Crisi Abramo, iattura per il territorio

Voce: "Non si può rischiare di perdere i pezzi, 107 pezzi storici, di un’azienda consolidata come la Abramo".

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Riceviamo e Pubblichiamo:

Fino a ieri se pensavo a 107 mi veniva in mente un numero, o al massimo il nome della strada Statale che collega Crotone a Paola passando per Cosenza.

Da ieri il numero 107 è diventato un vero e proprio tormento, tante infatti sono le famiglie che rischiano di finire senza uno stipendio, in molti casi l’unico, solo perché un’azienda solida come quella di proprietà della famiglia Abramo applica i contratti nazionali. Ora questa correttezza rischia di farla finire fuori mercato con inevitabili conseguenze negative sull’occupazione.

La crisi dell’Abramo sarebbe una vera e propria iattura per un territorio martoriato come quello crotonese, un territorio che ha fame di lavoro.

Non si può rischiare di perdere i pezzi, 107 pezzi storici, di un’azienda consolidata come la Abramo.

In Italia è ancora troppo poco regolamentato il mondo dei call center e delle telecomunicazioni, rispettare le regole è sinonimo di posti di lavoro che rischiano di perdersi.

Questo non deve essere possibile e non bisogna permetterlo.

Non si può pensare che forze fresche e gente che ha preparazione, esperienza e competenze rischia il posto di lavoro solo perché un Consorzio ha applicato tariffe più basse a discapito degli stipendi dei dipendenti.

Rischiano di finire per strada lavoratori con anni e anni di servizio che con quello stipendio hanno contratto mutui e soprattutto hanno contribuito all’economia cittadina.

Non si può pensare che altre persone possano andare via da questa terra. È un’emorragia da arrestare, invece questo flusso sembra aumentare la sua intensità.

Devono essere rispettate tutte la clausole che prevedono la tutela dei lavoratori, non si può cancellare un posto di lavoro con un colpo di spugna e mandare sul lastrico ben 107 famiglie, si tratta di una vera e propria disgrazia.

Crotone e i crotonesi non meritano tutto questo, non meritano questo trattamento, non meritano di perdere importanti commesse e posti di lavoro nell’indifferenza generale. Questa per l’occupazione deve essere una lotta comune.

Vincenzo Voce

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