verso i centri di pressione del Sistema Paese, passa lungo l’arco Jonico, quindi Sibari e l’innesto di Firmo all’autostrada del Mediterraneo.

Si dibatte in merito alla possibile elevazione della città al rango di città metropolitana, ma si glissa sul fatto che una provincia di poco più di 175mila abitanti, non ha i requisiti minimi per poter assurgere a tal ruolo, a meno che non la si voglia (e nei fatti già lo è) riannettere, in tutto e per tutto, all’area dell’Istmo, laddove il ruolo del Capoluogo di Regione, non solo la sovrasta, ma la eclissa in ogni ambito, mentre iniziando a guardare e pianificare lo sviluppo della stessa verso nord, sussisterebbero tutti i presupposti per la creazione di un’area vasta che inveri, in fatto e diritto, il significato stesso del termine.

In molti parlano di portualità, continuando a guardare Gioia Tauro, bacino nel quale, innaturalmente sono state annesse le due portualità joniche di Crotone e Corigliano Rossano, nonostante il porto Taurense sia leader nel campo del transhipment, mentre diverse sono le vocazioni delle portualità Joniche, notoriamente affini al contesto della portualità Tarantina. Nessuna allusione a come rendere appetibile lo scalo aeroportuale di Sant’Anna al suo naturale bacino: lo Jonio del nord est! Il che oltretutto è constatazione naturale, considerato che ad ovest di Crotone giace il comprensorio dell’Istmo che fruisce già di uno scalo aereo di caratura internazionale e che non necessita di sicuro dell’incremento dei voli al Pitagora.

Si parla di ambiente e si riduce il tutto all’attuazione di processi di raccolta differenziata, senza fare allusione alcuna su impianti di compostaggio e riciclo dei rifiuti, non inquinanti ma che riverbererebbero linfa anche dal punto di vista dell’offerta di lavoro, risolvendo il problema ambientale, generando un circolo virtuoso di riuso del rifiuto. In definitiva, tranne piccole e sporadiche allusioni, nessun riferimento al centralismo.

Nessun riferimento ad un sistema regionale a tre teste, e nel quale la città di Crotone annaspa a trovare un’identità, se non la prosecuzione di un latente gregariato alle dinamiche che hanno generato aree di figli e figliastri. Viene finanche celebrata la squallida suddivisione dei collegi elettorali che nelle ultime elezioni Regionali ha visto, nei fatti, la ricreazione delle tre province storiche, dove i rappresentati Ionici, Crotonesi e Sibariti sono solo due in tutto il consiglio regionale, e nel quale si ripropone un disegno, visto e rivisto dagli anni 70, in cui i 3/4 dello stesso sono di matrice Cosentina e Catanzarese.

I due capoluoghi storici – che solo per citarne una – la Soprintendenza del primo inibisce e rallenta la prosecuzione della posa dei plinti per l’elettrificazione del binario a sud di Sibari (per un vincolo paesaggistico), mentre il secondo intenta al Tar la scelta riposta su Crotone quale sede della Soprintendenza  per principio di lesa maestà al capoluogo di Regione. Eppure, di recente, per la prima volta nella storia della Repubblica, l’on. Elisabetta Barbuto, ha portato in Parlamento i temi della vertenza Jonica, della sua spina dorsale, di quel sistema infrastrutturale mancato e propedeutico ad ogni possibilità di sviluppo di Crotone e dello Jonio tutto: l’asse Sibari-Crotone; nonostante tutto su questo si tace, incuranti della drammatica situazione della mobilità che impatta, la città la sua Provincia e tutta l’area della Sibaritide.

Come pensano i candidati a sindaco di contrastare una politica regionale sempre più indirizzata a perseguire le scelte centraliste, considerate le recenti dichiarazioni della Presidenza della Regione in merito all’apertura verso la progettualità del ponte sullo Stretto, considerata la situazione da Terzo Mondo che attanaglia la città Pitagorica dal punto di vista infrastrutturale?

Quale visuale di Capoluogo si vuole dare alla città di Crotone? Un Capoluogo ha il diritto-dovere di guardare alla sua comunità ed alle sue dirette pertinenze, inverando l’idea stessa di territorio. Continuare a pensare alla città di Crotone, come ad un qualunque comune, non restituisce rispetto e lustro alla città, ma semplicemente il mancato riconoscimento da parte delle limitrofe comunità di un modello da seguire ed al quale ispirarsi.

Crotone ha bisogno soprattutto di riacquistare la centralità che gli assetti regionali le hanno tarpato.

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